Un’inchiesta del Guardian fa luce su Homan Square, una struttura segreta per interrogatori.
Tra agosto 2004 e giugno 2015, sarebbero circa 7.000 gli statunitensi finiti a Homan Square, un centro della polizia di Chicago descritto da alcuni degli arrestati come una struttura segreta per interrogatori. Il Guardian aggiorna, raddoppiandoli, i numeri dell’inchiesta pubblicata in esclusiva per la prima volta quest’estate. In un articolo pubblicato oggi sul sito, il quotidiano inglese torna sul caso sottolineando tra l’altro le pratiche fortemente discrimatorie e violente emerse durante le detenzioni.
Nel periodo considerato – sottolinea l’articolo – l’ 82,2% dei denuti a Homan Suare erano neri (a fronte del 32,9% della popolazione di Chicago), l’11,8% ispanici (rispetto al 28,9% della popolazione) mentre solo il 5,5% erano bianchi (rispetto al 31,7% della popolazione).
Tra gli abusi denunciati, interrogatori pressanti con l’obiettivo di spingere i detenuti a diventare informatori, negazione dei diritti fondamentali come quello di telefonare ai parenti o un avvocato.
Pubblichiamo a questo proposito l’articolo comparso sul Guardian lo scorso 5 agosto e tradotto da Internazionale:
In base a documenti resi noti solo di recente, almeno 3.500 statunitensi sono stati detenuti in un centro della polizia di Chicago descritto da alcuni degli arrestati come una struttura segreta per interrogatori.
L’82 per cento delle migliaia di persone trattenute nella struttura di Homan square nell’arco di un decennio è nero. Secondo la documentazione segreta ottenuta quando il Guardian ha fatto causa alla polizia, solo tre di loro hanno ricevuto visite documentate da parte di un avvocato.
Nonostante il dipartimento di polizia di Chicago continui a negare che il deposito rappresenti un’anomalia segreta e illecita, dai documenti relativi a Homan square comincia a emergere come le persone più vulnerabili della città si perdano nel suo sistema di giustizia penale.
Le persone rinchiuse a Homan square sono state in seguito accusate di qualsiasi cosa, da “bere alcol per strada” all’omicidio. La portata delle detenzioni – e la disparità sociale che le ha caratterizzate – lascia ipotizzare tuttavia pesanti violazioni dei diritti civili.
I documenti indicano che i detenuti appartengono a un gruppo minoritario di cittadini, molti accusati di crimini minori legati alla droga, incriminati prima che il loro arresto risultasse in un sistema di registrazione grazie al quale parenti e avvocati potessero rintracciarli.
Anche dopo che il Guardian ha riferito le storie di persone ammanettate e rinchiuse per ore, se non per giorni interi, senza alcuna forma di accesso da parte dei legali, il dipartimento di polizia di Chicago ha continuato a sostenere che il centro non è una struttura segreta, né una base sotto copertura della polizia, che opera alla luce del sole. “Gli arresti compiuti dal dipartimento di polizia di Chicago sono sempre registrati, e le cose non funzionano in modo diverso a Homan square”, ha dichiarato la polizia in un comunicato diffuso a marzo.
Tuttavia, un’analisi indipendente del Guardian sulla documentazione relativa agli arrestati ottenuta grazie alla legge sulla libertà di informazione dimostra come Homan square sia tutt’altro che normale.
- Tra settembre 2004 e giugno 2015, circa 3.540 persone sono state alla fine incriminate, la maggior parte per possesso di droga – soprattutto eroina, ma anche marijuana e cocaina – ma anche per infrazioni di poco conto: aver violato il codice della strada, aver urinato in pubblico o aver guidato senza la cintura di sicurezza.
- Più dell’80 per cento degli arresti di Homan square su cui hanno informazioni – 2.974 arresti – riguardano neri, mentre l’8,5 per cento riguarda bianchi. Secondo il censimento americano del 2010, Chicago ha una popolazione composta dal 33 per cento di neri e il 32 per cento di bianchi.
- Più di due terzi degli arresti di Homan square svelati fin qui – almeno 2.522 – sono stati effettuati sotto il mandato del sindaco Rahm Emanuel, ex consigliere di Barack Obama, che a proposito di Homan square ha dichiarato che i poliziotti alle sue dipendenze “seguono tutte le regole”.
Tra le statistiche, ci sono le storie di persone detenute a Homan square in circostanze discutibili.
- Un attivista per i diritti civili di 42 anni sostiene di essere stato rapito da agenti mascherati, ammanettato, trattenuto con accuse false e “senza cibo, acqua o contatti con l’esterno” in base a “operazioni sotto copertura”. È uno di almeno 118 persone che la polizia ha detenuto a Homan square da quando lo scorso mese di febbraio il Guardian ha svelato l’uso della struttura come luogo di detenzione. A proposito di queste vicende, sua moglie ha dichiarato che la sua famiglia è stata “dimenticata” dalla polizia.
- Un giovane, trattenuto per 14 ore nella struttura senza alcuna registrazione pubblica della sua posizione, non aveva ancora compiuto i 18 anni; il tribunale lo ha condannato ai servizi socialmente utili e alla libertà vigilata.
- Un altro uomo, di cui non si parla nei dati divulgati, ha dichiarato di aver lasciato Chicago dopo aver resistito alle pressioni dei poliziotti che volevano convincerlo a diventare un informatore nel corso di diverse occasioni in cui è stato portato a Homan square.
Le rivelazioni non danno un quadro completo delle detenzioni messe in atto dalla polizia a Homan square, di proprietà della città di Chicago dal 1995. I documenti non vanno oltre il 2004 ed escludono le persone che alla fine sono state rilasciate senza accuse. Dopo aver contestato per mesi le inchieste del Guardian, la polizia di Chicago ha reso note informazioni dettagliate solo dopo che il Guardian le ha pretese con un’azione legale. Grandi quantità di dati che documentano la totalità delle detenzioni e degli interrogatori a Homan square continuano a non essere disponibili.
Tuttavia, gli avvocati per i diritti civili che hanno passato in rassegna i risultati dell’azione legale intrapresa dal Guardian hanno condannato la polizia e i politici di Chicago per aver spazzato Homan Square “sotto il tappeto della negazione”. Il dipartimento di polizia di Chicago non ha risposto a una dettagliata lista di richieste di chiarimenti sulla sua documentazione.
“Sono profondamente turbato, ma purtroppo non sorpreso, per la portata estremamente ampia e la natura fondamentalmente razzista della condotta incostituzionale tenuta dalla polizia a Homan square, documentate dalla recente inchiesta del Guardian”, ha dichiarato Flint Taylor, che ha avuto un ruolo di primo piano nel convincere Emanuel a creare un fondo di risarcimento per le vittime delle torture della polizia.
“Speriamo che la classe dirigente politica di Chicago e i suoi principali mezzi di informazione facciano finalmente attenzione e la smetteranno di collaborare all’insabbiamento di questa storia, che il Guardian sta raccontando in modo assolutamente legittimo”.
Dalle retate all’assenza di avvocati
Una delle migliaia di persone di cui si ha notizia tra i documenti di Homan square è R, un uomo di cui il Guardian non svela il nome a causa di possibili rappresaglie. R aveva solo 18 anni l’11 marzo del 2006, quando la sua casa nel South Side di Chicago è stata assaltata da poliziotti in borghese per un sacchetto di marijuana e il vecchio fucile di suo padre che “se ne stava ricoperto di polvere nello scantinato”.
R ricorda di essere stato arrestato assieme al fratello e al padre e di essere stato condotto a Homan square, nel West Side, dove è stato lasciato in una cella da solo per una o due ore, “ammanettato dalla polizia a una piccola sbarra sul muro” senza la possibilità di fare una telefonata o di chiamare un avvocato. Secondo R, la prima volta che la famiglia ha interagito con la polizia è stato quando i tre sono stati liberati dalle manette.
Alla fine, racconta R, suo padre è stato rilasciato senza accuse. Poco dopo, a lui e a suo fratello è stato detto che sarebbero stati trasferiti al quartier generale della polizia, dove sono stati incriminati per possesso di droga. Nessuno dei due ha scontato la pena in carcere per il reato minore.
“Non capivamo perché eravamo stati obbligati ad andare prima a Homan square”, ha riferito R in un’intervista.
Secondo gli avvocati e alcuni ex agenti di polizia, il mancato accesso a un legale dopo l’arresto e prima dell’iscrizione del reato – in particolare nel corso di una qualsiasi forma di interrogatorio e nel caso di persone appartenenti a comunità minoritarie svantaggiate – mettono a rischio i diritti del sospettato.
“A Chicago la polizia non rende disponibile l’accesso agli avvocati proprio quando le persone ne avrebbero più bisogno, ossia durante l’interrogatorio”, afferma Craig Futterman, della facoltà di legge dell’università di Chicago. “La formula Miranda parla proprio di questo: il diritto a un avvocato mentre si è interrogati dalla polizia”.
Perfino quando i sospettati sostengono di aver compreso i loro diritti, “hanno comunque la tendenza ad accusare se stessi” senza la presenza di un avvocato, ha spiegato Lorenzo Davis, un ex investigatore di polizia e avvocato che è stato a capo di un’unità a Homan square.
Nonostante le migliaia di arrestati trattenuti a Homan square, la polizia di Chicago ha offerto solo a tre di essi la possibilità di ricevere la visita di un avvocato tra il 3 settembre 2004 e il 1 luglio 2015. Due di questi casi si sono verificati lo stesso giorno, a gennaio del 2013.
A meno che circa 3.500 persone tenute in custodia abbiano rinunciato al diritto a vedere un avvocato, la rivelazione complica – o addirittura contraddice – quanto dichiarato dalla polizia a marzo: “Chiunque desideri consultarsi con un avvocato non sarà interrogato finché non avrà la possibilità di farlo”.
Ex detenuti a Homan square, avvocati e attivisti intervistati dal Guardian da febbraio a oggi hanno dichiarato che la maggioranza delle persone trattenute a Homan square è nera e ispanica. Poiché la polizia non ha reso noti i dati sulla razza per la maggior parte dei 3.621 casi accertati, il Guardian ha esaminato in modo indipendente la documentazione relativa alle persone arrestate.
Dai documenti esaminati emerge che le persone nere sono più di quattro quinti tra quelle portate a Homan square; il 6,7 per cento circa è ispanico.
Le pressioni esercitate servivano a convincerli a diventare informatori
“Non mi stupisce che quasi l’80 per cento delle persone condotte a Homan square sia nero. Gran parte delle gang presenti a Chicago è composta da neri. Nel 15° distretto del West Side c’erano numerose gang di neri, tutte coinvolte nel traffico di stupefacenti. Molti dei loro clienti erano bianchi… di tanto in tanto si arresta il cliente, ma non troppo spesso”, ha dichiarato Lorenzo Davis, secondo cui la commissione di valutazione della polizia di Chicago l’avrebbe licenziato di recente perché si era rifiutato di ritirare le inchieste su agenti coinvolti in sparatorie illegittime.
Gli arrestati bianchi rappresentano l’8,5 per cento delle persone che la polizia ha identificato a Homan square.
“Quando ero investigatore, di tanto in tanto arrestavo un bianco”, afferma Davis, “e ogni volta gli investigatori bianchi me ne chiedevano esplicitamente spiegazioni”.
Dopo ulteriori domande poste da rappresentanti del Guardian, i legali della polizia di Chicago hanno dichiarato di non poter essere sicuri del fatto che non si siano verificate altre visite da parte degli avvocati – anche se sono stati in grado di documentarne solo tre.
Secondo un’ordinanza emanata dalla polizia di Chicago nel 2012, il personale della polizia avrebbe dovuto inserire “le informazioni relative al visitatore e/o all’avvocato nella sezione intitolata ‘dati interrogatorio/visitatore’”, il che lascerebbe pensare che i dati dovrebbero esserci se a Homan square ci fossero state altre visite da parte degli avvocati. Secondo l’ordinanza, inoltre, “una persona arrestata o detenuta in custodia dovrà essere messa in contatto appena possibile, dopo il suo arrivo nei locali della polizia, con il suo rappresentante legale”.
Il Guardian è riuscito a documentare altri otto casi in cui gli avvocati erano presenti a Homan square. In quattro casi nella documentazione della polizia si fa riferimento a loro come a persone che hanno accompagnato a Homan i loro clienti a costituirsi, una circostanza diversa rispetto alla possibilità per gli avvocati di accedere al deposito dopo aver saputo che i loro clienti si trovano dentro.
In almeno uno di questi casi, un avvocato che ha chiesto di rimanere anonimo per rispettare la riservatezza del suo cliente non è stato ammesso precisamente a Homan square. Altri due avvocati hanno dichiarato nel corso di interviste di essere stati ammessi. “Essendo un avvocato”, afferma Davis, “posso dire senza ombra di dubbio che si tratta di un problema di diritti civili”.
La famiglia di Charles, il compleanno di M e le regole del sindaco Emanuel
Dopo le prime rivelazioni del Guardian su Homan square nel mese di febbraio, la polizia è stata al centro di proteste e di richieste di indagini da parte di politici locali.
Rahm Emanuel, candidato alla rielezione anche in base a un programma di riforma della polizia, non era tra questi. Ha difeso la sua polizia, affermando che a Homan square “abbiamo seguito le regole” e definendo in modo vago l’inchiesta come “non vera”. L’ufficio di Emanuel non ha risposto immediatamente a una richiesta di chiarimento.
La polizia, sostenendo che a Homan square non accadeva niente di scorretto, ha affermato il 1 marzo che il centro ospitava soprattutto unità sotto copertura, un’area aperta al pubblico per il reclamo di proprietà requisite e “diverse stanze regolamentari per gli interrogatori”.
Sedici giorni dopo, Charles Jones è stato condotto in una di quelle “stanze per gli interrogatori” per la seconda volta. Era il 17 marzo, quando gli agenti di polizia – alcuni dal volto coperto – hanno sfondato a calci la porta di casa sua. Un verbale di perquisizione parla di un uomo alto più o meno un metro e sessanta, con la carnagione chiara e le lentiggini – Jones è alto un metro e novanta e ha la pelle scura – ma dopo aver perquisito la casa e aver trovato un’arma da fuoco nel condizionatore, Jones è stato spedito a Homan square.
Quando Jones è arrivato con il suo amico, ricorda che i due sono stati immediatamente portati in due diverse stanze per gli interrogatori. Jones afferma di essere stato ammanettato “a un anello attorno al muro” prima che la polizia cominciasse a fargli domande su “cose di cui non sapevo niente” – armi da fuoco, punti di spaccio conosciuti, spacciatori locali.
Nella stanza per gli interrogatori, a Jones è stato detto che avrebbe potuto fare una telefonata non appena la sua presenza sarebbe stata registrata, ma lui afferma che gli è stato più di una volta negato l’accesso a un avvocato nel lasso di tempo di 6-8 ore che ha trascorso a Homan square.
“A Homan e a Fillmore ti portano solo per avere informazioni”, afferma Jones in un’intervista a casa sua, circondato dai suoi tre figli piccoli e riferendosi alle diverse attività incrociate della struttura. “La polizia probabilmente ritiene di aver bisogno di quelle operazioni sotto copertura perché è l’unico modo per ottenere le informazioni di cui hanno bisogno, invece di fare le cose come si deve – e lavorare sodo”.
“È facile afferrare una persona, buttarla da qualche parte senza cibo, acqua o contatti con il mondo esterno, intimidirla e minacciarla”, dice.
La moglie di Jones, che ha saputo dell’arresto con un sms mentre suo marito era seduto in una vettura della polizia, racconta che i poliziotti l’hanno fatta “correre da una parte all’altra” appena ha cominciato a chiamare “ogni commissariato della città” per trovarlo.
“Com’è possibile che facciano perdere le loro tracce? Non è giusto nei confronti delle famiglie”, afferma Tremaine Jones. “Immaginate di perdere vostro figlio, un vostro familiare, e di non riuscire a trovarlo”.
Tremaine Jones ha detto di non essere riuscita a parlare con suo marito per più di 24 ore, non essendo riuscita a trovare alcuna registrazione pubblica del suo arresto.
“Perciò se avesse voluto chiamare i miei avvocati non sapeva dove mandarli”, fa notare Charles Jones. “Ho questo timore: per qualsiasi reato potrebbe succedere qualsiasi cosa, potrei essere strappato alla mia famiglia, a mia moglie e ai miei figli”.
Jones adesso sta facendo causa alla polizia per un altro incidente collegato a Homan square accaduto a giugno del 2012, quando, racconta, gli agenti “mi hanno incriminato perché mi sono rifiutato di dargli informazioni e collaborare”. Il caso del 2015 è ancora in attesa di giudizio.
Tra i dati di Homan square c’è la storia di M, detenuto per 14 ore nel deposito nel novembre del 2007. È una delle 223 persone per le quali la polizia di Chicago ha reso nota la durata della detenzione a Homan square – persone che la polizia aveva condotto in una stazione del distretto e poi trasferito al centro. Poiché i tentativi di contattarlo non sono andati a buon fine, il Guardian non renderà pubblico il suo nome.
La polizia ha arrestato M il giorno prima che compisse 18 anni. Dai dati resi noti emerge che M è stato trattenuto per “l’emissione di un’ordinanza”. Quando il Guardian ha controllato i dati relativi all’arresto di M, è emerso che l’ordinanza emessa era per possesso illegale di una sostanza controllata: 0,7 grammi di eroina che la polizia gli ha trovato addosso (uno smartphone pesa circa cento grammi).
La polizia continua a dire che “gli arresti compiuti dalla polizia di Chicago vengono sempre registrati, e Homan square non fa eccezione”. Ma nel verbale di arresto pubblico di M non si fa alcun accenno al lasso di tempo trascorso a Homan square. La struttura non è menzionata né con il suo nome né con l’indirizzo. Mentre M si trovava a Homan square, nessuno aveva idea di dove fosse.
Alla fine M è stato dichiarato colpevole. È stato condannato ai lavori socialmente utili ed è stato messo in libertà vigilata.
M non era un grande spacciatore, nonostante la sua detenzione a Homan square sia durata mezza giornata. La polizia ha dichiarato che “a Homan square venivano interrogati arrestati di basso profilo dell’unità narcotici”. Numerose persone che sono state trattenute a Homan square, come Jones, hanno riferito al Guardian che le loro detenzioni al deposito erano del tutto sproporzionate rispetto ai loro presunti crimini – laddove questi fossero stati accertati – ma adatte a esercitare pressioni su di loro perché diventassero informatori.
Uno di loro è Rick Dresmann, un bianco di 50 anni che è scappato da Chicago dopo essere stato portato diverse volte a Homan square. Dresmann temeva che la polizia avrebbe continuato a portarlo in quella struttura finché non avesse accettato di diventare un informatore, e per questo si è trasferito in California.
Dresman, che ha vissuto a Chicago per vent’anni, ricorda che la polizia gli diceva che “la mia vita sarebbe stata molto più semplice se avessi fornito loro informazioni – sarei potuto tornare a casa e fare una bella doccia, e stronzate del genere”.
Fin qui i dati mostrano che la grande maggioranza di queste persone “di basso profilo” detenute a Homan square alla fine è stata incriminata per reati connessi alla droga.
La polizia continua a usare Homan square come struttura di detenzione. Almeno 118 persone sono state portate lì dal 24 febbraio, quando il Guardian ha pubblicato il suo primo articolo sulla struttura. L’ultima detenzione a Homan square confermata dalla polizia è avvenuta il 30 giugno scorso.
Mentre i dati forniti dalla polizia sono incompleti, quelli divulgati fin qui svelano un’intensificazione dell’uso di Homan square durante il mandato del sindaco Rahm Emanuel. Più o meno il 70 per cento delle detenzioni di Homan square ammesse dalla polizia di Chicago fino a oggi si è verificato durante il mandato dell’attuale sindaco.
L’attuale sovrintendente della polizia di Emanuel, Garry McCarthy, ha recentemente partecipato a un incontro sulla violenza e la sorveglianza a Washington, ma la polizia di Chicago non ha dato la possibilità di intervistare McCarthy di persona.
In base alla legge sulla libertà di informazione, il Guardian ha chiesto di conoscere le comunicazioni relative a Homan square intercorse tra la polizia di Chicago e l’ufficio del sindaco.