di Alessandra Colarizi, China Files
(WSC) Roma – Forse è ancora troppo presto per parlare di decoupling. Ma il futuro delle relazioni tra Cina e Stati Uniti è sempre più incerto, e Covid centra solo in parte. Secondo l’ultimo rapporto di Rhodium Group e la National Committee on US China Relations, nel 2019 gli investimenti diretti cinesi negli States sono crollati a quota 5 miliardi di dollari, il valore più basso dal 2009 e ben al di sotto dei 46 miliardi messi a segno nel 2016, l’anno in cui la Cina ha investito di più sull’altra sponda del Pacifico. Lo studio giustifica il calo alla luce di un mix di fattori, a partire dall’introduzione, in Cina, di nuove restrizioni sulle operazioni all’estero e un incremento dei controlli sui capitali cinesi in settori considerati da Washington strategici, come il 5G e la tecnologia aerospaziale. Le previsioni per il 2020 non sono più confortanti, considerato che nel primo trimestre l’epidemia ha praticamente azzerato gli investimenti cinesi negli Stati Uniti. Rimane invece sostenuto il flusso in senso opposto: lo scorso anno, le aziende americane hanno scommesso sul mercato cinese ben 14 miliardi di dollari.[fonte: FT]
Covid-19: Pechino accusata di hackerare gli istituti di ricerca occidentali
Gli hacker di Pechino starebbero bersagliando istituti di ricerca americani ed europei nel tentativo di ottenere informazioni sulla produzione di vaccini e altri farmaci in grado di curare Covid-19. Sono le accuse rilanciate dal New York Times – che cita indiscrezioni dell’FBI e del Dipartimento della sicurezza interna degli Stati Uniti d’America – e da EuObserver, secondo il quale nel Vecchio Continente le operazioni hanno colpito esperti e aziende farmaceutiche di Belgio e Gran Bretagna. In quest’ultimo caso tuttavia le cyber-incursioni precedono l’epidemia e sono contenuti in un rapporto dell’intelligence che copre il periodo 2010-2016. Il ministero degli Esteri cinese ha respinto le accuse sottolineando come la Cina non abbia nessun bisogno di rubare il know-how altrui guidando già la classifica dei paesi impegnarti nello sviluppo di cure efficaci contro il virus. [fonte: GT, NYT, EuObserver]
Covid-19 rilancia la nuova via della seta euroasiatica
Non tutti i mali vengono per nuocere. Lo stesso vale per Covid-19, l’epidemia che sta squassando la catena di distribuzione mondiale ma che parrebbe aver inaspettatamente giovato al famigerato progetto cinese “nuova via della seta”. O almeno alla sua diramazione terrestre che, affidandosi ai trasporti su rotaia, attraversa l’Eurasia. Stando al Nikkei Asian Review, la riduzione dei voli e il conseguente rincaro delle spedizioni via aerea sta dando uno slancio senza precedenti ai trasporti ferroviari tra la Cina e il Vecchio Continente. Mentre le rotte marittime continuano ad essere il canale più economico, negli ultimi tempi, buona parte dei commerci tra i due continenti si è spostato su rotaia. Indicativo è il caso di Duisburg, importante snodo tedesco per i traffici con la Cina, che ha registrato il numero record di 50 treni durante la prima settimana di aprile, rispetto ai 35 – 40 del periodo precedente all’epidemia. Pechino non ha mancato di sventolare i numeri per rimarcare il successo del controverso progetto. Ma per gli esperti l’idillio avrà vita breve: non appena si tornerà alla normalità i commerci riprenderanno le consuete modalità di trasporto per massimizzare costi e tempistiche. [fonte: Nikkei]
La Cina dice basta alle imitazioni architettoniche straniere
Dalla Sfinge dello Hebei alla Casa Bianca del Jiangsu. Negli ultimi anni, il processo di urbanizzazione delle campagne cinesi ha portato alla produzione di orrori architettonici plasmati a immagine e somiglianza di alcuni dei monumenti più noti al mondo. Talvolta causando persino incidenti diplomatici. La scorsa settimana, il ministero degli alloggi e dello sviluppo urbano-rurale e la Commissione nazionale per lo sviluppo e le riforme hanno detto finalmente basta. Il governo proibirà severamente di “plagiare, imitare e copiare progetti di altri edifici”. L’annuncio è stato accolto con favore dal popolo del web. Secondo Han Feng, direttore del Dipartimento di architettura del paesaggio dell’Università di Tongji,la diffusione di costruzioni scopiazzate va attribuita alla “mancanza di fiducia culturale”. Non a caso il divieto segue l’impegno a “mettere in mostra lo spirito contemporaneo e le caratteristiche cinesi”. Le nuove disposizioni riguardano anche l’altezza dei grattacieli, che di norma non dovranno superare i 500 metri.[fonte Global Times, Bbc]
Fermato e rilasciato il giurista cinese che chiedeva riforme politiche
Continua il giro di vite contro gli intellettuali cinesi. Il costituzionalista Zhang Xuezhong è stato prelevato dalla polizia e rilasciato dopo 24 ore per aver scritto una lettera aperta, indirizzata ai delegati dell’Assemblea nazionale del popolo (il parlamento cinese), in cui venivano chieste riforme politiche e libertà di parola. Lo studioso, già noto in passato per la sua posizione critica nei confronti del sistema cinese, ha portato ad esempio il ritardo con cui le autorità hanno reso noti i rischi di una trasmissibilità del virus da uomo a uomo. Ritardo attribuibile alle pressioni esercitate sul personale medico che aveva tentato di rendere pubblica l’epidemia. Zhang, che a causa delle sue idee nel 2013 è stato espulso dalla East China University of Political Science and Law dove insegnava, ha invitato i delegati dell’Anp a riformare l’organo legislativo; redigere una costituzione conforme ai “moderni principi politici”; introdurre un sistema mutlipartitico e liberalizzare il settore dei media. Il suo caso conferma il clima teso in cui si trovano a operare gli intellettuali riformisti cinesi. Nel mese di febbraio era stata la volta di Xu Zhangrun, professore di legge della Tsinghua University finito ai domiciliari a causa delle sue invettive contro il presidente Xi Jinping.[fonte: SCMP, SCMP]
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