Uno dei personaggi più controversi della recente storia italiana. Quelle liste trovate a Castiglion Fibocchi, con 1000 nomi, tra cui Berlusconi, per un piano (golpista) di risanamento dell’Italia.
Gelli è mancato nella serata di ieri a Villa Vanda, la sua casa nei pressi di Arezzo. Da tempo gravemente ammalato, nelle settimane scorse era stato ricoverato in una clinica da dove era stato dimesso qualche giorno fa perché ormai in fin di vita.
«Il materassaio», «Belfagor», «Il venerabile» sono alcuni dei soprannomi collezionati da Gelli nel corso della sua lunga vita. Nato a Pistoia il 21 aprile del 1919, imprenditore, Gelli è salito alla ribalta delle cronache per le vicende della Loggia P2. Coinvolto in varie inchieste e finito in carcere in Svizzera e in Francia, il suo nome è stato legato a varie vicende più o meno torbide della prima e della seconda repubblica.
Giovanissimo si arruolò nelle camicie nere per combattere al fianco di Franco nella guerra civile spagnola. Fu fascista, repubblichino e, alla fine del conflitto, partigiano. Dopo la guerra visse per un periodo in Argentina, per poi tornare in Italia e lavorare alla fabbrica di materassi Permaflex.
Il suo nome è però legato allo «scandalo P2», esploso il 17 maggio del 1981 quando i giudici milanesi Colombo e Turone, che indagavano sul crac Sindona, arrivarono alle liste degli appartenenti alla loggia massonica della quale Gelli era Gran Maestro. Mille nomi, tra i quali figuravano politici, giornalisti, militari, alti gradi dei servizi segreti accanto a editori, giornalisti, magistrati e imprenditori. Tra questi i finanzieri Roberto Calvi e Michele Sindona, ma anche Silvio Berlusconi.
Il 22 maggio 1981 scatta il primo ordine di cattura, ma Gelli è irreperibile. Verrà arrestato a Ginevra il 13 settembre 1982. Rinchiuso nel carcere di Champ Dollon, evade il 10 agosto 1983. Il 21 settembre 1987 si costituisce a Ginevra. Torna a Champ Dollon, che lascia il 17 febbraio 1988 estradato in Italia. L’11 aprile ottiene la libertà provvisoria per motivi di salute. Il 16 gennaio 1997 c’è un nuovo ordine di arresto, ma il ministero della Giustizia lo revoca: il reato di procacciamento di notizie riservate non era tra quelli per cui era stata concessa l’estradizione.
Il 22 aprile 1998 la Cassazione conferma la condanna a 12 anni per il Crack del Banco Ambrosiano. Il 4 maggio Gelli è di nuovo irreperibile: la fuga dura più di quattro mesi. Gli vengono concessi i domiciliari, che sconterà a Villa Wanda, la residenza dove è morto e che nell’ottobre 2013 gli venne sequestrata a conclusione di una indagine per un debito col fisco. La villa – nella quale tuttavia continuò a vivere – è rientrata nella sua disponibilità piena nel gennaio scorso per la dichiarata prescrizione dei reati fiscali.
Gelli lascia la seconda moglie Gabriela (la prima Wanda è scomparsa da tempo) e tre figli Raffaello, Maurizio e Maria Rosa, la quarta figlia Maria Grazia è morta nel 1988 in un incidente stradale. I funerali si svolgeranno probabilmente giovedì a Pistoia, mentre la camera ardente dovrebbe essere allestita nella chiesa di Santa Maria delle Grazie ad Arezzo a pochi metri da Villa Wanda.
peter pan
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Beh! tutte o quasi tutte le persone di un certo “peso” hanno nomignoli affibbiati nel corso degli anni. C’è n’è uno qui ad esempio che lo chiamano il bagone…. da piccolo lo chiamavano “il baghino nero”, oggi invece “il bagone sulla brace, a chi piace, piace”….
io invece ho mantenuto il mio originale: Antonio demonio….
tu toccati che non fa mai male.
belfagor
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