Lo scorso 16 marzo si è tenuta la nuova marcia contro la concessione (decisa eludendo le norme vigenti che stabiliscono quali debbano essere i requisiti) all’Istituto Dignitatis Humanae della Certosa di Trisulti, in Ciociaria. “Vogliamo difendere uno spazio pubblico, un bene comune, e dire che è inaccettabile che un monumento nazionale venga concesso a una fondazione che nulla a che vedere con la tutela dei beni culturali ma che ha un obiettivo dichiarato, non previsto nel bando: quello di realizzare lì dentro un’accademia dove allevare i nuovi nazionalisti, la nuova destra”, ha spiegato Nicola Fratoianni.
“Non ci fermeremo e finchè questa Certosa non ritornerà alla fruibilità pubblica noi continueremo a protestare e a marciare”, ha dichiarato Carla Corsetti, del coordinamento nazionale di Potere al Popolo, anche lei presente all’iniziativa di Collepardo.
Tutto ha origine in eventi che avevano avuto luogo nei mesi scorsi. Nella Certosa di Trisulti non potrà insediarsi nessuna Accademia o Scuola di formazione sovranista “benedetta” da Steve Bannon. Era il senso di quanto affermato in aula, alla Camera dei Deputati, dal sottosegretario ai Beni culturali Gianluca Vacca (M5s), rispondendo ad un’interpellanza del deputato di Leu e segretario nazionale di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni.
Un atto contestato da alcuni comitati locali, dopo le reiterate dichiarazioni di Harnwell, sulla volontà di fare della Certosa una sorta di centro studi del sovranismo mondiale. Pur ricordando che la redazione del bando e l’assegnazione della Certosa sono avvenute quando alla guida del dicastero c’era l’esponente del precedente esecutivo Dario Franceschini e che non sono emerse irregolarità nel bando e nell’assegnazione, Vacca ha sottolineato che “le dichiarazioni del rappresentante legale dell’associazione, asseritamente riportate dalla stampa, comunque non formano parte dell’offerta presentata e del progetto di valorizzazione allegato e non trovano disciplina alcuna nell’ambito della concessione stipulata”.
“Il sottosegretario Vacca – ha dichiarato Fratoianni in una conferenza stampa successiva all’interpellanza – in aula ha detto cose importanti. Quella più importante è che le dichiarazioni di Harnwell non sono congruenti con i contenuti del bando. Quindi – ha proseguito – ora ci sono tutte le condizioni affinchè la DHI rinunci al suo progetto, oppure il ministero avvii le procedure per la revoca della concessione. Può apparire come una piccola questione – ha osservato Fratoianni – ma non è così. C’è una questione globale, e c’è di mezzo il nemico principale dei nostri valori, un fronte globale della nuova destra e dell’integralismo cattolico, attorno al quale si muovono molte risorse di provenienza dubbia. Siamo in un paese incapace di valorizzare il proprio enorme patrimonio culturale. L’idea che dei beni di altissimo valore vengano appaltati a privati è inaccettabile”.
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Fonte: Repubblica.it