Il rischio di una recessione sta crescendo. A lanciare l’avvertimento è il chief economist di Moody’s, Mark Zandi, che in un report spiega i motivi e cita gli indicatori alla base della sua tesi. Tra i fattori scatenanti più pericolosi, che provocherebbero uno shock economico violento vi sono i soliti noti, con un’eccezione. Una crisi del debito sovrano europeo 2.0.
L’economista di Moody’s cita una Brexit senza accordo, un’escalation della guerra commerciale, l’allontanamento di Jerome Powell – osteggiato da Donald Trump – dalla presidenza della Federal Reserve, ma anche un ripetersi della crisi dei crediti europei (vedi grafico qui sotto).
Su quest’ultimo punto già tre giorni prima un altro analista dell’agenzia di rating aveva avvertito dei rischi rappresentati da un’eventuale crisi di fiducia nel debito sovrano dell’area euro. A complicare il tutto per gli investitori è un contesto in cui ben 14mila miliardi di debito offre rendimenti negativi. È l’effetto delle misure scellerate delle banche centrali.
Una nuova ondata di default in Europa
Secondo lo strategist Egor Nikishin, l’Europa sarà colpita da una nuova ondata di default del debito, ancora più pesante di quella precedente. A scatenare questo fenomeno sarà l’incremento di società con rating junk, ossia spazzatura.
Moody’s segnala un dato preoccupante. La percentuale di società con giudizio B3 (investimento a carattere speculativo) è raddoppiata negli ultimi tre anni. Il deterioramento significa giocoforza che il settore privato della regione subirà una vasta serie di declassamenti del rating e di default durante il prossimo ciclo ribassista.
Una serie di eventi negativi “decisamente superiori in numero rispetto alla crisi del 2008-2009″. Attenzione, dunque. Per l’Europa, la prossima crisi – se ci sarà – rischia di essere ancora più violenta della precedente.