“Una bomba atomica su Roma”

Dal 2021 le armi nucleari sono bandite da un trattato internazionale sottoscritto all'Onu da decine di paesi, che l'Italia non ratificherà. Ma c'è chi prova a far nascere una nuova consapevolezza per mettere fine a una minaccia esistenziale per l'intero pianeta.

Era il 1945: sepolta sotto le macerie di Hiroshima c’era anche la 13enne Setsuko Thurlow: “Ero intrappolata sotto le macerie in fiamme della mia scuola, ho continuato a muovermi per raggiungere la luce. E sono sopravvissuta”. La terrificante esperienza di Setsuko è possibile riviverla in prima persona in una visita “immersiva” dei luoghi della memoria di Hiroshima e Nagasaki attraverso un visore e le esperienze degli “hibakusha”, i sopravvissuti allo scoppio delle bombe atomiche, e la voce narrante di Carmen Consoli. A ospitare la mostra (prolungata fino al 26 maggio) sono gli spazi monumentali dell’Ospedale delle Donne di piazza San Giovanni in Laterano a Roma.

Il ritorno della minaccia nucleare

Le continue minacce di ricorso alle armi atomiche per la risoluzione dei conflitti hanno riportato al centro dell’opinione pubblica il tema della presenza e della proliferazione di armi nucleari dopo decenni di relativa pace. Era il 1996 quando Francia e Cina condussero gli ultimi esperimenti atomici: la guerra fredda era finita e con essa la politica della deterrenza nucleare. Ma il fuoco atomico non è scomparso: Pakistan e India hanno preso il posto di Stati Uniti e Unione Sovietica nella sperimentazione di nuovi ordigni, seguiti nell’ultimo decennio dalla Corea del Nord. Oggi l’intero equilibrio internazionale traballa sotto la spinta dei conflitti regionali in Medio Oriente e in Ucraina.

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E quello che sembrava un argomento relegato a sceneggiati catastrofici di cinema e serie tv è ritornato nella nostra quotidianità col rischio che possa sfuggire la comprensione delle conseguenze catastrofiche dell’utilizzo di tali armi.

Per tenere alto il monito della portata dell’uso di un ordigno atomico sulla popolazione civile la mostra di Senzatomica propone ai visitatori un viaggio alla scoperta di quello che è stato, riflettendo sul presente e sul contributo che possa venire oggi da ogni singolo individuo. Il percorso della mostra si articola partendo dai principi espressi nel preambolo del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW), principi che fanno da fil rouge proprio come nel mito di Arianna il filo porta alla salvezza Teseo dalla violenza del Minotauro.

L’Italia è tra i paesi che ancora non ha ratificato il trattato per la proibizione delle armi nucleari, un trattato approvato dall’Assemblea Generale dell’Onu il 7 luglio 2017 ed è entrato in vigore il 22 gennaio del 2021. Esso rappresenta il primo strumento legalmente vincolante che va a colmare un vuoto legislativo sull’abolizione delle armi nucleari. Come si può vedere dalla videografica qui sotto all’appello mancano quasi tutti i principali paesi del nord del mondo mentre figurano i paesi africani, asiatici e sudamericani in via di sviluppo.

Senzatomica, una mostra contro la minaccia delle armi nucleari

La mostra itinerante ‘Senzatomica’ (l’ingresso è gratuito, con possibilità per le scuole di prenotarsi) è realizzata grazie ai fondi dell’8×1000 dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai – il più grande movimento buddista laico al mondo – e farà tappa in altre città italiane. Accompagnati lungo il percorso della mostra da volontari appositamente formati, è possibile approfondire la storia della bomba atomica, il concetto di deterrenza nucleare, le azioni della società civile e il valore della trasformazione interiore per realizzare un mondo libero da armi nucleari.

La mostra Senzatomica a Roma

La mostra, rivolta in particolare ai giovani grazie a tanti materiali didattici per le scuole, si propone una riflessione sul disarmo e sulla necessità di “trasformare lo spirito umano per un mondo libero da armi nucleari” come spiega a Today.it il presidente di Senzatomica Daniele Santi. “I buddisti hanno nel loro Dna il disarmo nucleare. La bomba atomica è il male assoluto, la negazione assoluta della dignità umana come raccontò ai giovani venuti ad ascoltarlo negli anni ’50 il secondo presidente della Soka Gakkai, Josei Toda. Erano gli anni ’50, l’inizio della guerra fredda e in Giappone – ma non solo – si vedeva nelle armi nucleari la negazione ultima della dignità della vita. All’epoca si chiedeva di creare un’onda di consapevolezza pubblica che fosse la base per un trattato internazionale che rendesse illegali le armi nucleari, perché fino a pochi anni fa erano illegali. Oggi la Soka Gakkai anche in Italia conta 100 mila membri, e dal 2021 una delle proposte – la proibizione delle armi nucleari – è entrata in vigore con il voto delle Nazioni Unite. È bene che i paesi che ancora non hanno ratificato il trattato lo facciano presto perché come l’emergenza climatica anche le armi nucleari sono una minaccia esistenziale per l’intero pianeta”.

“Il vero nemico non sono le armi nucleari in quanto tali, né gli Stati che le possiedono, ma il modo di pensare che ne giustifica l’esistenza, cioè l’essere disposti ad annientare qualcuno nel momento in cui si frappone tra noi e la realizzazione dei nostri obiettivi” spiega ancora il presidente della campagna Senzatomica, Daniele Santi. “Questa mostra non solo informa, ma vuole far riflettere sul proprio atteggiamento nel confronto dei conflitti, della necessità di un disarmo interiore che è alla base della rivoluzione umana come ha cercato di spiegare il terzo presidente della Soka Gakkai Daisaku Ikeda“.

“Ogni singola persona può prendere decisioni volte alla trasformazione di sé stessi – spiega Roberto Francini rappresentante dell’istituto buddista italiano Soka Gakkai – un’onda di consapevolezza può produrre un effetto dal basso verso i decisori internazionali. È un lavoro da formichine, di contatto da persona a persona per sviluppare il proprio potenziale di cambiamento nel mondo. È importante un sodalizio delle religioni per unirsi sui valori fondanti, sulla felicità delle persone”.

“Partecipando alla stesura all’Onu per il trattato per la messa a bando delle armi nucleari abbiamo dovuto dialogare con chi riteneva che la deterrenza nucleare fosse importante per mantenere la pace, ma mettendo in mano la valorizzazione delle diversità siamo riusciti a far sì che il trattato diventasse realtà” conclude Daniele Santi. “Siamo partiti quando il mondo contava un arsenale di 80mila armi atomiche durante la guerra fredda, oggi sono 12mila, ma anche una è troppo.Perché il vero nemico non è chi possiede e chi giustifica le armi nucleari, ma il modo di pensare che le giustifica”.

Fonte: Today

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