In vista delle ormai prossime elezioni europee del 26 maggio, pare giusto chiedersi quali siano le differenze, ma soprattutto i punti in comune utili alle decisioni e indirizzi politici da prendere per i prossimi anni in Europa.
Per questa ragione, in collaborazione con altri studiosi europei, i redattori de “Lavoce.info” hanno sottoposto ai parlamentari italiani, francesi e tedeschi un questionario uguale per tutti, espresso nella lingua nazionale. A chi ha risposto è stato garantito l’anonimato per incentivare risposte oneste, che potevano variare da fortemente contrario a fortemente favorevole, con varie possibilità intermedie. Naturalmente, perché una determinata proposta sia approvata in sede europea anche l’eventuale supporto dei parlamenti dei tre paesi più importanti per reddito e popolazione può non essere sufficiente. Tuttavia, è probabile che sia una condizione necessaria.
Il questionario pone domande su progetti che sono da tempo in discussione in varie sedi europee, in particolare su tre ambiti:
- Possibili trasferimenti di competenze a livello europeo su varie politiche (immigrazione, difesa, energia, politica salariale e mercato del lavoro);
- Proposte per il completamento dell’eurozona (giudizio sul Quantitative easing (Qe), assicurazione europea per la disoccupazione, Eurobond, regole del Patto di stabilità meno restrittive, un budget comune per l’Eurozona e il completamento dell’Unione bancaria);
- Proposte di modifica del funzionamento della governance dell’Unione europea (attribuzione dell’iniziativa legislativa al Parlamento europeo, passaggio alla maggioranza qualificata per le decisioni inerenti alla fiscalità diretta in ambito europeo, introduzione di un’imposta europea).
I risultati della ricerca, in lingua inglese, sono riportati qui.
Il tasso di risposta medio è stato in linea con quello di altre ricerche dello stesso tipo (il 13 per cento), ma con la curiosa distorsione che mentre i parlamentari di un partito populista come Alternative für Deutschland (Afd) hanno risposto in massa, in Italia il tasso di risposta di Movimento 5 stelle e Lega è stato particolarmente basso, poco superiore al 5 per cento. Per aumentarne la rappresentatività, le risposte sono state comunque ripesate per la quota dei seggi di ciascun partito nel rispettivo parlamento. Le risposte sono state anche aggregate sulla base delle alleanze dei vari partiti nazionali a livello europeo; i risultati anticipano dunque anche le posizioni dei diversi gruppi politici europei nel futuro parlamento.
Per quello che riguarda l’Eurozona, il sondaggio conferma le attese. C’è una contrapposizione frontale tra Sud e Nord Europa sostanzialmente su tutte le proposte, con francesi e italiani largamente favorevoli e tedeschi largamente contrari a Eurobond, budget per l’Eurozona, Qe, sussidi europei per la disoccupazione, revisione patto di stabilità. Difficile immaginare grandi progressi su questo fronte. C’è però una novità interessante. Tolta Afd – che in modo sistematico è fortemente contraria a ogni proposta di progresso in sede europea, ma che alla fine rappresenta solo il 13 per cento dei seggi nel Bundestag – gli altri parlamentari tedeschi si dichiarano a favore dell’ipotesi di introdurre l’assicurazione europea sui depositi, offrendo dunque una possibilità concreta di chiudere l’annosa partita sull’Unione bancaria.
Interessante il fatto che mentre tutti i parlamenti respingono l’idea che una maggiore flessibilità salariale sia necessaria per aumentare la crescita economica, sono anche tutti convinti, compreso quello tedesco, che incrementare gli investimenti pubblici sia la chiave per aumentare la crescita.
Importante anche il fatto che tutti i parlamenti e tutti i partiti (Afd con una posizione quasi neutra) si dichiarino favorevoli alla proposta di attribuire al Parlamento europeo l’iniziativa legislativa, oggi una competenza esclusiva della Commissione. Si tratta di un aspetto importante, perché il Parlamento europeo tende a dividersi lungo linee partitiche più che nazionali e un suo ruolo più attivo in ambito legislativo sicuramente aiuterebbe a superare i vari veti nazionali che condizionano le decisioni europee.
Le divisioni delle opinioni dei parlamentari sulla base della loro appartenenza ideologica sono generalmente in linea con le attese (tabella 2).
Fonte: Lavoce.it