“Mondo in bilico come nel 1914”

La guerra scatenata da Vladimir Putin contro l'Ucraina è stata soltanto la prima tessera di un domino, che «sta mettendo definitivamente in crisi la pax americana post-1945» e innescando una «nuova polarizzazione geopolitica in cui nessuno otterrà vantaggi».

«È difficile non pensare al 1914, quando gli eventi presero una dinamica incontrollabile e precipitarono la Prima guerra mondiale», dice Joschka Fischer, intervistato da Paolo Valentino sul Corriere della Sera del 3 novembre. L’ex ministro degli Esteri tedesco e vice cancelliere, da sempre attento osservatore del Medio Oriente, non nasconde grande preoccupazione e pessimismo, di fronte alla crisi di Gaza, che «spinge l’intera regione sull’orlo di un conflitto generale». La guerra scatenata da Vladimir Putin contro l’Ucraina è stata soltanto la prima tessera di un domino, che «sta mettendo definitivamente in crisi la pax americana post-1945» e innescando una «nuova polarizzazione geopolitica in cui nessuno otterrà vantaggi».

C’è secondo Fischer «un impressionante parallelo» tra la guerra in Ucraina e quella in corso nella Striscia: «Entrambe hanno al centro una lotta esistenziale per la sopravvivenza di uno Stato nazionale». L’ex vicecancelliere è convinto che l’Iran abbia avuto un ruolo di regia e supporto decisivo nel brutale attacco di Hamas e che Israele «non abbia altra scelta che reagire militarmente, per ripristinare la sua capacità di deterrenza», nonostante questo stia costando un numero elevato di vite umane e scavando un solco di odio ancora più profondo tra le due parti. Questo, sostiene Fischer, era proprio «l’esito sperato da chi ha pianificato e messo in atto il blitz terroristico del 7 ottobre».

Ma alzando lo sguardo, Ucraina e Gaza confermano che stiamo assistendo all’emergere di un nuovo ordine mondiale, ove l’Occidente è schierato al fianco di Kiev e Tel Aviv, mentre potenze come Cina e Russia come quasi tutto il cosiddetto Sud Globale si allineano sul fronte opposto. «È una dinamica che l’Occidente semplicemente non può permettersi di accettare», ammonisce Fischer, secondo il quale «occorrerà mettere in campo sforzi diplomatici titanici per fermarla».

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