Non è il primo caso nel comparto tecnologico. L’anno scorso era toccato a Twitter. Tutto è partito da una ex dipendente che ha accusato il colosso americano di comportamento scorretto nei suoi confronti nei riguardi di altre colleghe per via del loro sesso.
Ancora un caso di discriminazione sessuale nel settore hi-tech. Questa volta tocca a Microsoft, che dovrà far fronte a una class action presso il Tribunale di Washington, dopo che un’ex impiegata, Katie Moussouris, ha accusato il colosso americano di comportamento scorretto nei suoi confronti e nei riguardi di altre colleghe per via del loro sesso.
Moussouris, assunta come direttore nei programma di sicurezza di Microsoft nel 2007, sostiene di essere stata ripetutamente scavalcata da colleghi di sesso maschile, che, pur essendo meno qualificati di lei, avevano ricevuto nel corso degli anni promozioni che a lei non sono mai toccate.
Nel mirino è finita soprattutto una classifica interna al gruppo, che Microsoft usa per valutare e stabilire promozioni. Classifica che sembrerebbe svantaggiare i dipendenti di sesso femminile.
Va ricordato, a questo proposito, che il 76% dei dipendenti Microsoft è rappresentato da uomini. Una percentuale che sale all’88% nella classe dirigente.
Il gruppo fondato da Bill Gates non è d’altronde il primo nel settore hi-tech a dover affrontare una situazione del genere. Lo scorso anno la stessa sorte, per le stesse ragioni, era toccato a Twitter.