Ucraina, la futura neutralità operazione difficile

Opinione di Max Brod - Prevale una logica imperialista, da guerra fredda tessuta nel solco della spartizione di sfere d’influenza tra grandi potenze. Pace impossibile tra Putin, Zelensky, Biden e Nato?

di Max Brod

(WSC) ROMA – Il vero motivo per cui la Russia non accetta di negoziare alcunché con l’Ucraina, suo interlocutore naturale vista la genesi e lo svolgersi delle ostilità è semplice. Non riconosce la sovranità ucraina, la considera uno Stato abusivo che in virtù della sua appartenenza in passato alla Russia prima e all’Urss poi non ha ragione di esistere come entità statale autonoma. Per questa ragione la pace nel tormentato quadrante ucraino appare così lontana e inverosimile.

Qualunque intermediario di comodo che si interponga tra i due litiganti per avviare ipotesi di negoziato non potrà che rinunciare al compito allorquando dai preamboli occorrerà passare a definire i termini e le condizioni di un accordo di pace che, secondo il comune modo di pensare oltre che secondo i principi del diritto internazionale, compete esclusivamente ai belligeranti.

Tutta la retorica putiniana, pungente quanto lucida, si può cogliere appieno se si condivide questo postulato, dalla iniziale denominazione di operazione militare speciale anziché guerra, alla volontà di denazificare l’Ucraina e restituire alla madre patria terre che gli apparterrebbero da secoli, tutto segue un preciso filo logico. E Putin che non ne vuol sapere di sedersi ad un tavolo con Zelensky aspetta che siano Biden e gli Usa a scendere sulla riva del fiume a dialogare con lui e in tal caso forse la tregua sarebbe disposto a concederla.

È una logica imperialista e, aggiungerei, da guerra fredda tessuta nel solco della spartizione di sfere d’influenza tra grandi potenze nelle zone calde del pianeta secondo la quale gli altri paesi sono semplici pedine da spostare a piacimento sullo scacchiere dei rispettivi interessi. Ma è anche la logica che Biden e gli USA non possono accettare e non perché a loro volta non siano imperialisti ma perché dalla fine della guerra fredda e il conseguente dissolvimento dell’impero sovietico hanno declassato la Russia dallo status di super potenza a potenza regionale e trattare con loro adesso vorrebbe dire riconoscere di aver sbagliato tutto e riportare indietro di trent’anni le lancette della storia.

Meglio dunque tenere la Russia stretta all’angolo e, se proprio non se ne può fare a meno, che la guerra continui, i poveri ucraini ne faranno le spese quali vittime sacrificali.

C’è un precedente che in qualche modo richiama quello che sta vivendo l’Ucraina, anch’esso vissuto nella tormentata Europa orientale. Per oltre cento anni prima della guerra 1914/18 la Polonia si ritrovò smembrata tra quelle che potevano considerarsi le grandi potenze del tempo, impero austroungarico, Russia zarista e Prussia-Germania. Dopo aver raggiunto in seguito al trattato di Versailles e al piano Wilson una faticosa quanto fragile indipendenza, la Polonia rialzò la testa e non si fece scrupolo di avanzare una serie di rivendicazioni territoriali ad est strappando porzioni di terreno a paesi vicini quali Lituania, Ucraina, Bielorussia e Cecoslovacchia. Neanche il tempo di rallegrarsi per questa ritrovata solidità delle sue frontiere che le toccò subire il brusco ritorno alla realtà con l’invasione ad ovest da parte dei nazisti e ad est dei sovietici che dette il via alla seconda guerra mondiale.

Non per niente oggi la Polonia è il paese dell’UE più fortemente esposto nella guerra di difesa dell’Ucraina e quello che maggiormente preme sulla Nato per aumentare i dispositivi militari e di sicurezza verso Est. Qualunque sia l’esito della partita in corso sarà molto difficile stabilire un percorso di neutralità per l’Ucraina del futuro dopo quanto è successo. Non lo consentirà il sordo rancore che gli orgogliosi ucraini coveranno forse per secoli nei confronti dei russi. Non lo consentirà neppure la Nato alle prese con un braccio di ferro che sebbene sembri non portare nulla di buono, appare al momento come l’unica strada praticabile. Non lo consentirà la Russia che continuerà, Putin o non Putin, a ritenere l’Ucraina una sua provincia storica e una barriera insopprimibile dei suoi confini ad ovest.

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