Oggi venerdì 17 il rating sovrano dell’Italia sarà sottoposto a revisione da parte di Moody’s Investors Service, con la possibilità che la terza economia più grande dell’Eurozona venga declassata a spazzatura.
L’ultimo rating italiano di Moody’s è Baa3 con outlook negativo, il rating investment grade più basso possibile. E a settembre, il primo ministro italiano Giorgia Meloni ha varato un bilancio con una posizione fiscale più flessibile che include tagli alle imposte sui salari.
Il rapporto debito/PIL dell’Italia è il secondo più alto nell’Eurozona, dietro solo alla Grecia, a 141,7 alla fine del 2022, e molto al di sopra della media dell’Unione Europea, che è di 83,5.
Ed è improbabile che Roma, paese membro del Gruppo dei Sette, riesca a liberarsi dal peso del debito in tempi brevi. Fitch, ad esempio, prevede solo una modesta ripresa della crescita del PIL, all’1% nel 2024 e all’1,3% nel 2025, grazie all’accelerazione della spesa del piano di Bruxelles noto come NextGenerationEU (o PNRR).
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Detto questo, le altre agenzie di rating nell’ultimo mese hanno confermato l’Italia a investment grade, e infatti S&P e Fitch hanno l’Italia a BBB, che è il secondo rating investment grade più basso.
Secondo Deutsche Bank, se Moody’s dovesse declassare l’Italia, ci sarebbe la più ampia divergenza tra le agenzie dai tempi dell’Irlanda quasi dieci anni fa. Detto questo, Moody’s ha una posizione più severa rispetto agli altri nei confronti di Portogallo e Spagna, e venerdì scorso ha dato un outlook negativo agli Stati Uniti.
Il mercato al momento non è particolarmente preoccupato. Secondo Tradeweb, il divario tra i rendimenti dei titoli decennali italiani e tedeschi, pari a 179 punti base giovedì sera, era pari a 206,3 punti base all’inizio di ottobre.