Come scoppierà “la madre di tutte le bolle”

Nonostante l'ottimismo diffuso tra gli analisti di Wall Street, che prevedono che le azioni statunitensi continueranno a superare in rendimento il resto del mondo fino al 2025, questo sentimento prevalente di "eccezionalismo americano" indica che la bolla potrebbe essere vicina al suo picco. È tempo di scommetterci contro?

Va valutata criticamente l’euforia attuale riguardo all’economia americana, infatti va categorizzata come “la madre di tutte le bolle”. Nonostante l’ottimismo diffuso tra gli analisti di Wall Street, che prevedono che le azioni statunitensi continueranno a superare in rendimento il resto del mondo fino al 2025, questo sentimento prevalente di “eccezionalismo americano” indica che la bolla potrebbe essere vicina al suo picco. Con un consenso universale, rimane poco spazio per nuovi investitori per spingere i prezzi più in alto, segno classico di una bolla in fase avanzata.

I media mainstream, che hanno adottato questa narrazione di superiorità americana, spesso rafforzano tali tendenze quando sono già mature e vicine alla conclusione. Questo ampio endorsement consolida ulteriormente la credenza nella continua dominanza economica degli Stati Uniti, alimentata da notevoli guadagni aziendali e da una spesa governativa senza precedenti. Tuttavia, questi guadagni sono fortemente influenzati dai profitti sovranormali del settore tecnologico e dalla più grande spesa per deficit registrata in questo punto del ciclo economico.

L’ottimismo economico è bilanciato da preoccupazioni riguardo alla sostenibilità di tale crescita, in particolare data l’elevata dipendenza dal debito governativo. Gli Stati Uniti ora richiedono quasi 2 dollari di nuovo debito pubblico per generare 1 dollaro di crescita del PIL, un aumento significativo rispetto a cinque anni fa. Questa dipendenza dal debito solleva questioni sulla sostenibilità a lungo termine del boom economico, specialmente quando confrontato con le prestazioni storiche, in cui il mercato statunitense è spesso rimasto indietro rispetto ai mercati globali.

Il sentimento degli investitori potrebbe cambiare l’anno prossimo, richiedendo tassi di interesse più alti o disciplina fiscale in risposta a deficit potenzialmente più grandi o aste di titoli di Stato più ampie. Tali cambiamenti potrebbero moderare la dipendenza degli Stati Uniti dalla spesa governativa, rallentando così la crescita economica e i profitti aziendali.

In ultima analisi, la “bolla” nella performance dell’America, rispetto al resto del mondo, potrebbe sgonfiarsi se altre economie, come la Germania, la Francia o la Cina, miglioreranno le loro condizioni economiche. Ci sono molti precedenti storici in cui il mercato statunitense ha sottoperformato in sei degli ultimi 11 decenni, in particolare durante gli anni 2000 quando i mercati emergenti hanno registrato una crescita significativa.

Per concludere,  un avvertimento:  l’attuale sovraperformance potrebbe terminare bruscamente, simile a passate manie di mercato, per cui bisognerebbe consigliare cautela contro l’eccessiva fiducia nel mercato statunitense. Questa cautela è radicata nei segni classici di una bolla che si avvicina alla sua fine, contraddistinta da prezzi estremi, valutazioni e sentiment degli investitori, suggerendo che potrebbe essere saggio scommettere contro la narrativa in corso definibile come “eccezionalismo americano”.

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