Mentre l’Ucraina sta lentamente perdendo terreno, e le truppe di Mosca avanzano sul fronte militare, la Russia d’altra parte deve affrontare un conflitto altrettanto difficile, sul suo fronte economico interno, con i ricavi dalle esportazioni di petrolio insufficienti a sostenere un conflitto ad alta intensità come è la guerra in Ucraina, giunta al terzo anno. Le entrate del Cremlino sono diminuite drasticamente, costringendo Putin a fare affidamento su risorse sempre più limitate.
L’economia russa, paragonata a quella tedesca del 1917, è in crisi a causa della mancanza di manodopera qualificata e dei fallimenti logistici che hanno afflitto le operazioni militari. La recente caduta del regime di Assad in Siria ha minato la credibilità di Putin in Medio Oriente, costringendolo a negoziare da una posizione di debolezza. Alcuni centri studi avvertono che i limiti della potenza militare russa sono stati esposti e che la Turchia sta assumendo un ruolo predominante nella regione.
I war game ipersonici di Putin nel Mediterraneo
Le aspettative russe riguardo a un possibile cambio di leadership negli Stati Uniti sono state deluse; le sanzioni imposte da Washington e dall’Ue hanno avuto un impatto significativo sull’economia russa. Le autorità russe temono che il nuovo governo statunitense di Donald Trump che si insedierà il 20 gennaio 2025 possa esercitare pressioni su entrambi i lati del conflitto, minacciando di interrompere l’assistenza militare all’Ucraina o intensificando le sanzioni contro la Russia.
L’economia russa sta affrontando sfide enormi: l’inflazione è in aumento e la Banca Centrale ha dovuto alzare i tassi d’interesse al 21% per contenere la spirale inflazionistica. Le aziende stanno lottando per sopravvivere in un ambiente economico sempre più ostile, con il settore della difesa che assorbe risorse vitali e contribuisce alla carenza di manodopera qualificata. Circa 800.000 giovani altamente istruiti hanno lasciato il paese e il numero dei feriti e dei morti tra le forze armate russe è vicino a mezzo milione.
Le entrate da esportazione di combustibili fossili sono crollate da 1,2 miliardi di dollari al giorno a meno di 600 milioni, rendendo insostenibile il finanziamento della guerra. Le entrate fiscali derivanti dal petrolio sono scese drasticamente e la Russia sta esaurendo il suo Fondo Nazionale di Ricchezza per coprire il deficit.
Le sanzioni internazionali hanno complicato ulteriormente la congiuntura dell’economia russa. Le aziende stanno affrontando difficoltà nell’acquistare tecnologia avanzata e i chip necessari per mantenere operativi i sistemi militari sono diventati difficili da reperire. La Russia sta cercando di sostituire i chip occidentali con alternative cinesi, ma queste soluzioni non sono sufficienti.
Infine, se i sauditi decidessero di aumentare l’offerta di petrolio per riconquistare quote di mercato, il prezzo del petrolio potrebbe scendere sotto i 40 dollari al barile, portando la Russia verso una crisi economica incontrollabile. La guerra in Ucraina potrebbe concludersi in Arabia Saudita, suggerendo che gli sviluppi geopolitici nel Medio Oriente potrebbero influenzare direttamente l’esito del conflitto.