Negli ultimi tempi è emerso l’interesse bipartisan negli Stati Uniti per la creazione di un fondo sovrano, un’iniziativa solitamente associata a nazioni ricche di risorse naturali come Norvegia e Arabia Saudita. Un fondo sovrano è uno strumento d’investimento di proprietà governativa che gestisce capitali su larga scala, spesso utilizzato per investimenti in settori strategici come infrastrutture, tecnologia e sicurezza energetica.
Sia i funzionari della Casa Bianca che politici repubblicani, come l’ex presidente Donald Trump, hanno recentemente espresso sostegno per questa idea. Trump ha proposto di finanziare il fondo attraverso le entrate derivanti da nuove tariffe, con l’obiettivo di indirizzare questi capitali verso “grandi iniziative nazionali” come la ricerca medica e le infrastrutture. Tuttavia, i dettagli su come verrebbe finanziato il fondo restano incerti, poiché diverse opzioni sono in fase di studio.
Il fondo potrebbe funzionare investendo in attività tradizionali come azioni e obbligazioni, per generare rendimenti che possano poi essere utilizzati in settori strategici più rischiosi, dove i ritorni economici non sono immediati o stabili. Oltre al capitale raccolto tramite le tasse, si potrebbe considerare anche l’emissione di debito, sebbene queste discussioni siano ancora nelle fasi iniziali.
Tradizionalmente, i fondi sovrani sono associati ai proventi delle esportazioni di risorse naturali, ma gli Stati Uniti, con i loro disavanzi di bilancio e commerciali e mercati privati ben sviluppati, non rientrano nei criteri tipici per un fondo di questo tipo. Ciononostante, l’interesse verso questa idea si sta diffondendo, spinto dalla necessità di competere globalmente, in particolare con la Cina.