L’Aia, la Corte penale chiede l’arresto di Netanyahu e dei leader di Hamas

Con l’accusa di “crimini di guerra e crimini contro l’umanità” commessi nella Striscia di Gaza dopo l’8 ottobre 2023. Mandati di arresto contro il premier israeliano e il suo ministro della Difesa, Yoav Gallant e per i capi di Hamas Sinwar e Haniyeh.

Era ciò che il governo d’Israele temeva, dopo le indiscrezioni circolate nelle scorse settimane. Adesso il procuratore capo della Corte Penale Internazionale ha chiesto alla Camera preliminare del tribunale de L’Aia di emettere mandati di arresto contro il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, e il suo ministro della Difesa, Yoav Gallant, con l’accusa di “crimini di guerra e crimini contro l’umanità” commessi nella Striscia di Gaza dopo l’8 ottobre 2023. La medesima richiesta, che si riferisce, però anche a ciò accaduto il 7 ottobre con il massacro commesso da Hamas, ha raggiunto anche il capo del partito armato palestinese nella Striscia, Yahya Sinwar.

Nello specifico, sono diversi i leader dell’organizzazione citati nella richiesta del procuratore Karim Khan. Oltre a Sinwar, nell’elenco risultano anche Mohammed Deif, capo delle Brigate Ezzedin al-Qassam, il braccio armato di Hamas, e Ismail Haniyeh, leader politico del partito. Anche per loro l’accusa è quella di “crimini di guerra e contro l’umanità” commessi in Israele e nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre 2023.

Nelle motivazioni della richiesta, il procuratore Khan accusa il premier Netanyahu e il ministro Gallant di “aver causato lo sterminio, aver usato la fame come metodo di guerra, compresa la negazione di forniture di aiuti umanitari, aver deliberatamente preso di mira i civili durante il conflitto”. Khan ha poi aggiunto che “gli effetti dell’uso della fame come metodo di guerra, insieme ad altri attacchi e punizioni collettive contro la popolazione civile di Gaza sono acuti, visibili e ampiamente conosciuti.

Comprendono malnutrizionedisidratazioneprofonda sofferenza e un numero crescente di morti tra la popolazione palestinese, compresi neonati, altri bambini e donne”.

“Oggi dobbiamo essere chiari su una questione fondamentale. Se non dimostriamo la nostra volontà di applicare la legge in modo equo, se viene vista come applicata in modo selettivo, creeremo le condizioni per il suo crollo”, ha affermato Khan nella sua richiesta. “Così facendo – aggiunge – allenteremo i legami che ancora ci tengono uniti, le connessioni stabilizzanti tra tutte le comunità e gli individui, la rete di sicurezza a cui tutte le vittime guardano nei momenti di sofferenza. Questo è il vero rischio che corriamo in questo momento. Ora più che mai dobbiamo dimostrare collettivamente che il diritto internazionale umanitario, la base fondamentale per la condotta umana durante i conflitti, si applica a tutti gli individui e si applica allo stesso modo in tutte le situazioni affrontate dal mio Ufficio e dalla Corte. È così che dimostreremo, in modo tangibile, che le vite di tutti gli esseri umani hanno lo stesso valore”.

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