di Ettore Colombo
Un posto da ministro, ovviamente, è il massimo dell’ambizione, ma anche fare il sottosegretario, per non dire il viceministro, fa curriculum e rafforza, sia nel proprio partito che nel proprio territorio. Le ambizioni, ovviamente, erano tante – decisamente troppe – e gli esclusi eccellenti non si contano neanche stavolta, nel neonato governo giallorosso. Morti e feriti si lamentano dappertutto, dopo una ‘corrida’ in pieno stile e regola che vedeva 130/150 pretendenti ambire a 42 posti.
Ecco la lista completa dei sottosegretari, 21 M5s, 18 Pd, 2 Leu, 1 Maie
Posti che sono stati ripartiti con il più classico ‘manuale Cencelli’ tra le tre forze politiche della coalizione: 20 sottosegretari (di cui sei viceministri) per i 5Stelle, 18 (e quattro vice) per il Pd, più due per LeU e uno al Maie (gli italiani all’Estero, forti di due voti cruciali in quel del Senato).
Una volta mixato il quadro del sottogoverno con quello dell’ossatura di base del governo Conte (un premier, un sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e 21 ministri: qui trovate un articolo che ne parla: Radiografia di un governo, il Conte II. Nomi, numeri, equilibri interni e primi problemi ), il quadro che ne viene fuori è questo, volendo ‘divertirsi’ a contare nomi, numeri e caselle riempite.
La maggioranza giallorossa che sostiene il governo e che gli ha conferito il voto di fiducia alla Camera (343 sì, 263 no, 3 astenuti) e al Senato (169 sì, 133 no, 3 astenuti) è composta da M5S+Pd+LeU+Maie (le quattro forze che esprimono, a vario titolo, esponenti nel governo), più pezzi del gruppo Misto (+Europa e Civica e Popolare alla Camera, Psi, Uv e 3 senatori a vita al Senato).
Dal punto di vista della composizione numerica e politica dell’esecutivo, il governo Conte II è abbastanza bilanciato: i 5Stelle hanno 10 ministeri e 21 sottosegretari, di cui 6 viceministri; il Pd ha 9 ministeri e 18 sottosegretari, di cui 4 viceministri; 1 ministero e 2 sottosegretari per LeU; 1 al Maie (sottosegretario). I parlamentari del M5S sono, in totale, 323 e quelli del Pd 162 (il rapporto è 2 a 1), quelli di LeU sono 20 e quelli del Maie 3.
In totale, l’M5S ha 31 esponenti al governo, il Pd 27, 3 LeU, uno il Maie.
Tra i dieci ministri e trentadue sottosegretari c’è un terzo di donne mentre, per quanto riguarda la provenienza geografica, 15 sono nati al Sud, 13 in Centro Italia e 11 al Nord.
Per quanto riguarda il ‘peso’ dei dicasteri, tra quelli considerati ‘chiave’ o ‘di prima fascia’ (MEF, MISE, Salute, Esteri, Interni, Difesa, Giustizia, Lavoro) 4 sono a guida M5S, 2 a guida Pd, 1 a guida LeU e uno a guida tecnica. Per quanto riguarda i dicasteri ‘di seconda fascia’ ma con portafoglio (Agricoltura, Ambiente, Trasporti e Infrastrutture, Istruzione e Ricerca e Beni culturali), 3 sono a guida Pd e 2 a guida M5S. Per quanto riguarda i ministeri di ‘terza fascia’ o ‘senza portafoglio’ 4 sono a guida M5S e 4 a guida Pd. Da non dimenticare che come commissario Ue è stato indicato un esponente del Pd, Gentiloni, e che il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio è Fraccaro (M5S).
Il peso del Pd al governo è di gran lunga superiore al suo peso parlamentare (quasi il suo doppio).
“È tutto cambiato in una notte”. L’accelerazione di Conte
La squadra di governo, dunque, è finalmente al completo, così come aveva sollecitato anche l’altro ieri il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, niente affatto entusiasta della prospettiva di aprire la sessione di bilancio con una squadra dimezzata e, soprattutto, ancora non completa, oltre che di doversi sottoporre al fuoco di fila delle opposizioni (“Litigano sulle poltrone!” il nuovo mantra della Lega) ove mai non si fosse chiuso oggi e scavallato a lunedì prossimo per chiudere la partita.
Di qui l’accelerazione, di fatto necessitata, e il lavoro notturno portato avanti soprattutto in casa M5S che ha permesso la fumata bianca del conclave che è arrivata nel primo mattino di ieri.
“È tutto cambiato in una notte”, spiegano fonti parlamentari del Movimento alle prime ore del mattino, perché, in piena notte, gli schemi iniziali erano completamente saltati.
È il caso di Stefano Buffagni, dato certo per il ministero dell’Economia e delle Finanze in qualità di sottosegretario, poi ‘dirottato’ allo Sviluppo Economico come vice ministro (cioè promosso) causa l’incompatibilità ‘caratteriale’ e di ‘visione’ con la confermatissima vice-ministra al Mef Castelli.
L’M5S blinda il Mise e il Mef con Buffagni e Castelli
I 5Stelle hanno blindato il Mise con Buffagni, che diventa il vice di Patuanelli (sempre M5S) e che avrà deleghe di peso (l’Energia) mentre Mirella Liuzzi, esperta del campo telecomunicazioni, avrà il compito di marcare stretto il suo omologo del Pd, Gian Paolo Manzella, zingarettiano, ex assessore della regione Lazio, che prenderà le deleghe delle strategiche alle Tlc, in una squadra completata da Alessandra Todde (M5s) e Alessia Morani (Pd).