(WSC) ROMA – L’anno appena cominciato ha portato con sé una sorpresa per gli utenti di WhatsApp: a quasi tutti sarà certamente capitato, tra una chat e l’altra, di imbattersi in uno strano avviso. Si tratta dell’aggiornamento dei dati sulla privacy e la sicurezza, che chi usa la app dovrà approvare entro l’8 febbraio, pena la disattivazione del suo account: un messaggio che ha spiazzato molti utenti, che in quell’avviso hanno letto un potenziale pericolo per la sicurezza dei propri dati.
Non è certo il primo capitolo della complicata relazione con la privacy da parte di Facebook, che pochi anni fa ha comprato WhatsApp per 19 milirdi di dollari. Lo spettro delle incursioni delle pubblicità sui social – a volte stranamente fin troppo attinenti non solo alle nostre ricerche online ma anche alle conversazioni in chat – unito a questo nuovo avviso, sta portando un discreto numero di utenti a optare per applicazioni dalle funzioni analoghe. Per esempio Signal o Telegram.
Non una migrazione di massa sui grandi numeri, ma comunque un campanello d’allarme per la galassia Zuckerberg. Nella sola prima settimana del 2021 WhatsApp è stata scaricata da 10,5 milioni di utenti, un calo dell’11% rispetto alla settimana precedente: nello stesso periodo in 7,2 milioni hanno scaricato Telegram.
Ma la app emergente a sorpresa è stata Signal, che dopo l’endorsement di Elon Musk (che con un tweet ne ha suggerito il download proprio mentre l’argomento infuriava tra i trending topic) ha visto un’impennata talmente forte e improvvisa da mandare in tilt il sistema di notifiche dell’invio dei codici di verifica.
Sia Telegram che Signal si differenziano per una maggiore sicurezza per la privacy, a partire dalle chat criptate: Signal in particolare utilizza una diversa e più sicura gestione dei dati sensibili, come data e ora di invio dei messaggi, i numeri di telefono del mittente e del destinatario e la loro localizzazione.
Ma è davvero il caso di preoccuparsi delle nuove regole di WhatsApp, e cosa c’è dietro il panico da privacy che suggerisce questa strana migrazione di massa? In realtà la questione è complessa: se da un lato è vero che non accettare i nuovi termini significa non poter usare più WhatsApp, è anche vero che l’aggiornamento non dovrebbe influire in alcun modo sull’utilizzo della app in Europa, per via delle leggi europee sulla privacy regolamentate dal GDPR (valido anche nel Regno Unito).
Per gli utenti italiani ed europei, dunque, non cambierà nulla: lo stesso Director of Policy di WhatsApp, Niamh Sweeney, ha spiegato che «non ci sono modifiche per il data sharing in Ue. WhatsApp non condivide i dati degli utenti europei con Facebook a scopi commerciali», ha sottolineato in un thread sul suo profilo Twitter.
Resta il fatto che il problema della condivisione dei dati di WhatsApp con la piattaforma madre Facebook esiste eccome: ma, almeno per adesso, non per noi.