Facebook come Huawei? Europa accusa Big Tech Usa di monitorare cittadini Ue

Privacy Shield addio: Corte di Giustizia europea annulla l'accordo sul trasferimento dati Ue-Usa. Caso speculare a quello della cinese Huawei. Gruppi tech americani hanno condiviso informazioni sensibili dei cittadini Ue con il governo di Washington.

(WSC) ROMA – La guerra high-tech si intensifica. Stavolta con un duro colpo per le società multinazionali che salvano su server Usa informazioni sensibili sui cittadini dell’Unione Europea. Citando il timore che le autorità americane esercitino una pratica sistematica di sorveglianza sulla popolazione europea, la Corte di Giustizia Ue a L’Aia ha infatti stabilito che il Privacy Shield non è più valido.

Immediato il confronto con il caso della cinese Huawei, che Stati Uniti e Regno Unito vogliono bandire proprio perchè accusata di passare dati sensibile al governo di Pechino.

Viene così cancellato un accordo per il trasferimento dei dati tra la due aree, Stati Uniti e Unione Europea, senza che il governo Usa abbia il diritto di fare ricorso. Convalidate invece le clausole tipo per il trasferimento di dati di carattere personale verso sub fornitori residenti in paesi terzi. È una vittoria per gli attivisti che lottano per la tutela della privacy dei cittadini, i quali da tempo criticano le pratiche sospette degli Stati Uniti.

La questione è molto complessa perché la Ue sostiene che i cittadini europei non avrebbero diritto di fare ricorso negli Stati Uniti. La differenza però è che qui ha deciso una Corte di Giustizia indipendente con una sentenza, dopo un lungo dibattimento e processo. Mentre sul caso Huawei (come del resto accadrà presto anche con TikTok) ha deciso arbitrariamente l’amministrazione di Washington.

Dopo aver portato all’annullamento del “Safe Harbor” nel 2015, il cittadino austriaco Maximillian Schrems ha preso di mira il trasferimento di dati personali verso gli Stati Uniti. I giudici che hanno studiato il caso hanno ritenuto non conformi alle regole pubblicate dalla Commissione Europea nel 2010 le clausole contrattuali di Facebook.

Si teme che Facebook e altri abbiano condiviso i dati con governo Usa

La Corte (CJUE) osserva che Schrems “è un utente di Facebook dal 2008. Come succede per gli altri utenti residenti nell’Unione Europea, i dati di carattere personale vengono trasferiti – in parte o nella loro totalità – da Facebook Ireland verso dei server che appartengono a Facebook Inc., che è situata nel territorio statunitense, dove sono consultati”.

Con la sentenza i giudici riconoscono che il trasferimento di dati personali verso gli Stati Uniti comporta dei rischi. È un po’ lo stesso argomento usato dagli Stati Uniti contro la Cina nel caso Huawei. Gli Stati Uniti in quel caso citano ragioni di sicurezza nazionale, con il gruppo cinese che è stato messo al bando dal governo e da altri partner alleati con l’accusa di spiare i cittadini americani.

Huawei, come del resto il fenomeno TikTok, un altro gruppo hi-tech finito nel mirino delle autorità yankee, nega di aver condiviso i dati con il governo di Pechino. Il 30 giugno la Federal Communications Commission ha designato ufficialmente le società di tlc cinesi Huawei e Zte come “minacce per la sicurezza nazionale”. L’Italia si è accodata escludendo Huawei dalla gara per la 5G.

(Sul caso Huawei leggi anche l’analisi di Marco Marazzi, del board di Kissinger)

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