«Lavoriamo per darci un luogo, un metodo, un nome e un simbolo. Per le prossime scadenze elettorali ci saremo se ci saranno le fondamenta della casa»: il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, ieri al Teatro Italia di Roma ha messo in moto la sua coalizione civica («un campo largo contro l’onda nera» l’ha definita) senza però sciogliere la riserva sulle prossime europee. Sui manifesti c’è solo il suo viso e lo slogan «Per una nuova coalizione dei popoli». Un migliaio i presenti, quasi la metà da Napoli organizzati da Dema, il movimento del sindaco. In sala gli esponenti di Sinistra italiana e Rifondazione comunista ma nelle retrovie ad ascoltare perché il mantra di Dema è «no al quarto polo». Sul palco sono saliti solo i rappresentanti di categorie (insegnanti, studenti, sindaci di frontiera) oppure esponenti di lotte come i No Terzo valico o attivisti come Giovanna Cavallo del Baobab o Giulia Rodano della Casa internazionale delle donne. Accanto a loro il presidente emerito della Corte costituzionale, Paolo Maddalena, e Cecilia Strada di Emergency.
ASSENTE INVECE Potere al popolo, che ha pubblicato una nota molto dura: «Avevamo ricevuto un invito che avevamo accettato. Poi abbiamo saputo che saremmo potuti intervenire non come realtà politica, ma come singoli militanti impegnati in qualche lotta. I soli soggetti politici titolati a parlare sarebbero stati il coordinatore di Dema e de Magistris. Potere al Popolo non è un partito ma un movimento sociale. Siamo stati considerati identici a chi era candidato con D’Alema e soci». Per poi accusare: «I partiti c’erano, non sono intervenuti i leader, che fanno tanto “sfigati della sinistra”, ma membri di quei partiti nella veste di attivisti sociali». Quindi la conclusione: «I vecchi partiti della sinistra per esistere devono eleggere e de Magistris sembra un buon cavallo. Com’è possibile che i militanti di quei partiti si trovino trascinati in un nuovo cartello senza essere interpellati? Bisogna partire non da appelli vaghi, leaderismi, candidature, ma dalle assemblee territoriali, da un programma chiaro e radicale».
In teatro nessun commento su Pap, la scena è stata tutta per de Magistris, che ha battezzato la nascita di un terzo fronte «alternativo sia al blocco dell’austerity che al governo del cambiamento». Il bersaglio degli attacchi del sindaco di Napoli sono stati i 5S: intercettare l’elettorato pentastellato scontento dell’accordo con la Lega è l’obiettivo.
IERI DE MAGISTRIS ha riservato una frecciata anche a Roberto Fico, che venerdì lo aveva smentito su presunti colloqui per le elezioni locali («solo normali rapporti istituzionali» ha chiarito). Il sindaco ha punto proprio su una battaglia cara a Fico: «A Napoli c’è l’acqua pubblica, a Roma e Torino no». E ancora: «I 5S hanno fatto diventare predominante nel governo l’uomo più a destra d’Italia, Salvini, ottenendo così il governo più a destra della storia repubblicana. Non è con il ping pong Fico-Luigi Di Maio che si riacquista il consenso».
Quindi un affondo sul dl Sicurezza: «Se è grave l’attacco ai migranti, la seconda parte è ugualmente preoccupante: l’aumento di pena fino a 6 anni per blocco stradale colpisce l’opposizione sociale; si puniscono le occupazioni quando per la lotta ai clan basta la normativa specifica; si mettono in campo le intercettazioni per sorvegliare il dissenso politico». Fino ad attaccare il reddito di cittadinanza: «Stanno stampando le tessere per il pane, come all’epoca di Achille Lauro».
GLI UNICI POLITICI ammessi sul palco sono stati gli esponenti di Podemos, Jesùs Santos e Alejandro Merlo. Atteso il videomessaggio di Pablo Iglesias, che alla fine è arrivato: «Vogliamo realizzare con voi e con altri movimenti un’Europa capace di restituire i diritti sociali». In giro per il teatro c’era Lorenzo Marsili di Diem25, il movimento di Yanis Varoufakis, con cui i rapporti si sono fatti tesi in queste settimane. De Magistris ieri ha ripetuto: «Porte aperte anche a loro». In serata arriva il commento via social da Nicola Fratoianni, segretario di Si da settimane a bordo della nave Mare Jonio: «Un primo passo per la costruzione di un’alternativa di cui c’è bisogno in Europa. Mettiamoci in cammino».
di Adriana Pollice
Fonte: Il Manifesto