Di Alberto Masi Branchetti
Gli effetti del coronavirus stanno iniziando a manifestarsi in tutti i settori economici.
Ci sarà probabilmente un ritorno al protezionismo con una forma 4.0. Si manifesterà con altri meccanismi, gli daremo altri nomi, ma ci sarà.
L’impatto del coronavirus sull’economia si manifesterà inizialmente nella diminuzione del volume d’affari, poi con la diminuzione dei flussi monetari coinvolgerà indirettamente tutti i settori economici.
Se il crollo degli ordinativi sarà sopportabile le aziende capitalizzate potranno sopravvivere altrimenti rimarrà soltanto una strada, la chiusura.
I meccanismi economici nel caso di recessione economica sono conosciuti, non sono mai stati studiati crolli repentini di tutti i “mercati”.
Un “cenno” (per adesso), va al sistema bancario carico già di alte quote di crediti deteriorati che la recessione inevitabilmente provvederà a scaricarvi altri inesigibili.
L’Italia, per adesso, risulta la più colpita dal coronavirus, ma anche se più lentamente tutti gli stati europei ne saranno coinvolti direttamente o indirettamente, nessuno sarà immune.
L’economia è vita, senza economia senza lavoro le imprese le persone le famiglie e le comunità si ammalano ed i più deboli “perdono la vita”.
È notizia che il governo italiano ha chiesto (e otterrà) alle istituzioni europee più flessibilità cioè ha chiesto di aumentare il debito pubblico.
Grave errore chiedere a Ue di aumentare il debito
Ritengo questo un “grave errore” perché oltre a non essere risolutivo cancellerà la possibilità di utilizzo negli anni futuri ed è probabile che contribuisca a portare lo Spread a 300 punti con ricadute finanziarie negative.
La soluzione oggettivamente non può essere racchiusa in un solo provvedimento ma in diverse iniziative finalizzate al rilancio dell’economia italiana già malata dallo scorso anno.
Una soluzione dovrebbe giungere dall’Unione Europea e dalla Bce ed essere applicata in tutti gli stati in egual misura.
È un fatto che molte aziende saranno costrette a chiudere e altre saranno tentate di farlo per non vedere evaporare le loro risorse.
L’Unione Europea dovrà necessariamente prendere iniziative economiche condivise per non vedere crollare il Pil europeo in pochi mesi.
Una cassa di integrazione europea
Per questo immagino una “CASSA INTEGRAZIONE EUROPEA” (EUROPEAN JOB FUND). Una cassa integrazione elargita dall’Unione Europea tramite la Bce.
Il meccanismo potrebbe prevedere l’entrata nel meccanismo delle imprese in crisi – misurata da una diminuzione del 40/50% del fatturato – e con l’utilizzo di altri parametri da studiare attentamente.
È auspicabile l’utilizzo di un algoritmo per non dare esito all’utilizzo fraudolento dei fondi.
Le domande dovrebbero essere presentate agli istituti di credito perché sono i “precisi misuratori” dei parametri aziendali.
Le banche dopo aver certificato e quantificato le necessità economiche delle imprese verserebbero direttamente sul c/c dei dipendenti il 70% dello stipendio percepito.
Perciò i flussi monetari sarebbero veicolati direttamente dalla Bce al sistema bancario di ogni Stato e dal sistema bancario direttamente ai lavoratori.
L’Unione Europea potrebbe essere oggettivamente “avvertita” dai cittadini in modo “diretto” e positivo.
Con questo sistema non si costituirebbe nessun debito
Non si possono varare misure a carico del sistema imprenditoriale in difficoltà o dei governi già fortemente indebitati. Non si può chiedere agli Stati di indebitarsi ulteriormente per un evento imprevisto e globale.
La durata di questo meccanismo di CASSA INTEGRAZIONE EUROPEA (European Job Fund) non posso prevederlo, ma ovviamente dovrà avere un termine.
Posso però affermare che l’eccezionalità e la velocità di contagio del coronavirus richiede sistemi economico-finanziari di intervento INNOVATIVI, di semplice e veloce attuazione e soprattutto di effetto immediato.
La semplicità d’innesto di “moneta positiva” nell’economia reale è certezza di efficacia.
La forza economico-sociale di questo provvedimento straordinario “blinderebbe” l’intera comunità Europea rispetto a inevitabili “aggressioni economiche interne ed esterne” al sistema.
I cittadini gli imprenditori di tutti i settori economici avrebbero la certezza che tutto può accadere ma il futuro sarà comunque positivo.