Il Fondo monetario internazionale ha alzato le previsioni sull’inflazione globale per il prossimo anno e ha chiesto alle banche centrali di mantenere una politica restrittiva fino a quando non ci sarà un allentamento duraturo delle pressioni sui prezzi.
Nel World Economic Outlook pubblicato martedì, il FMI ha aumentato la sua proiezione sul ritmo dell’aumento dei prezzi al consumo in tutto il mondo al 5,8% per il prossimo anno, rispetto al 5,2% registrato tre mesi fa. L’appello alla vigilanza sull’inflazione arriva mentre si riducono anche le previsioni per la crescita economica nel 2024.
Nella maggior parte dei paesi, il FMI, un’istituzione incaricata di monitorare la salute dell’economia globale, prevede che l’inflazione rimanga al di sopra degli obiettivi della banca centrale fino al 2025.
L’inflazione non rallenterà tanto quanto previsto in precedenza
Le previsioni sono un evento molto atteso in occasione delle riunioni annuali del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale, che si terranno questa settimana a Marrakech, in Marocco, per la prima volta in Africa in 50 anni. L’evento si svolge sulla scia del mortale attacco del fine settimana contro Israele da parte di Hamas che ha scosso il mondo e ravvivato i timori di un conflitto più ampio in Medio Oriente – dove si trova quasi un terzo della fornitura globale di petrolio. Gli attacchi rappresentano un fattore in più, in un periodo segnato dall’incertezza globale.
Le banche centrali delle principali economie, tra cui Stati Uniti (Fed) e Unione Europea (Bce), hanno alzato i tassi di interesse in modo aggressivo per più di un anno per frenare l’inflazione che ha raggiunto l’8,7% a livello globale nel 2022, il livello più alto dalla metà degli anni ’90.
“La politica monetaria deve rimanere restrittiva nella maggior parte dei paesi finché l’inflazione non scenderà durevolmente verso gli obiettivi”, ha detto Pierre-Olivier Gourinchas (foto), capo economista del FMI, in un briefing con i giornalisti. “Non ci siamo ancora arrivati”.
L’impennata è stata stimolata da fattori tra cui le interruzioni della catena di approvvigionamento dovute alla pandemia di coronavirus; stimoli fiscali in risposta al lockdown globale; la conseguente forte domanda e un mercato del lavoro “ristretto” negli Stati Uniti; e le interruzioni alimentari ed energetiche derivanti dall’invasione russa dell’Ucraina, che ha avuto un effetto particolare in Europa e nel Regno Unito.
Il fondo prevede una crescita globale del 2,9% per il prossimo anno, in calo dello 0,1% rispetto alle previsioni di luglio e al di sotto della media del 3,8% dei due decenni precedenti la pandemia. Le previsioni per il 2023 restano invariate al 3%.
Da aprile il fondo avverte che le prospettive a medio termine si sono indebolite. Tra i fattori che frenano l’espansione figurano le conseguenze a lungo termine della pandemia; l’invasione dell’Ucraina; la disgregazione dell’economia mondiale in blocchi; e l’inasprimento della politica delle banche centrali.
Fonte: Bloomberg, su stime del Fondo monetario internazionale