Giovannini: evasori non hanno scampo, “lo Stato sa tutto di noi”

L'ex ministro del Lavoro: Fisco, Inps, Inail e altre branche già usano tecnologie avanzate e business intelligence basati su interazione di banche dati. Recuperare 100 miliardi evasi è possibile.

Il primo ministro Giuseppe Conte chiede che i grandi evasori finiscano in carcere. Ma secondo un ex ministro del governo Letta, se il governo volesse veramente, con gli strumenti orwelliani a disposizione potrebbe già stanarli. A rivelare il fatto che gli evasori non hanno scampo dal momento che lo Stato sa già tutto di noi è Enrico Giovannini, ex responsabile del ministero del Lavoro ed ex presidente dell’Istat.

Secondo Giovannini “se Google sa tutto di noi perché anche lo Stato non dovrebbe”? E infatti così è: “l’amministrazione fiscale, l’Inps, l’Inail e le altre branche già usano tecnologie avanzate e strumenti di business intelligence basati sull’interazione delle banche dati per scoprire gli operatori a rischio evasione. Ora siamo arrivati alla fase più cruciale”.

“L’intervento a livello di filiera. Un’attività industriale o commerciale si basa su una serie di passaggi, di materie prime, di prodotti semilavorati, di prodotti finiti”, spiega Giovannini. “Se in uno solo di questi passaggi si annida un’evasione, mettiamo di Iva, grazie all’uso delle banche dati sarà acceso un faro sull’intera sequenza di passaggi. Per questo sarà più conveniente instaurare un rapporto sano e corretto con lo Stato”.

Questo significa che anche lo Stato ha le sue colpe nei confronti dei contribuenti onesti. “E infatti dovrebbe dare il buon esempio interrompendo questa spirale perversa di condoni variamente denominati che sono quanto di più diseducativo e deleterio esista per la società”.

evasori in trappola: Google e Facebook sanno tutto di noi
Se i grandi gruppi della tecnologia sanno già tutto di noi, perché anche lo Stato non dovrebbe?

L’Irpef è l’imposta più evasa

Il docente a Roma 2 e alla Luiss, nato nel 1957, si è sfogato in un’intervista a tutto campo a La Repubblica in cui osserva che “per mantenere il delicato equilibrio tra Fisco e italiani tutte le somme recuperate devono andare a ridurre la pressione fiscale“.

Nel 2016 l’evasione fiscale complessiva in Italia ammontava a 107 miliardi su una stima estesa al 90% delle imposte, con minimi scostamenti rispetto ai quattro anni precedenti. Nel triennio 2013-2015 era invece di circa 109 miliardi. Le previsioni per il 2019 sono difficili da dare, ma Giovannini ci prova, facendo due conti.

“Non posso anticipare le cifre precise che indicheremo quest’anno, ma non ci si sono grandi differenze. Va detto che nei dati ancora non si vedono i risultati dello split payment e della fatturazione elettronica, introdotti nel 2018 con esiti sul 2019, che dalle prime risultanze sembrano abbastanza positivi”.

Contrariamente a quanto si sarebbe portati a pensare non è l’Iva, bensì l’Irpef l’imposta più evasa. “L’Irpef sul lavoro autonomo e d’impresa, evasa per 33,8 miliardi ovvero il 67% dell’imponibile stimato. L’Iva evasa vale 35 miliardi, il 30% della base imponibile”, precisa l’ex numero uno dell’Istat.

evasori parla enrico giovannini
Enrico Giovannini, ex ministro del Lavoro del governo Letta, è stato Chief Statistician dell’OCSE e presidente dell’Istat

Come recuperare decine di miliardi da grandi evasori

Secondo lui il governo sbaglia nel modo con cui vuole affrontare il problema del troppo contante in circolazione. Non andrebbe infatti tassato, sebbene sia stato “un errore alzare la soglia di contanti prelevabili da 1.000 a 3.000 euro quando tutte le esperienze indicavano la direzione opposta”.

Non resta che intervenire sul denaro digitale, tracciabile, incoraggiandone la circolazione e convincendo le banche ad abbassare le commissioni sulle carte di credito. Ma va tenuto presente che le banche stesse, non potendo valorizzare la leva dei prestiti perché i tassi sono a zero, sui servizi come le carte hanno la loro fonte di profitto”.

Per anni i governi italiani hanno puntato sull’aspetto “repressione” nella lotta all’evasione. Negli ultimi anni è cambiata l’ottica e si punta sulla “compliance”, il corretto adempimento di tutti gli obblighi. Secondo Giovannini il segreto sta nell’alternare l’una e l’altra strategia, usando insomma il bastone e la carota.

“Lo Stato deve da un lato usare un approccio amichevole con le avvertenze via via delle scadenze, dall’altro dare l’impressione, a cui peraltro già corrisponde la realtà, che grazie alle nuove tecnologie il controllo sulle singole attività di tutti è costante e continuo“.

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    Caro Sig. Giovannini, fintanto che l’Inps continuerà a pagare le pensioni ai morti ci sarà sempre la possibilità di evadere, fintanto che medici compiacenti permetteranno di avere un esercito di mutilati, sordi, ciechi e muti ci sarà sempre la possibilità di evadere, fintanto che non verranno sguinzagliati veri e propri segugi che seguiranno passo passo dentisti, specialisti, idraulici, fabbri, muratori, ecc. ecc. ed ancora eccetera, ci sarà sempre la possibilità di evadere. Lo Stato sa tutto di noi? Bene, lo dimostri, poi ci crederò!