Targa e bollo per le biciclette. L’idea è del senatore Marco Filippi, capogruppo Pd in commissione Lavori pubblici a Palazzo Madama. Mancava solo la «bici-tax», eccola. Nel suo emendamento alla riforma del codice della strada il senatore propone di inserire questa novità: «Individuare criteri e modalità d’identificazione delle biciclette nel sistema informativo del Dipartimento per i trasporti», «attraverso un’idonea tariffa per i proprietari». In pratica, traducono le associazioni dei ciclisti già in rivolta, un bollo e una targa anche per le biciclette.
Il senatore piddino, assalito su Twitter, si difende spiegando di non essere stato capito: «Per favore leggere tutti, l’emendamento è riferito a cicli adibiti a trasporto di merci o persone per attività commerciali: la sicurezza è la priorità!». Ma la spiegazione non sembra convincere molti, anche perché l’emendamento parla di «biciclette e veicoli a pedali adibiti al trasporto, pubblico e privato, di merci e di persone»: in poche parole tutte le biciclette. Perciò, scrive ad esempio il blog Salvaiciclisti (vedi a fondo pagina) «chiediamo, e non smetteremo di farlo, al senatore Marco Filippi di ritirare il suo emendamento». Se il senatore Pd intendeva altro rispetto a bollo e targa per le bici, forse gli conviene modificare il testo dell’emendamento, troppo ambiguo. Per ora il risultato che ha ottenuto è una pagina personale su Wikipedia, dove l’unica nota biografica presente è questa: «Nel novembre 2015, con un emendamento a un ddl delega, ha proposto di eventualmente tassare le biciclette». Sarà un caso, ma non è la prima volta che il Partito Democratico dimostra una notevole fantasia fiscale.
Questa estate, in pieno incubo da default della Grecia, il deputato del Pd Giampaolo Galli ha pensato che per evitare la Grexit, l’unica soluzione fosse una Grextax, un’imposta per finanziare i debiti di Atene. «Default o exit sarebbero devastazione per loro e per Ue. Non possiamo consentirlo. Occorre una tassa per la Grecia» aveva scritto sui social, prima di essere anche lui crivellato dalle critiche. Ma dalle fervide menti dei parlamentari Pd è uscita anche una tassa sui morti, visto che sui vivi la pressione fiscale invade già ogni campo. Il disegno di legge sulla disciplina delle attività funerarie presentato a prima firma dal senatore democratico Vaccari e controfirmato da mezzo Senato piddino, chiede di introdurre l’Iva al 10% sui servizi funebri, e a questa aggiungere una tassa una tantum di 30 euro (rivalutata ogni anno secondo gli indici Istat) per ogni operazione funebre che il parente del defunto abbia la sventura di chiedere (tumulare il caro estinto, cremarlo…).
Ancora più avanti, però, un piccolo comune della rossa Emilia Romagna, Castelvetro Piacentino, a guida Pd, dove hanno messo direttamente l’Imu anche sulle tombe. Mentre la Camera ha da poco approvato lo ius soli per concedere la cittadinanza italiana ai figli di genitori stranieri residenti in Italia, ai figli di italiani residenti all’estero il Pd ha regalato un’imposta di 300 euro, una tassa (emendamento firmato da Giorgio Tonini del Pd) per vedersi riconosciuta anche la cittadinanza italiana, pur essendo nati da genitori italiani. Alla Camera poi era spuntata ad un certo punta anche una tassa di scopo per i possessori di cani e gatti, «con l’obiettivo di finanziare iniziative contro il randagismo», subito cancellata dopo l’esplosione delle inevitabili proteste contro l’emendamento. Anche quello, per coincidenza, a firma Pd.
di Paolo Bracalini
segnalato da Consuelo
Questo articolo e’ stato originariamente pubblicato da Il Giornale
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Dal sito Salvaiciclisti ripubblichiamo questo articolo:
Senatore, ritiri l’emendamento su targa e bollo per le bici
Ieri abbiamo scoperto – con raccapriccio – che un senatore del Partito democratico, Marco Filippi, aveva presentato un emendamento al disegno di legge di modifica al Codice della strada, ora all’esame della commissione Lavori pubblici del Senato (in cui Filippi è capogruppo del Pd).
L’emendamento 2.13, si legge, prevede se approvato “la definizione, nella classificazione dei veicoli, senza oneri a carico dello Stato e attraverso un’idonea tariffa per i proprietari […] delle biciclette e dei veicoli a pedali adibiti al trasporto, pubblico e privato, di merci e di persone, individuando criteri e modalità d’identificazione delle biciclette stesse nel sistema informativo del Dipartimento per i trasporti, la navigazione, gli affari generali ed il personale”.
Vale a dire, nascosto sotto un ambiguo lessico, bollo e targa per le biciclette: non solo -chissà perché poi- quelle “adibite al trasporto merci” o comunque ad uso commerciale ma, stando alla lettera dell’emendamento, praticamente a ogni bicicletta, qualsiasi sia il suo uso.
Durante tutta la giornata le critiche all’emendamento sono piovute tramite i social, particolarmente su Twitter, dove Filippi ha dato risposte che non hanno convinto tutti coloro che gli chiedevano conto della sua idea abbastanza fuori dal coro delle normative mondiali.
Anzi, ci hanno sconcertato.
Passato il momento della a nostro parere giustissima indignazione per un atto inutile, contrario alla logica e soprattutto in grado di azzoppare per anni la già malferma crescita ciclistica del nostro paese, buon ultimo in Europa insieme alla diversamente problematica Grecia, chiediamo -e non smetteremo di farlo- al senatore Marco Filippi di ritirare l’emendamento 2.13 dal disegno di legge 1638, di modifica del Codice della strada.
MANCAVANO LA TASSA SULLA BICI E L’IMU SULLE TOMBE, PER FORTUNA CI HA PENSATO IL PD
zorrax
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