“L’imposta straordinaria può rendere più costoso per le banche attrarre nuovo capitale azionario”, in quanto gli investitori “potrebbero avere meno interesse a investire” in banche italiane “che hanno prospettive più incerte”. Inoltre, “la sua natura retroattiva può alimentare la percezione di un quadro fiscale incerto e dar luogo a un ampio contenzioso, creando problemi di incertezza giuridica”.
È una bocciatura quella che arriva dalla Banca centrale europea nel parere legale – firmato dalla presidente Christine Lagarde – sulla tassa sugli extraprofitti delle banche. Con un avvertimento: “Il decreto-legge prevede che l’imposta straordinaria abbia natura di una tantum. A tale riguardo la Bce ha raccomandato in precedenza che è necessaria una chiara separazione tra la natura straordinaria dei proventi e le risorse di bilancio generali di un governo per evitarne l’uso a fini generali di risanamento di bilancio”. Ma il governo italiano non sembra intenzionato a fare marcia indietro: “Rivendico il provvedimento, non c’è alcun intento punitivo, c’è l’idea di uno Stato che interviene e anche quando vuol essere considerato più impattante”, ha detto la premier Giorgia Meloni intervistata da Bruno Vespa a Porta a Porta.
“La tassa incide sulla politica monetaria”
Secondo l’Eurotower, “occorre prestare cautela per garantire che l’imposta straordinaria non incida sulla capacità dei singoli enti creditizi di costituire solide basi patrimoniali e di effettuare adeguati accantonamenti per maggiori svalutazioni e un deterioramento della qualità creditizia”. Questo perché “limitare la capacità degli enti creditizi di mantenere posizioni patrimoniali adeguate o di costituire con prudenza accantonamenti nel contesto di una possibile flessione della qualità creditizia potrebbe mettere a repentaglio una regolare trasmissione delle misure di politica monetaria”.
“Allegare al dl un’analisi sulle conseguenze della tassa”
Per valutare se la tassa “pone dei rischi per la stabilità finanziaria, e in particolare se ha il potenziale di compromettere la capacità di tenuta del settore bancario e di causare distorsioni del mercato”, la Banca centrale europea “raccomanda” che “il decreto-legge sia accompagnato da un’analisi approfondita delle potenziali conseguenze negative per il settore bancario. Tale analisi dovrebbe illustrare in dettaglio, in particolare, l’impatto specifico dell’imposta straordinaria sulla redditività a più lungo termine e sulla base patrimoniale, sull’accesso ai finanziamenti e sulla concessione di nuovi prestiti e sulle condizioni di concorrenza sul mercato, e il suo potenziale impatto sulla liquidità”.
“La tassa non tiene conto di tutti gli effetti dei rialzi”
Inoltre secondo l’Eurotower la tassa sugli extraprofitti non tiene in considerazione “gli effetti” della fase di rialzo dei tassi in cui ci troviamo. La Bce spiega che effettivamente le banche possono ritrovarsi inizialmente con “un reddito netto da interessi più elevato” a causa dall’aumento dei tassi di interesse. Ma tale aumento “può anche contribuire a un aumento dei costi di finanziamento e ad eventuali perdite sui portafogli di titoli bancari”. Inoltre, nel lungo periodo, tassi più elevati “possono incidere negativamente sulla situazione finanziaria dei beneficiari di prestiti, aumentando così il rischio di credito. Tali effetti non sono presi in considerazione nel concepire l’imposta straordinaria, in quanto quest’ultima è calcolata sul margine di interesse netto e non sugli utili netti”. Per questo “è opportuno che tali diversi fattori siano debitamente valutati al fine di garantire che gli enti creditizi rimangano in una posizione favorevole per assorbire potenziali perdite future”.
“Peserà di più sulle banche piccole”
Infine, osserva la Bce nel parere legale, “l’imposta straordinaria inciderà in particolar modo sugli enti meno significativi, che tendono a concentrarsi maggiormente sull’erogazione del credito, mentre gli enti significativi tendono ad avere una proporzione più elevata di reddito basato sulle commissioni”. La Bce spiega che “per effetto dell’applicazione generale dell’imposta straordinaria, gli enti creditizi che hanno minore solvibilità, o che sono maggiormente concentrati sull’erogazione del credito (quali le banche di piccole dimensioni) oppure che hanno proiezioni patrimoniali impegnative potrebbero vedere ridotta la loro capacità di assorbire potenziali rischi al ribasso di una recessione economica”. E, sottolinea l’Eurotower, “il miglioramento della posizione patrimoniale è stato un fattore determinante per preservare la resilienza delle banche in condizioni estremamente avverse”.