(WSC) ROMA – Mario Draghi il recovery plan non se lo scrive da solo insieme con il ministro dell’Economia Daniele Franco. Ma avrà un aiuto esterno. Il ministero avrebbe infatti coinvolto il colosso McKinsey per farsi aiutare sul Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) – ovvero il Recovery Plan – che deve stabilire come spendere i 209 miliardi del piano europeo entro il 2026, secondo quanto riporta Il Fatto Quotidiano.
E non sarebbe coinvolta solo McKinsey. Altri tre o quattro colossi del settore consulenza sarebbero al lavoro sulla revisione del Pnrr. Con la Pubblica Amministrazione, in particolare con i ministeri economici (Mef in testa) già lavorano le big 5 (Kpmg, McKinsey, E&Y, Pwc, Accenture) ma anche quelle della consulenza (Bain & Company e Boston Consulting). Forse non era un caso.
Anche con il governo Conte, sottolinea il quotidiano diretto da Marco Travaglio, ci si era avvalsi di alcune consulenze ma la novità è che con l’arrivo di Mario Draghi si è deciso di coinvolgerle nella fase di cesura finale.
McKinsey avrà un ruolo di supporto alle scelte politiche. In sostanza fornirà analisi dei dati e di impatto sui progetti selezionati dal Tesoro. Il contratto, da quanto risulta al Fatto, non si basa su cifre considerevoli ma sarebbe pensato per coprire i costi di lavoro del team – composto solitamente da poche persone – che si interfaccia col ministero.
Formalmente il Tesoro è il cliente unico ma i gruppi starebbero lavorando con tutta la cabina di regia incaricata di rivedere il Pnrr insediata al ministero sotto il coordinamento del dirigente della Ragioneria, Carmine Di Nuzzo, fedelissimo di Franco, e che coinvolge diversi ministeri, dalla Transizione ecologica (guidata da Cingolani) a quello della Transizione digitale affidato a Vittorio Colao, l’ex manager Vodafone, che proprio in McKinsey si è formato. Mentre sul fronte digitale già lavorano con la Pubblica amministrazione colossi specializzati come Accenture.