Pubblichiamo il fondo di Mattia Feltri, uscito sulla Stampa di oggi:
“Se fossi un sovranista, la lettera agli italiani del presidente della commissione europea, Ursula von der Leyen, non mi avrebbe riavvicinato all’Europa di un solo millimetro”. Lo scrive Mattia Feltri sulla Stampa nella sua consueta rubrica quotidiana. “Le scuse per la sottovalutazione iniziale, per le campanilistiche titubanze, gli elogi alla nostra tempra, l’elenco di quanto s’è poi escogitato per rimediare, soldo su soldo, e su quanto si escogiterà, non avrebbero fatto vibrare una sola corda della mia anima.
L’Europa sta intervenendo in aiuto degli italiani, ha scritto, ed eccolo il punto: l’Europa dovrebbe intervenire in aiuto dell’Europa, la politica in aiuto della politica, la democrazia in aiuto della democrazia. Essere micragnosi di spirito oggi è sacrilego quanto esultare alla satrapia di Orbán, ed equivale a lastricare la strada ai suoi numerosi emuli.
Von der Leyen e ogni commissario europeo e ogni capo di Stato e di governo dell’Unione dovrebbero per esempio leggersi il discorso pronunciato da Churchill a Zurigo nel 1946, nel quale si esortava l’Europa – fonte della fede e dell’etica cristiana, culla delle culture, delle arti, della filosofia e della scienza, dei tempi antichi e moderni – a evolvere negli Stati Uniti d’Europa.
Dov’è finito tutto questo? Oltre ai conti, ai fiscal compact, ai bond, alle concessioni sul debito – questioni fondamentali, per carità – che cosa ci tiene insieme? E’ sufficiente dire al sovranista che senza l’euro, in un mondo di giganti, saremmo al pane senza companatico? E’ sufficiente ripetere al sovranista, con spocchia, ogni santo giorno, quanto è beota lui e quelli che vota, e quanto sarebbe bella l’Europa se solo lo volessimo, e non lo vogliamo mai?
Altrimenti – lo dico anche a me stesso – Salvini e Orbán e tutti gli altri diventano un alibi. Che poi è il gioco recente della democrazia: non votatemi perché sono migliore, ma perché gli altri sono peggiori. E così non si costruisce nulla, non si propone nulla, si resta acquattati dietro le torrette del decrepito fortilizio. L’avanzata dei sovranismi obbedisce invece alle regole della fisica, e segue la ritirata della democrazia liberale.
Per di più in Italia rappresentata, per un ridicolo scherzo del destino, dai Cinque stelle (che della democrazia liberale non sanno niente, se non di volerla abbattere, prima o poi) e dal Pd (in buona parte manettaro e illiberale), tenuti assieme da un presidente del Consiglio prêt-à-porter, accompagnati da residuali partitini dediti con le migliori energie a sottrarsi il salvagente l’uno con l’altro, tutti assieme protagonisti di una appena appena decorosa gestione dell’emergenza, senza un’idea per il domani che non sia ‘noi non siamo Salvini’”.
Fonte: La Stampa