Dopo aver promosso negoziando in prima persona l’alleanza di governo con il M5S per poter cacciare la Lega di Salvini dall’esecutivo, il senatore Matteo Renzi consuma lo strappo e varca metaforicamente il fiume Rubicone. L’ex primo ministro tradisce il PD e se ne va dal governo insieme a un gruppetto di fedeli parlamentari, con l’obiettivo di presentarsi alle prossime elezioni generali (ipoteticamente nel 2023) con un nuovo partito di orientamento centrista.
L’idea è quella di rubare voti alle formazioni moderate di Forza Italia e Più Europa, lasciando la forza progressista in balia delle forze un po’ più radicali e dell’establishment storico del partito (quei D’Alema e Bersani passati in Liberi e Uguali). Tra i corridoi di palazzo a Roma si dice che il segretario del partito di centro sinistra Nicola Zingaretti, che su pressione di Renzi aveva accettato controvoglia di unire le forze con il partito pentastellate di Luigi Di Maio, non sia per nulla contento. Il nuovo partito si chiama Italia Viva, nome che Rebzi ha preso da uno slogan della campagna elettorale anni fa di Walter Veltroni, come si vede dalla foto qui sotto.
PD, dopo Letta anche Zingaretti pugnalato alla schiena
Zingaretti definisce “un errore” la scissione. Renzi, che dopo la sconfitta al referendum costituzionale a fine 2016 aveva promesso che avrebbe abbandonato non solo il governo ma anche la politica in toto, ha dato l’annuncio atteso in un’intervista a La Repubblica, in cui spiega i motivi che lo hanno portato alla sofferta decisione. Scelta che ricorda il tradimento ai danni di Enrico Letta a inizio 2014, quando con un putsch Renzi si prese in un solo colpo le leadership del partito e dell’Italia.
“Quello che mi spinge a lasciare è la mancanza di una visione sul futuro”, dice l’ex premier 44enne, rivendicando il suo operato degli ultimi anni e assicurando che i suoi appoggeranno il governo. “I parlamentari che mi seguiranno saranno una trentina, più o meno. Non dico che c’è un numero chiuso, ma quasi”. E “la prossima Leopolda sarà un’esplosione di proposte”.
Il nuovo partito di Renzi viene dato al 5%
Stando alle ricostruzioni dei giornali mainstream, nei nuovi gruppi parlamentari di Renzi, che nell’intervista difende il suo recente operato parlamentare vantandosi dei negoziati che hanno portato all’uscita di Matteo Salvini, confluiranno alcuni dirigenti del PD “renziani” doc, tra cui l’ex ministro Maria Elena Boschi, il ministro attuale dell’Agricoltura Teresa Bellanova, i sottosegretari Ivan Scalfarotto e Anna Ascani, Ettore Rosato e Francesco Bonifazi.
Non tutti gli esponenti del PD a lui storicamente vicini lo seguiranno. Luca Lotti, Andrea Marcucci, Lorenzo Guerini e il sindaco di Firenze Dario Nardella resteranno nelle file di Zingaretti. Al PD, spiega Renzi “lasciamo la maggioranza dei parlamentari“. Non va dimenticato però che è stato proprio sotto la sua dirigenza che il PD ha stilato le liste elettorali dell’attuale delegazione parlamentare di partito.
Gli ultimi sondaggi dicono che il neo partito renziano riuscirebbe a mala pena a superare la soglia di sbarramento parlamentare. Sebbene sia presto per ritenere attendibili i numeri che circolano nelle rilevazioni sui media delle ultime settimane – finora non è presente un programma e non ci sono elezioni in vista – la stima dei consensi è pari a un magro 5%.