A cura di David Rees, Senior Emerging Markets Economist, Schroders
(WSC) MILANO – Il fatto che il governo cinese, nel giorno dell’inaugurazione del Congresso Nazionale del Popolo di venerdì scorso, abbia fissato un nuovo target di crescita ufficiale “sopra al 6%” per il 2021 ha fatto sorgere più domande che risposte. Tale obiettivo è inoltre ben distante dalle nostre stime che prevedono un aumento del Pil pari al 9%.
Una crescita attorno al 6% implicherebbe un brusco tightening delle politiche quest’anno, anche se finora non ci sono stati molti segnali in tal senso. Supponiamo che la crescita sarà ben superiore e che le autorità stiano tentando di limitare le aspettative di lungo termine.
In ogni caso, i mercati finanziari raramente si sono focalizzati sulle stime ufficiali di crescita, a causa dei timori riguardo alla loro accuratezza, e hanno invece reagito tendenzialmente di fronte a indicatori ciclici, come impulso al credito e aggregati monetari. Questi fattori restano favorevoli nel breve termine ma, con segnali che sembrano indicarne un rallentamento, parte del supporto si affievolirà più avanti nell’anno.
Come interpretare il nuovo target di crescita?
Se in passato i target di crescita sono generalmente sembrati troppo ambiziosi, questa volta è il contrario. Le stime del consensus di Reuters sono all’8,4% e le nostre previsioni interne sono ancora superiori, al 9%.
Un rapido calcolo utilizzando i dati ufficiali sul Pil, destagionalizzati, mostra che quest’anno la Cina potrebbe ottenere una crescita annuale superiore al 6% con una crescita sequenziale pari a zero trimestre su trimestre. Come mostra il grafico, i potenti effetti di base da soli sarebbero sufficienti a far aumentare il Pil in termini annuali.
Fonte: NBS, Refinitiv Datastream, 5 marzo 2021
Il risultato è che o il governo sta pianificando di inasprire aggressivamente la politica e affondare l’economia, o la crescita sarà molto più forte e le autorità stanno cercando di ancorare le aspettative a lungo termine e dissuadere i governi locali e gli individui dal lasciarsi trasportare da tale dato.
È difficile credere che il governo voglia scegliere attivamente di far crollare la crescita economica, proprio nell’anno del centenario del partito comunista. E certamente non ci sono molte prove di un tightening aggressivo nei dettagli del piano economico.
Inoltre, i target per ridurre il deficit fiscale portandolo solo al 3,2% rispetto al Pil e per tagliare l’emissione di titoli di Stato solo del 2% rispetto al Pil (al 6,5% dall’8,4% dell’anno scorso) sono meno austeri rispetto alle attese.
Quindi, a meno che la politica monetaria non venga inasprita notevolmente, cosa che non è ancora avvenuta, o che le autorità non intervengano pesantemente sui dati, la crescita del Pil sarà probabilmente maggiore rispetto al 6% quest’anno.
Di conseguenza, per il momento manteniamo invariate le nostre stime sulla crescita cinese.
Quali sono le implicazioni per i mercati finanziari?
Ciò che importa per le performance di mercati finanziari ed economie nel resto del mondo non è il target ufficiale di crescita della Cina, ma i cambiamenti nel ciclo economico sottostante. A tal proposito, l’impulso del credito e la crescita dell’aggregato monetario M1 reale sono stati generalmente indicatori molto più utili.
Entrambi sembrano aver raggiunto il picco e quindi probabilmente inizieranno una tendenza al ribasso nei prossimi mesi, via via che la politica si inasprirà gradualmente.
Tali considerazioni sono alla base della nostra view sul fatto che il ciclo economico in Cina raggiungerà un punto di flesso verso metà anno e la crescita del Pil rallenterà attorno al 5,7% nel 2022.