Ormai non è più una sorpresa. È daIlo scorso maggio che lo spread del BTp rispetto al Bund è in assoluto il più elevato dell’Eurozona. A osservare l’andamento del differenziale di rendimento dei titoli decennali dei diversi Paesi rispetto a quello offerto dal titolo di riferimento tedesco, il mercato già da mesi percepiva l’Italia come il Paese a più alto rischio, zavorrato dalle mai sopite preoccupazioni sul futuro dei conti pubblici italiani.
La spia rossa si è accesa quando anche la più indebitata Grecia – che supera l’Italia a livello di rapporto Debito/Pil – a maggio ha iniziato a pagare interessi sul debito inferiori a quelli riconosciuti dai BTp a parità di scadenza. Oggi c’è una differenza di 40 punti base a favore dei decennali ellenici.
Eppure solo negli ultimi giorni lo spread è tornato al centro dell’attenzione mediatica: proprio nel giorno del via libera del Governo alla Nadef lo spread Btp-Bund ha toccato i 200 punti.
Con molta probabilità, rispetto all’Italia, il mercato sconta un rischio di credito inferiore per la Grecia, anche perché un eventuale salvataggio non sarebbe particolarmente gravoso per l’Europa, visto che il debito ellenico in termini assoluti è inferiore ai 400 miliardi di euro. Per l’Italia invece il debito pubblico a breve sfonderà i 3 trilioni di euro.
Inoltre il rapporto debito/Pil greco, seppure più elevato, ha una proiezione di decrescita nettamente superiore a quella italiana. La performance economica ellenica da qualche anno è migliore della nostra per crescita del Pil, riduzione degli squilibri di finanza pubblica e capacità di attrarre investimenti esteri. E poi l’Italia procede molto a rilento con le riforme, che invece avrebbero dovuto viaggiare in parallelo con il Pnnr.
Sia chiaro, lo spread BTp-Bund è ben lontano dall’essere sui livelli toccati nel 2011-12, ritenuti all’epoca pericolosi per la tenuta dei titoli di Stato. Ma con il rendimento del BTp decennale che sul secondario è arrivato a sfiorare il 5% non si può dormire sonni tranquilli. Si tratta di rendimenti che non si vedevano da 11 anni, esattamente dall’ottobre del 2012. Un’impennata che arriva proprio alla vigilia del collocamento al retail della seconda edizione del BTp Valore. Un frangente che ha indotto il Tesoro a fissare cedole crescenti che alla scadenza dei 5 anni riconoscono un rendimento effettivo intorno al 4,3%.
Il BTp Valore è rivolto al pubblico retail che finora ha accolto con grande entusiasmo, anche per il gran battage pubblicitario, le nuove proposte del Tesoro. Sarà così anche questa volta? Una risposta positiva dei piccoli risparmiatori sarebbe accolta bene dal mercato. Ma il premio in termini di rendimento riconosciuto dal BTp Valore rispetto alle altre emissioni già presenti sul mercato non è esagerato. E in questo momento di difficoltà, con lo spread BTp-Bund che ha riacceso la spia rossa, per ritrovare la fiducia del mercato il Tesoro poteva essere un po’ più generoso.