La Cina è il più grande finanziatore del mondo dell’economia reale dei paesi in via di sviluppo: più di 1,3 trilioni di dollari distribuiti in attività creditizie in decine di paesi, per finanziarie attività manifatturiere di imprese private e statali e una amplissima quantità di progetti di infrastrutture.
Lo si ricava da un rapporto pubblicato da AidData:
“Con i nuovi dati provenienti da oltre 700 finanziatori e donatori di proprietà statale in Cina, dimostriamo che Pechino rimane la più grande fonte di finanziamento internazionale per lo sviluppo nel mondo. Continua a superare tutte le altre fonti bilaterali e multilaterali di aiuto e credito ai paesi in via di sviluppo, compresi gli Stati Uniti e la Banca Mondiale”.
La Cina, insieme a Hong Kong, è con un ampio margine il più grande prestatore del mondo, per un totale di oltre 1.300 miliardi di dollari.
Gli 8 principali paesi debitori sono gli stessi da molti anni (l’Irlanda verrà superata dall’Italia all’inizio del prossimo anno), ma l’ammontare del debito totale sta crescendo. Ecco la classifica aggiornata:
Paesi debitori
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1. Stati Uniti
2. Regno Unito
3. Giappone
4. Paesi Bassi
5. Francia
6. Irlanda
7. Italia
8. Germania
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Il debito estero totale di questo gruppo (informalmente il G8 del debito) supera i 63mila miliardi di dollari.
AidData, un laboratorio di ricerca presso il William & Mary’s Global Research Institute, ha appena pubblicato un nuovo rapporto di oltre 400 pagine, intitolato Belt and Road Reboot: Beijing’s Bid to De-Risk Its Global Infrastructure Initiative, che fornisce prove volte a sfatare i miti sulla natura, la portata e i cambiamenti del programma cinese di finanziamento dello sviluppo estero. Il report rivela anche le nuove strategie di Pechino volte a ridurre i rischi della Belt and Road Initiative (BRI) e di aggirare la campagna di discredito lanciata dai suoi concorrenti. La Cina sta riorientando tempo e denaro con interventi sui progetti problematici, sui mutuatari in difficoltà, nel tentativo di ridurre i rischi del proprio portafoglio e superare i concorrenti del G7.
Il rapporto si basa su un set di dati unico, completo e granulare, di oltre 20.000 progetti in 165 paesi a basso e medio reddito, sostenuti da prestiti e sovvenzioni dalla Cina per un valore di oltre 1,3 trilioni di dollari. L’attesissima versione 3.0 del set di dati Global Chinese Development Finance (GCDF) di AidData è stata pubblicata insieme al dossier Belt and Road Reboot.
“Pechino non resterà a guardare la sua iniziativa di punta sulle infrastrutture globali crollare e bruciare”, ha affermato Brad Parks, direttore esecutivo di AidData e coautore del rapporto. “Sta ritrovando la sua posizione come gestore della crisi internazionale e riorientando tempo e denaro su progetti problematici, mutuatari in difficoltà e fonti di reazione pubblica nel Sud del mondo. Penso che il G7 abbia sottovalutato il livello di ambizione di Pechino. Nel breve termine, è una soluzione antincendio, ma sta anche lavorando dietro le quinte per rendere la BRI a prova di futuro, mettendo in atto misure più forti per il rimborso dei prestiti e l’implementazione dei progetti”.
“Contrariamente all’opinione comune, Pechino non è in ritirata”, ha aggiunto Parks. “I suoi impegni in termini di sovvenzioni e prestiti ai paesi in via di sviluppo non sono crollati quasi a zero. Con i nuovi dati provenienti da oltre 700 istituti di credito e donatori di proprietà statale in Cina, dimostriamo che Pechino rimane la principale fonte di finanziamento per lo sviluppo internazionale nel mondo. Sta ancora spendendo più di tutte le altre fonti bilaterali e multilaterali di aiuto e credito al mondo in via di sviluppo, compresi gli Stati Uniti e la Banca Mondiale”.
L’ultimo rapporto di AidData arriva pochi giorni prima che i leader mondiali si riuniscano a San Francisco per il vertice della Cooperazione economica Asia-Pacifico (APEC) dall’11 al 17 novembre. La Cina e gli Stati Uniti sono due delle 21 economie membri dell’APEC; l’insieme dei membri è responsabile di quasi il 50% del commercio globale.