La Cina ha vietato ai principali investitori istituzionali i selle e le vendite short all’apertura e alla chiusura di ogni seduta di negoziazione, nel tentativo finora più energico da parte del governo di Pechino di sostenere il mercato azionario nazionale da 8,6 trilioni di dollari.
L’ordine dell’autorità di vigilanza cinese sui titoli è stato recentemente consegnato ai principali gestori patrimoniali e ai trading desk proprietari degli intermediari, secondo persone a conoscenza della questione, che hanno chiesto di restare anonime, secondo quanto riporta Bloomberg.
La China Securities Regulatory Commission, guidata dal neo-presidente Wu Qing, ha anche creato una task force con le borse nazionali per monitorare le vendite allo scoperto e lanciare avvertimenti alle aziende che traggono profitto dalle scommesse ribassiste, hanno detto le fonti.
Mentre le autorità hanno inasprito i freni sulle vendite short già da mesi, il divieto di vendita netta in apertura e chiusura rappresenta un notevole rafforzamento della presa del governo sull’attività di mercato che rischia di ribaltare le strategie popolari utilizzate dagli hedge fund e da altri investitori istituzionali. Le aziende colpite dal divieto non possono vendere più azioni di quelle acquistate durante i primi e gli ultimi 30 minuti di negoziazione.
Non è chiaro in che misura il divieto verrà applicato nel settore finanziario, e non vi è alcuna indicazione che influenzerà i singoli investitori che rappresentano gran parte del volume delle azioni cinesi. Tuttavia, l’emarginazione delle principali istituzioni finanziarie durante due dei momenti cruciali della giornata borsistica potrebbe rendere più semplice per i fondi garantiti dal governo influenzare il mercato, in particolare i livelli di chiusura degli indici di riferimento.
Mercoledì il CSI 300 è cresciuto dell’1,4%, estendendo il suo rimbalzo dal minimo di chiusura di quest’anno all’8,7%. È ancora in calo di circa il 17% rispetto allo scorso anno.