Plutone mai così vicino, successo missione Nasa

La sonda Usa New Horizons alle 13.49 si è avvicinata a Plutone, ai confini del Sistema Solare, e dopo circa 15 minuti è passata vicino alla più grande …

La sonda Usa New Horizons alle 13.49 si è avvicinata a Plutone, ai confini del Sistema Solare, e dopo circa 15 minuti è passata vicino alla più grande e vicina delle sue cinque lune, Caronte, con cui il pianetino forma un sistema binario. La sonda della Nasa è passata a 12.500 chilometri dalla superficie del pianeta nano e a 28’800 chilometri da quella di Caronte, sfrecciando alla velocità di 50’000 chilometri all’ora.

New Horizons infatti è il veicolo spaziale più veloce mai costruito e nonostante questo ha impiegato quasi 10 anni per arrivare al suo obiettivo. Situato nella fascia di Kuiper, la regione più esterna del Sistema Solare popolata da pianetini e piccoli oggetti ghiacciati, Plutone è l’obiettivo più distante mai raggiunto da un veicolo spaziale. L’evento storico è stato salutato da un lungo applauso nel centro di controllo della Nasa.

Per l’amministratore capo dell’Agenzia spaziale americana, Charles Bolden, la missione completa l’esplorazione del Sistema Solare cominciata 50 anni fa. La prima foto ravvicinata di Marte è stata infatti scattata dalla sonda Mariner 4 il 15 luglio 1965. Quando la missione New Horizons era cominciata, nel gennaio 2006, Plutone era ancora il nono pianeta del Sistema Solare, ma qualche mese più tardi, il 24 agosto, è stato declassato a pianeta nano dall’Unione Astronomica Internazionale (Iau).

Già c’è chi su Twitter e sugli altri social media chiede di dare di nuovo a Plutone lo status di pianeta, visto che gli ultimi dati di New Horizons indicano che è un pò più grande del previsto: dalle stime precedenti, comprese fra 2.274 e 2.301 chilometri, è stato ricalcolato in circa 2.370 chilometri. Non si sa se sarà sufficiente a ‘farlo tornare’ un pianeta, ma è già di sicuro il corpo celeste più grande della fascia di Kuiper.

Plutone è il capostipite di questi oggetti ed è come una macchina del tempo per scoprire infanzia, origine ed evoluzione del Sistema solare perché ha subito poche modifiche dalla sua formazione, ha detto all’agenzia di stampa ANSA la ricercatrice italiana Silvia Protopapa, che lavora nell’università del Maryland e che fa parte del gruppo che lavora allo spettrometro Leisa a bordo di New Horizons. Per avere i primi dati che cominceranno a fare luce sulla composizione del pianetino e le prime immagini bisogna aspettare domani. Durante il passaggio ravvicinato la sonda New Horizons è infatti entrata in silenzio radio, ‘concentrata’ a catturare dati, e soltanto in serata invierà il segnale per dire che è andato tutto bene e domani comincerà l’invio dei dati che andrà avanti per i prossimi 26 mesi.

Dopo l’avvicinamento a Plutone e alla più grande e vicina delle sue cinque lune, Caronte, la sonda proseguirà il suo viaggio addentrandosi nella fascia di Kuiper. Alimentata da un generatore nucleare, la sonda avrà energia per viaggiare fino al 2030 e studierà i confini dell’eliosfera, ossia la ‘bolla’ di particelle solari in cui si trova il nostro sistema planetario e lo farà maggiori dettagli rispetto a quelli inviati dalle sonde Voyager, gli unici due veicoli spaziali ad essersi spinti fino alle soglie del Sistema Solare.

Le dimensioni di Plutone e della sua luna Caronte paragonate a quelle della Terra.

aggiornamento del 15 luglio, con nuova foto

«Siamo veramente sorpresi. Non ci aspettavamo di trovare montagne di ghiaccio alte 3.500 metri». Gli scienziati della Nasa sono stupefatti dalle prime immagini inviate dalla sonda New Horizons che il 14 luglio ha sorvolato Plutone da distanza ravvicinata. E non si tratta solo dei monti della regione equatoriale che si elevano per migliaia di metri sopra la superficie. Ciò che stupisce è anche l’assenza di crateri da impatto che fa ritenere a una prima analisi che i fenomeni geologici che hanno disegnato la superficie del pianeta nano siano relativamente giovani: le montagne di ghiaccio hanno non più di 100 milioni di anni, pochissimo se si pensa che il pianeta nel suo complesso si è formato 4,5 miliardi di anni fa.

«Qualche cosa di inaspettato: niente crateri»

«Non mi sarei mai aspettato di non trovare neanche un cratere da impatto», ha detto John Spencer, del team degli scienziati di New Horizons nella conferenza stampa di presentazione delle prime immagini che arrivano da quasi 5 miliardi di chilometri di distanza. I ricercatori pensano che l’interno di Plutone possieda un corpo di roccia fatta di silicati che contengono una percentuale di elementi radioattivi, il cui decadimento fornisce l’energia alla geologia di Plutone.

Le foto smentiscono vecchie certezze

Ma finora si riteneva che corpi così piccoli non potessero possedere una quantità di elementi radioattivi sufficienti per fornire l’energia necessaria. Una teoria che viene smentita dalle foto che arrivano dalla periferia del Sistema solare.

Le immagini di Caronte

Anche il satellite più grande di Plutone, Caronte, con il quale in reale forma un sistema binario, riserva diverse sorprese, pur se Caronte è più simile a corpi delle stesse dimensioni che orbitano intorno a Giove e Saturno sebbene non possieda il calore creato dalle forze mareali di questi giganteschi pianeti gassosi. Finora l’immagine più definita arrivata riguarda proprio Caronte. Anche qui pochissimi crateri e una grande spaccatura nella zona equatoriale. Al polo Nord c’è una zona di colore più scuro che è stata chiamata Mordor, come la terra del male nel Signore degli Anelli.

Idrogeno ed elio

Dalle prime analisi cosa ci insegna Il sistema Plutone-Caronte? “Da Plutone idrogeno ed elio fuggono dall’atmosfera del pianeta nello stesso modo che è avvenuto sulla Terra nelle prime ere dopo la sua formazione. Possiamo capire molto di come si è formato il sistema Terra-Luna e di come Marte ha perso la sua atmosfera e la sua acqua”, conclude Alan Stern, capo degli scienziati di New Horizon.

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