Il modo di viaggiare è destinato a cambiare per sempre e il settore del turismo non sarà più lo stesso. La pandemia del nuovo coronavirus ha indotto le autorità a imporre rigide restrizioni sui viaggi. Anche se le misure di contenimento del virus stanno progressivamente venendo meno nel mondo, i numeri dei contagi a livello mondiale sono tuttora in aumento e secondo l’OMS non hanno ancora raggiunto il picco. Senza contare che la crisi e recessione economica stanno infliggendo un duro colpo alle tasche dei cittadini.
Uno dei principali economisti di Schroders è convinto che anche quando verrà trovata una cura al Covid-19, il turismo non sarà più le stesso, non solo perché sono cambiate le abitudini dei cittadini. Anche perché i governi di economie troppo dipendenti dal settore avranno preso delle contromisure. Diversi aerei rimarranno a terra, con i turisti che preferiranno mezzi più sicuri come la propria auto.
Secondo James Reilly, infatti, “molte persone preferiranno utilizzare l’auto invece dell’aereo per andare in vacanza”. Anche se il turismo internazionale un giorno si riprenderà, sarà tutto diverso. “Il crollo del settore potrebbe spingere alcuni paesi a rivedere le loro priorità economiche?”, si chiede. La risposta che offre dopo un’accurata analisi della situazione è affermativa.
Cosa ci insegnano le crisi passate
L’Organizzazione Mondiale del Turismo (OMT) ha guardato ai tre periodi che hanno pesato maggiormente sugli spostamenti internazionali negli ultimi anni: la SARS, la crisi finanziaria globale, e l’attacco alle Torri Gemelle. La Figura 1 mostra la ripresa per ognuna di queste crisi.
L’attuale crisi da coronavirus sembra essere un potente mix di tutti e tre questi eventi. Un’epidemia virale più diffusa della SARS, un rallentamento economico più profondo della crisi finanziaria globale e una paura di volare paragonabile al post 9/11.
Ciò sembra suggerire che il rallentamento sarà molto maggiore rispetto al calo del 45% degli spostamenti internazionali registrato a nove mesi dallo scoppio della crisi finanziaria. I dati dell’International Air Transport Association (IATA) mostrano che la domanda globale ad aprile, misurata in ‘RPK’ (Revenue Passenger Kilometres), ovvero il numero di chilometri percorse dai passeggeri paganti, è crollata del 94,3%.
La lunghezza della ripresa probabilmente dipenderà da quale tra i tre fattori (il virus, la recessione economica o la paura di volare) durerà più a lungo. Possiamo dedurre che sarà il miglioramento delle condizioni economiche a riaccendere la domanda per i viaggi.
Vacanze “locali” fenomeno duraturo? Prezzi bassi solo a breve
Sembra scontato per molti aspetti che ci sarà un notevole aumento di vacanze “domestiche”. “La diffidenza a infilarsi negli aerei e l’aumento della burocrazia negli aeroporti si aggiunge alle preoccupazioni sull’impatto ambientale delle vacanze all’estero”, dice l’economista.
Il fenomeno delle vacanze “locali” sembra essere incoraggiato anche dall’aumento sul lungo termine dei costi associati agli spostamenti aerei. “Nel breve periodo, i prezzi dovrebbero restare bassi”, prevede Reilly. “La IATA dice di aspettarsi sconti significativi…per stimolare la domanda. Tuttavia, i prezzi potrebbero crescere nel lungo periodo a causa del forte impatto sull’offerta”.
I dati dell’azienda di analisi sui viaggi ForwardKeys indicano che ad aprile la capacità degli aerei è scesa del 77% su base annua a livello globale. Ciò in gran parte è legato al fatto che diverse compagnie aeree sono fallite e che molte altre stanno riducendo notevolmente la loro flotta. Almeno in parte questi cambiamenti saranno permanenti. Ciò potrebbe portare a un maggiore potere di monopolio per le compagnie aeree che resteranno attive, soprattutto sulle rotte meno trafficate.
Turismo, capacità degli aerei potrebbe crollare del 67%
La riduzione del numero di aerei in volo è aggravata dal declino nel numero di posti a sedere per aereo. Se le compagnie aeree saranno forzate a mantenere vuoto il sedile intermedio per questioni di distanziamento sociale, la capacità potrebbe crollare al 67% circa (anche se questo dato dipenderà molto dalla configurazione dei posti a sedere).
Dato che le previsioni di IATA prevedono un tasso di capacità breakeven del 73% nel 2020, “sembra probabile che le compagnie aeree dovranno aumentare i prezzi”. Detto ciò, “l’andamento dei prezzi dei biglietti aerei resta altamente incerto. A non essere chiaro è anche se il fenomeno del turismo domestico sarà così forte da sostituire il turismo internazionale sul lungo periodo. Poche nazioni possono vantare una gamma appetibile di esperienze e panorami“.
Inoltre, non si tratta soltanto di una pandemia virale. La brusca recessione e la conseguente disoccupazione indurranno quasi certamente i cittadini a risparmiare, con effetti sul turismo di ogni tipo. Come già illustrato, questi effetti economici probabilmente si protrarranno più a lungo della paura di viaggiare.
Di conseguenza, la fiducia nel fatto che il turismo “locale” possa rappresentare qualcosa di più di un dolce cuscinetto nell’attuale crisi sembra ottimistica.
Verso un ripensamento del ruolo del turismo?
Un’altra conseguenza della crisi potrebbe essere un’azione per diversificare le economie eccessivamente dipendenti dal settore del turismo.
Con una crescita del turismo superiore al Pil in ciascuno degli ultimi nove anni a livello globale, molti governi si sono accontentati di ignorare questa fragilità di fondo, ma ora forse se ne stanno pentendo.
Le alternative al turismo potrebbero non essere così scontate, ma le opportunità potrebbero emergere via via che le nazioni si liberano da una forma, legata al turismo, di “male olandese” (che si verifica quando il rapido sviluppo di un settore porta a un declino di altri settori).
Il crollo degli arrivi internazionali potrebbe allentare le pressioni al rialzo sulle valute locali, permettendo ai produttori domestici di essere più competitivi sull’arena internazionale.
Con la diminuzione del numero di posti di lavoro nel settore del turismo ad alta intensità di manodopera, questi stessi produttori potrebbero anche vedere gli oneri salariali alleggerirsi, con l’aumento del numero di lavoratori disponibili.