Il primo atto di bilancio dell’esecutivo Conte a mezza strada tra una roba da ragionieri e un’aspirina. La maggioranza M5S, PD, Italia Viva e LeU costretta a volare basso. Assenti la crescita e la mancanza di visione per il paese.
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La manovra è poco più che un’aspirina: per la crescita serve più coraggio. E’ netto il giudizio che Raffaele Marmo, editorialista del Quotidiano Nazionale, commenta così la Nota di aggiornamento al Def: “Il premier Giuseppe Conte vuole «far volare l’Italia». Un ambizioso e condivisibile proposito che, però, deve fare i conti con la realtà.
Non curerà la malattia del nostro declino manifatturiero
Il Paese è a crescita zero, ma resterà ancora a terra, se la manovra del governo giallo-rosso è quella configurata nel Documento di economia e finanza varato ieri. Nella migliore delle ipotesi, siamo in presenza di un’aspirina per l’asfittica Azienda Italia. Potrà tenere bassa la febbre della stagnazione, disinnescando, forse, gli aumenti dell’Iva, ma non curerà la malattia del nostro declino manifatturiero e dei nostri consumi né garantirà energie ricostituenti adeguate per la crescita. D’altra parte, i primi a non farsi illusioni sono gli stessi autori del Def.
Niente a che vedere con quelli che si chiamano stimoli alla crescita
La sintesi di tutta l’operazione di politica economica definita paradossalmente «espansiva» (ma si fa per dire) è in un numero: nella prospettiva più rosea il Pil crescerà solo dello 0,6 per cento il prossimo anno, il che, a scorrere le sequenze di previsioni e risultati degli ultimi decenni, conduce a ritenere che se arriviamo allo 0,3 potremo già dirci fortunati. C’è ben poco da attendersi, del resto, da un pacchetto di interventi che non ha niente a che vedere con quelli che si chiamano stimoli alla crescita e che il governatore della Bce Mario Draghi ha chiesto, evocato e invocato a più riprese: se va bene, la riduzione delle tasse, attraverso il taglio del cuneo, arriverà a 2,5-2,7 miliardi nel 2020.
Lotta all’evasione: una voce che è acqua fresca
Di investimenti, manco a parlarne: salvo pontificare su millenaristici 50 miliardi su scala pluriennale. Il capitolo dei tagli alla spesa, base di tutte le sforbiciate tributarie, è praticamente azzerato. Dunque, niente calo reale della pressione fiscale e niente investimenti davvero attivabili e cantierabili. E, però, ben 7 miliardi derivanti da lotta all’evasione: una voce che o è acqua fresca, una clausola di stile, o si concretizzerà in un aumento della pressione tributaria attraverso marchingegni di varia natura e fervida fantasia (bonus Befana, software anti-evasione e così di seguito). Insomma, difficile volare con tutto questo piombo nelle ali: al massimo si potrà galleggiare a pelo d’acqua con il pericolo di rimanere sommersi” (Commento di Raffaele Marmo, Quotidiano Nazionale)
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Legge di bilancio, cinquanta miliardi di investimenti spalmati su un orizzonte pluriennale. Oltre quattordici miliardi di flessibilità, pari allo 0,8 del Pil (il rapporto deficit/Pil, infatti, è fissato per il 2020 a 2,2%, contro l’1,6% del patto europeo), che, insieme a 7 miliardi di recupero dell’evasione fiscale, permetteranno di sterilizzare l’aumento Iva. Con i margini che restano, il governo punterà sull’abbattimento del cuneo fiscale a vantaggio dei dipendenti (2,7 miliardi circa, il primo anno, altri 10 nei due successivi), finanzierà il bonus per chi usa le carte di credito e interverrà su scuola e sanità. In tutto la manovra 2020 vale circa 30 miliardi: 23 per sterilizzare l’aumento dell’Iva e 7 di interventi su altri settori.
1 – CUNEO FISCALE
Sconto graduale fino a 1.500 euro
Il Governo punta 2,7 miliardi, per iniziare, sul taglio del costo del lavoro (il cosiddetto ‘cuneo fiscale’) a favore di tutti i dipendenti italiani sotto i 26mila euro di reddito lordo. Nel 2021 la posta sale a 5 miliardi di euro (pari allo 0,3% del Pil). Si parte a maggio o giugno, lo sconto riguarderà non solo i neoassunti, ma tutti i lavoratori dipendenti sotto la soglia di reddito definita: ogni persona potrà ritrovarsi in busta paga fino a 1.500 euro annui in più, cioè 125 euro al mese.
2 – IVA
Piccoli ribassi e bonus a gennaio
Innanzitutto l’Iva non verrà aumentata su alcun prodotto, anzi sono allo studio piccoli ribassi per i beni primari, dal latte alle bollette della luce. La stretta sull’uso del contante, poi, si concretizzerà così: chi usa carta di credito o bancomat potrebbe ritrovarsi un bonus del 19% di quanto speso in alcuni settori, erogato in un’unica soluzione nei primi giorni dell’anno (‘Bonus Befana’). Il limite di spesa è 2.500 euro annui, quindi il massimo sconto ottenibile sono 475 euro, pari al 19% di quella cifra
3 – QUOTA 100
Confermata solo fino al 2021
Quota 100 (così come il reddito di cittadinanza) sarà confermata, ma solo fino alla sua scadenza prevista, il 2021. Quindi – come hanno promesso sia il premier Conte sia il ministro Gualtieri – i fondi sono confermati anche per il 2020, consentendo a chi lo vorrà di anticipare l’uscita dal lavoro di qualche anno. Il Governo, sulla scorta dei numeri registrati finora, prevede di non dover spendere tutti i fondi stanziati, che verrebbero quindi utilizzati in futuro per altre misure.
4 – FLAT TAX
Versione ‘mini’ per gli autonomi
La Flat tax resterà “mini”. C’è la conferma, infatti, per le partite Iva con redditi sotto i 65mila euro l’anno, ma la misura – cavallo di battaglia della Lega Nord – non sarà estesa a 100mila euro nel 2020, come invece aveva in mente di fare l’esecutivo gialloverde. “Non siamo per la flat tax – ha detto chiaramente ieri il ministro Gualtieri – ma non è serio togliere una misura tutta d’un colpo, per cui la soglia a 65mila euro è confermata ma non sarà estesa”.
5 – SVOLTA SOSTENIBILE
Green Bond per finanziare gli investimenti
La novità principale è la possibilità di emettere dei “green bond per finanziare gli investimenti verdi”: lo ha annunciato il ministro Gualtieri, che ha annunciato anche un fondo ‘verde’ da 50 miliardi. Tra le misure che poi finiranno nel decreto Ambiente, spicca il bonus di 1.500 euro per chi rottama un’auto Euro 4 o inferiore: i soldi saranno però spesi in abbonamenti bus o car sharing.
6 – SCUOLA E SANITA’
Niente tagli ai docenti, via superticket entro 3 anni
La revisione della spesa nei ministeri sarà limitata a 1,8 miliardi. Il governo non vuole toccare né l’istruzione – scuola e università – né la sanità. Nel primo caso, è previsto un piccolo aumento di spesa per la ricerca; nel secondo si eliminerà il superticket in un triennio. Per quanto riguarda gli asili nido, poi, sarebbero pronti 500 milioni per ampliare le strutture e abbattere le rette: l’obiettivo è il posto gratis per tutti i richiedenti.
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