Ammutinamento alla Bce. Le improvvise dimissioni Sabine Lautenschlaeger in segno di protesta contro la decisione di prolungare le misure di stimolo monetario all’infinito, scuotono l’istituto centrale di Francoforte.
Si conclude così in anticipo di più di due anni il mandato della tedesca. Il membro falco del board di politica monetaria e la Bce stessa non hanno offerto spiegazioni sul perché Lautenschlaeger non poteva aspettare fino a gennaio 2020. Quel che si sa è che da tempo c’è una crescente sofferenza in seno alla Bce per via delle manovre ultra espansive intraprese da Mario Draghi.
Draghi – ci dice il comunicato – ha ringraziato il vicepresidente della Vigilanza Bce sulle banche (Ssm) “per il suo ruolo fondamentale nel contribuire a creare una vigilanza bancaria su scala europea, un pilastro cruciale dell’unione bancaria, così come per il suo saldo impegno verso l’Europa”.
Ma dietro alle dichiarazioni di circostanza, si cela una situazione incandescente. Favorita anche dal fatto che Draghi ẻ ormai “un’anatra zoppa” – per usare un’espressione del gergo americano – in quanto il suo mandato scade tra un mese o poco più.
Bce non può continuare con QE all’infinito
Gli osservatori di mercato ipotizzano che il gesto di Lautenschlaeger possa essere legato a stretto filo con le ultime scelte avventate della Bce. La banca centrale ha tagliato ulteriormente – al -0,5% – i tassi sui depositi bancari presso la Bce – e ha varato un nuovo pacchetto di stimoli volto a sostenere l’economia in modo da favorire una normalizzazione dell’inflazione che stenta a risalire.
Le dimissioni improvvise della banchiera tedesca ricordano da vicino la decisione presa da Juergen Stark nel 2011. L’illustre componente tedesco del Board – un altro falco – rassegnò le dimissioni in aperta polemica con l’allora presidente Jean-Claude Trichet.
Uno dei membri più “falco” del board, Sabine Lautenschlager aveva detto in passato che la Bce non può continuare ad aiutare i paesi fiscalmente irresponsabili.