Mafia: la Dia sequestra 1,6 md di beni a una cosca di Corleone

Maxi sequestro della Direzione Investigativa Antimafia di Palermo nei confronti di noti imprenditori, originari della provincia di Palermo, legati al mandamento di Corleone. La scure della Direzione investigativa …

Maxi sequestro della Direzione Investigativa Antimafia di Palermo nei confronti di noti imprenditori, originari della provincia di Palermo, legati al mandamento di Corleone. La scure della Direzione investigativa antimafia di Palermo questa volta si e’ abbattuta sull’impero dei Virga, fatto di calcestruzzo e appalti. Beni immobili e mobili, rapporti bancari, e imprese per oltre un miliardo e 600 milioni di euro, riconducibili ai fratelli Carmelo, Vincenzo, Anna e Francesco Virga, imprenditori originari della provincia di Palermo. Il sequestro, rappresenta, per valore complessivo, uno dei piu’ ingenti mai operati. Il provvedimento, che trae origine da una proposta del direttore della Dia, Nunzio Antonio Ferla, ed emesso dal presidente della Sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo Silvana Saguto, trae origine dalle complesse indagini economico-patrimoniali, effettuate dagli investigatori antimafia d’intesa con il procuratore aggiunto Bernardo Petralia, evidenziando come i Virga abbiano beneficiato del determinante appoggio di Cosa Nostra per l’aggiudicazione di lavori e di appalti pubblici nel settore dell’edilizia. Infatti, gli stessi, appartenenti alla famiglia mafiosa di Marineo, legata al mandamento di Corleone, sono riusciti, nel tempo, a sviluppare e a imporre il loro “gruppo imprenditoriale” anche attraverso il cosiddetto “metodo Siino”, consistente nell’organizzazione di “cartelli” tra imprenditori, per l’aggiudicazione pilotata degli appalti pubblici.

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Maxi sequestro della Direzione Investigativa Antimafia di Palermo nei confronti di noti imprenditori, originari della provincia di Palermo, legati al mandamento di Corleone.

Il provvedimento, emesso dal Tribunale di Palermo – Sez. Misure di Prevenzione, scaturisce da una proposta d’iniziativa del Direttore della D.I.A. e riguarda beni per un ammontare di oltre un miliardo e 600 milioni di euro.
Il maxisequestro di beni è stato eseguito dalla Dia nei confronti dell’imprenditore Gaetano Virga e dei suoi familiari e riguarda trust, beni immobili e mobili registrati, rapporti bancari e imprese. Il patrimonio colpito dalla misura di prevenzione è intestato ai fratelli Carmelo Virga 66 anni, Vincenzo 78 anni, Anna 76 anni, Francesco 71 anni e Rosa 68 anni, imprenditori originari della provincia di Palermo.

Il provvedimento, chiesto dal direttore della DIA, Nunzio Antonio Ferla, è stato emesso dal Tribunale di Palermo, sezione misure di prevenzione presieduto da Silvana Saguto. Le indagini patrimoniali sono state coordinate dal procuratore aggiunto Bernardo Petralia. Secondo gli inquirenti i Virga avrebbero beneficiato del determinante appoggio di Cosa Nostra per l’aggiudicazione di lavori e di appalti pubblici nel settore dell’edilizia e sarebbero organici alla famiglia mafiosa di Marineo legata al mandamento di Corleone. I Virga sarebbero riusciti, nel tempo, a sviluppare e a imporre il loro gruppo di imprese anche attraverso il cosiddetto “metodo Siino”, consistente nell’organizzazione di “cartelli” tra imprenditori, per l’aggiudicazione pilotata degli appalti pubblici. Il sequestro rappresenta, per valore complessivo, uno dei più ingenti mai eseguiti sino ad oggi.

L’IMPRENDITORE ANTIRACKET. Gaetano Virga aveva presentato numerose denunce contro il racket delle estorsioni. Le sue testimonianze avevano consentito di arrestare cinque persone ritenute capimafia ed esattori di Misilmeri. Nell’operazione dei carabinieri finirono in manette Francesco Lo Gerfo ritenuto il capomafia di Misilmeri, e Stefano Polizzi, presunto estorsore sul quale si sono concentrate le testimonianze, portò anche allo scioglimento per infiltrazioni mafiose del Comune di Misilmeri. Nel 2010, tra maggio e novembre, proprio Polizzi avrebbe chiesto il pizzo proprio al cantiere edile di Virga minacciandolo “Ricordati che hai dei figli, mi hanno detto”, aveva raccontato agli investigatori. “Quando Polizzi è venuto nei nostri uffici – ha detto – ha affrontato mio zio molto animatamente. Li ho visti discutere da una finestra all’interno della nostra azienda a Marineo. Nella zona – ha aggiunto Virga – tutti sapevano quello che faceva Polizzi. Mio zio l’ha mandato via dicendogli che non avrebbe avuto un centesimo, ma si è ripresentato successivamente”. Virga da quel momento era diventato un simbolo. Uno degli imprenditore coraggio e antiracket e aveva avuto il sostegno delle associazioni Addiopizzo, Libero Futuro e Fai.

Questo articolo e’ stato originariamente pubblicato da Il Giornale di Sicilia

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