Alert a Bruxelles: i dazi contro le auto della Cina non servono a nulla

Follie europee. Siccome i cinesi sono scaltri e veloci ora hanno nel mirino il mass market lasciato sguarnito dai costruttori Ue con le loro auto di costo abbordabile e di adeguata qualità (l’ultimo Salone di Torino ne era zeppo).

di Gian Luca Pellegrini

Sul numero di Quattroruote in edicola abbiamo dedicato un ampio approfondimento su quanto sono cresciuti i prezzi delle automobili dal pre-pandemia a oggi. Il grafico – che include alcuni dei modelli di maggior successo in Italia – è eloquente: il listino della Dacia Duster è aumentato del 38%, quello della Panda del +17%, quello della Kia Picanto del 26% e così via (i dati sono depurati dell’inflazione).

In alcuni casi c’è stato un passaggio di modello, con conseguente arricchimento delle dotazioni. Ma questo da solo non spiega aumenti così spettacolari. Soprattutto alla luce di bilanci delle Case in grandissimo spolvero: a fronte di un immatricolato in caduta libera, i ricavi dei costruttori operanti in Italia sono cresciuti del 10% sul 2019 (ma ovunque è stato così, sia chiaro).

Lo si sapeva, ora i numeri lo confermano: l’industria ha gettato alle ortiche il mito della magnitudo industriale per abbracciare quello della marginalità. Meno macchine vendute a prezzi più alti, complici anche i bassi volumi imposti dai tanti conosciuti problemi. A questo si aggiunge la scelta strategica, funzionale a raggiungere il prima possibile l’obbiettivo più ampio, di uccidere il segmento primo prezzo. Solo che ora il giochino si è inceppato perché sempre meno gente – il cui potere d’acquisto non sale in modo proporzionale al costo della vita – riesce a cambiare macchina (infatti l’usato vive un boom, soprattutto in Italia).

Le cose andranno sempre peggio perché l’anno prossimo, rimanendo depresse le vendite delle Bev, i car maker europei per evitare le multe dovranno rinunciare a 2,5 milioni di targhe: il tema della sovraccapacità produttiva (Stellantis già ora gira al 49%) diventerà drammatico.

Per questo continuo a sostenere che i dazi fatti come li ha voluti Bruxelles servono a nulla. Ai cinesi un mercato Bev che non supera il 15% interessa il giusto: siccome sono scaltri e veloci ora hanno nel mirino il mass market lasciato sguarnito dai costruttori EU con le loro auto di costo abbordabile e di adeguata qualità (l’ultimo Salone di Torino ne era zeppo). Immagino che quando qualcuno se ne accorgerà inizieranno a chiedere i dazi sulle cinesi tout court…

La transizione è stata progettata male dalla politica, ok. Ma qualche manager ha sbagliato i conti, anche al netto del suicidio elettrico. E probabilmente ci dobbiamo dimenticare l’idea di motorizzazione democratica che è stata istanza trainante della società europea dagli anni 50 in poi.

Fonte: LinkedIn

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