di Alessandro Pascolini
Negli ultimi giorni, in particolare dopo il messaggio televisivo di Vladimir Putin del 21 settembre e il suo discorso del 30 settembre, è cresciuta la preoccupazione che Mosca possa usare armi nucleari “tattiche” nella sua guerra contro l’Ucraina.
Nucleare: opzione remota?
In realtà le armi nucleari sono state al centro dell’invasione dell’Ucraina fin dall’inizio. Già il 24 febbraio Putin minacciò “conseguenze mai viste nella storia” per chi avesse inteso “interferire” e il 27 febbraio annunciò l’innalzamento del livello di allerta dell’arsenale russo. Inoltre, le forze russe hanno condotto esercitazioni di sottomarini con armamento nucleare e disperso in Siberia lanciatori mobili di missili nucleari e stanno impiegando contro l’Ucraina missili che possono trasportare anche testate nucleari.
Eppure, una lettura attenta dei documenti e un esame razionale degli avvenimenti e dei
possibili scenari, suggeriscono che un impiego di armi nucleari è nel breve termine una prospettiva remota.
Armi nucleari “tattiche” e “strategiche”
Il continuo riferimento ad armi nucleari tattiche suggerisce l’idea che esista una differenza
sostanziale rispetto a quelle cosiddette strategiche. In realtà si tratta di ordigni basati sugli stessi principi fisici, in grado di produrre disastrosi effetti a seconda della loro potenza, modalità d’impiego e delle condizioni ambientali: una “palla di fuoco”, onde d’urto distruttive, un impulso elettromagnetico e radiazioni nucleari che causerebbero danni a lungo termine alla salute dei sopravvissuti; la ricaduta (fallout) radioattiva contaminerebbe l’aria, il suolo, l’acqua e le scorte alimentari potenzialmente di vaste zone.
In pratica le armi non strategiche sono intese per un impiego tattico, ossia da parte di
forze terrestri, marittime o aeree contro forze avversarie, installazioni o strutture di
supporto, a sostegno di operazioni che contribuiscono al compimento di una missione
militare di portata limitata, o a sostegno dello schema di manovra del comandante militare.
Una missione strategica è invece diretta contro uno o più obiettivi nemici selezionati
con lo scopo di distruggere e disintegrare progressivamente la capacità e la volontà belliche del nemico. Gli obiettivi di natura strategica includono sistemi chiave di produzione, fonti di materie prime, materiali critici, scorte, impianti energetici, sistemi di trasporto, strutture di comunicazione e altri obiettivi simili. I sistemi strategici si avvalgono di vettori di gittata intercontinentale, mentre l’impiego tattico è ristretto in un campo di qualche centinaio di km. Per non sconvolgere in modo irrimediabile il campo di battaglia, la potenza delle armi di impiego tattico è mantenuta limitata, sotto i 100 chilotoni (kt). La resa di 1 kt corrisponde all’energia prodotta dall’esplosione di 1 milione di kg di tritolo; la bomba su Hiroshima fu di 16 kt. Attualmente gli Usa dispongono di circa 200 armi nucleari non strategiche. Si tratta di bombe aeree B61, di cui 100 in basi europee. Si stima che la Russia abbia invece circa 2 mila armi non strategiche con una varietà di sistemi vettore.
Scenari di escalation nucleare
Ci sono tre tipi di scenari di un potenziale uso di armi nucleari russe nella guerra in corso: 1) un attacco dimostrativo contro un’area non popolata; 2) un attacco sul campo di
battaglia; e 3) un attacco contro un centro abitato per cercare una cessazione politica della guerra, o eventualmente per decapitare il governo ucraino.
Lo scenario 1 non appare credibile, in quanto non avrebbe probabilmente alcun effetto
sulla volontà dell’Ucraina di combattere o sul sostegno occidentale all’Ucraina, ma darebbe
luogo a un enorme danno politico globale. Lo scopo di una dimostrazione nucleare è quello di mostrare risolutezza, ma le stesse restrizioni imposte all’azione, come la lontananza e il numero limitato di vittime, la renderebbero inefficace, trasmettendo esitazione quanto
determinazione.
Un attacco contro un centro abitato, anche con armi di limitata potenza, avrebbe di
fatto un carattere strategico e non tattico, non possedendo alcun valore militare diretto:
mirerebbe a piegare la volontà di resistenza degli ucraini, mettendoli di fronte all’orrore della morte nucleare di un’intera comunità. Tuttavia, è altamente improbabile che un tale attacco costringa l’Ucraina o l’occidente ad arrendersi. Inoltre difficilmente verrebbe ben accolto in Russia: fra russi e ucraini intercorrono legami e rapporti anche familiari che rendono difficile far accettare una rappresaglia nucleare contro civili ucraini.
Lo scenario 3 quasi certamente aumenterebbe la volontà dell’Ucraina di combattere e
anche il sostegno internazionale alla sua lotta. La campagna russa ha visto il ripetuto superamento di soglie di violenza inusitate: oltre a sistematici attacchi a obiettivi civili, ci sono stati crimini scoperti dopo la partenza delle forze di occupazione, come torture, omicidi, stupri, rapimenti e saccheggi, forse anche per costringere gli ucraini alla resa. L’effetto è stato l’opposto: ha indurito la loro determinazione a liberare il paese.
Non stupirebbe se anche un attacco nucleare avesse lo stesso effetto.
I limiti dell’impiego nucleare tattico
Fra le opzioni nucleari russe rimane lo scenario 2: un attacco sul campo di battaglia. Ma in Ucraina non ci sono obiettivi militari interessanti per le armi nucleari russe. Impieghi tipici per armi nucleari di piccole dimensioni in combattimento sono l’affondamento di una portaerei in mare, la distruzione di una grande formazione di carri armati o il blocco di un passaggio cruciale attraverso le montagne. Ora l’Ucraina non opera con una concentrazione di forze sufficientemente ampia da giustificare un’esplosione di qualche decina di kt, ma impiega unità relativamente piccole che combattono a distanza ravvicinata su un territorio che la Russia rivendica come proprio.
Armi nucleari più piccole sarebbero ancora meno utili, poiché i loro effetti operativi presentano in combattimento livelli analoghi di efficacia di quelli dell’impiego massiccio di artiglieria di precisione. Qualunque uso di armi nucleari russe, in ogni possibile scenario, appare quindi un azzardo enorme per guadagni limitati che non raggiungerebbero gli obiettivi bellici dichiarati da Putin, mentre rafforzerebbe la volontà dell’Ucraina e la determinazione dell’occidente a sostenerla.
Un impiego di armi nucleari non appare quindi un’opzione razionale per il governo o i responsabili militari russi. Dobbiamo restare comunque estremamente attenti al rischio nucleare globale, data la gravissima ostilità fra le potenze nucleari e i molteplici focolai di conflitto. Sarebbe necessario che venissero ripresi i negoziati strategici russo-americani sospesi nel 2021 e riconsiderate le proposte russe per la rimozione e moratoria di forze nucleari di gittata intermedia, possibilmente coinvolgendo sul tema anche la Cina. Ciò non risolverebbe il problema ucraino, ma servirebbe ad abbassare la temperatura della presente grave febbre nucleare.
Questo articolo è stato originariamente pubblicato da Affarinternazionali, che ringraziamo