I fondi del Recovery Fund andrebbero distribuiti il prima possibile ai paesi dell’Eurozona. Ma siccome difficilmente sarà così, dati i problemi politici e il freno messo da alcuni stati membri teutonici (come l’Austria e i Paesi Bassi), tergiversando troppo a lungo il piano di aiuti avrà un impatto irrisorio. Lo dice Paul De Grauwe, professore dell’università Cattolica di Lovanio e alla London School of Economics.
Secondo i calcoli di Bruegel senza svolte positive nel negoziato ci vorranno almeno 2-3 anni per vedere impiegato il 75% delle risorse del Recovery Fund. Il problema, avverte l’economista belga di impostazione europeista in un’intervista al quotidiano La Verità, è che “i soldi servono ora, non fra due o tre anni. Fra due o tre anni rischiano di essere interventi inutili”.
Recovery Fund, a lungo impatto limitato
Anche se il Recovery Fund rappresenterebbe un vantaggio per tutti i paesi UE e non solo per quelli più vulnerabili, sottolinea il think tank europeo, “sul lungo termine ci sarà un impatto positivo limitato“.
Il rischio, dice De Grauwe, 74 anni a luglio, è che si faccia un gran parlare e poi finisca tutto come con il piano Juncker di 5-6 anni fa. “Ci sono Paesi, Olanda in testa, che stanno lavorando attivamente per annacquare tutto. Non sappiamo quante risorse saranno a fondo perduto e quanti invece saranno i prestiti. Non sappiamo che condizioni saranno imposte. Non sappiamo quanto tempo ci vorrà per l’arrivo del denaro. Tutto dipende da come finirà il negoziato“.
Come si vede bene nella tabella qui sotto riportata Italia e Spagna sarebbero i maggiori beneficiari del Recovery Fund in termini di denaro.
La Bce deve monetizzare il deficit dell’Italia
Per fortuna c’è la Bce pronta a intervenire. “Poiché non sappiamo che condizioni verranno inserite nel Recovery fund, la buona notizia riguarda la Bce. Lì non si scappa, in quanto “non ci sono condizioni nell’acquisto di titoli. Quella è la strada”.
Nello specifico, secondo il docente, intervistato dalla Verità, “l’unica strada per l’Europa” è che la Banca centrale con sede a Francoforte “monetizzi il deficit“. Altrimenti saranno guai per i paesi più indebitati.
“A mio avviso – dice a Daniele Capezzone – la Bce potrebbe essere ancora più attiva nel finanziamento diretto del deficit dei singoli Paesi. Penso all’Italia, alla Grecia, ma anche alla Francia“.
Quanto alle previsioni economiche nei prossimi 12 mesi, l’economista di idee pro libero mercato vede due scenari principali. Quello ottimista non prevede una seconda ondata di contagi. In quel caso alla “forte contrazione dell’economia quest’anno” farà seguito “un’altrettanto rapida ripresa nel 2021“.
Priorità alla ripresa, non alla stupidità del Patto di Stabilità
La previsione pessimistica vede invece l’arrivo di una seconda ondata duratura sulla pesante crisi in atto. Costringerà le autorità a imporre “altri devastanti lockdown e la gente di nuovo spaventata sia per motivi sanitari che per motivi economici. A quel punto anche il 2021 e oltre potrebbero essere segnati da una recessione“.
Un pericolo in questo viene anche dal fronte politico. Il commissario europeo Valdis Dombrovskis ha accennato che in autunno verrà fatta una valutazione sul ripristino, forse in primavera, del Patto di Stabilità e di tutti i parametri Ue che sono stati sospesi in questi mesi.
“Davvero, una decisione del genere sarebbe senza senso”, dice De Grauwe che ha ricoperto l’incarico di un senatore in Belgio, in qualità di esponente de partito liberale fiammingo OpenVLD. “Quando la crisi del Covid sarà finita, occorrerà occuparsi della ripresa economica, non certo di salvaguardare regole e parametri che semmai andrebbero cambiati e riscritti. Priorità alla ripresa, non alla stupidità“.