L’ invito a non usare i migranti come tema di “distrazione di massa” è un appello al governo perché sappia “unire e pacificare” il Paese.
In un intervista alla Stampa monsignor Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana torna a esprimere le preoccupazioni della Chiesa e l’auspicio che “il governo pensi veramente al bene comune partendo dalle famiglie, dai giovani e dai poveri” e che “sappia unire e pacificare, cercando di dare una risposta concreta a quel clima di rancore sociale che serpeggia nel Paese”.
Ricorda Bassetti: “è da circa un anno, da quando sono presidente della Cei, che parlo di un’ Italia da rammendare: nel suo tessuto sociale, geografico e politico. Penso fermamente che occorra un nuovo patto sociale tra tutti per restituire dignità, pace e futuro”. Due le ragioni principali di allarme indicate dal capo dei vescovi italiani, soprattutto dopo la vicenda dell’Aquarius. “La prima riguarda la salvaguardia della vita umana. La vita va difesa sempre e l’ aiuto in mare non si può negare a nessuno. Si tratta di una legge del mare, oserei dire laica, e di una scelta di civiltà: non esistono vite indegne di essere salvate. La seconda preoccupazione – spiega – si riferisce invece al clima di opinione sui migranti. A volte si ha la sensazione che i migranti siano un tema di distrazione di massa rispetto ad altri problemi dell’Italia, dell’Europa e del mondo occidentale. Siamo così passati da un’indifferenza generale a un’ostilità diffusa, fino alla xenofobia”.
Il presidente della Cei invita poi a restituire “al fenomeno delle migrazioni la sua complessità senza ridurlo ad una questione di speculazione politica. Una complessità che dividerei in 3 grandi questioni. La prima e una questione umanitaria: le vite umane vanno salvate tutte, senza se e senza ma. A partire dai bambini e dalle donne incinte. La seconda è una grande questione internazionale, con mille implicazioni, che nasce nelle aree di crisi del pianeta e si sviluppa poi nei Paesi di transito dei flussi migratori. Vicende complesse di cui deve farsi carico, senza dubbio, la comunità internazionale. E infine – conclude Bassetti – c’ e la questione dell’ integrazione nelle società di accoglienza”.
Cesare58
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