Siria: Usa, Russia e Turchia allo stesso tavolo per trovare la “soluzione finale”

A New York si riunisce il Syria Support Group. L’obiettivo è ottenere un coprifuoco per dare tempo a esercito siriano, Mosca e la coalizione guidata dagli States di …

A New York si riunisce il Syria Support Group. L’obiettivo è ottenere un coprifuoco per dare tempo a esercito siriano, Mosca e la coalizione guidata dagli States di lanciare l’offensiva principale ai terroristi dell’Isis

All’indomani dell’adozione unanime al Consiglio di sicurezza dell’Onu di una risoluzione volta a tagliare le fonti di finanziamento dell’Isis, il cosiddetto International Syria Support Group (Issg) si riunisce oggi a New York. L’obiettivo: discutere di una soluzione politica al conflitto in Siria, che il prossimo marzo avrà raggiunto il suo quinto anno.

L’appuntamento, a cui parteciperà anche il ministro italiano degli Esteri Paolo Gentiloni, è nella prima mattinata newyorchese all’Hotel Palace. Poi i diplomatici si trasferiranno nel vicino Palazzo di vetro per cercare – e probabilmente ottenere – il via libera del Consiglio di sicurezza Onu al loro piano. La speranza è ottenere un coprifuoco, raggiunto il quale l’esercito siriano, la Russia e la coalizione guidata dagli Usa possono concentrarsi nella sconfitta dei jihadisti dello Stato islamico.

Il piano è ambizioso e la sua riuscita non è garantita. Anche perché ci sono ancora molti nodi da scioglere: chi monitorerebbe il coprifuoco? Quali sono i gruppi dell’opposizione sirana che farebbero parte del coprifuoco e quali invece verrebbero definiti terroristi? E chi guiderebbe la lotta contro l’Isis e altri gruppi lasciati fuori dal processo di pace?

Il piano vede gli Stati Uniti impegnati in un delicato equilibrio diplomatico con la Russia, da sempre alleata del regime siriano di Bashar al-Assad, e Arabia Saudita, Turchia e Iran. È proprio per spianare le differenze con la Russia che il segratario di Stato John Kerry ha incontrato martedì a Mosca il collega Sergei Levrov e il presidente Vladirm Putin. È in quell’occasione che Washington e il Cremlino hanno deciso di andare avanti con l’incontro odierno a New York. I tentativi di cooperazione tra le due potenze mondiali si verificano tre mesi dopo il faccia a faccia piuttosto teso tra Putin e il presidente americano Barack Obama proprio a New York, a margine dell’annuale Assemblea generale delle Nazioni Unite e durante la quale Mosca iniziò gli attacchi aerei in Siria per colpire i miliziani dello Stato islamico.

Gli Usa sembrano avere accettato dei compromessi. Se la Russia veniva accusata e punita per il suo ruolo nel conflitto ucraino, ora Kerry ringrazia pubblicamente Mosca per il suo ruolo in Siria. Non solo. Washington ha attenutato i toni in merito alla cacciata di Assad.

”Quello che vogliamo enfattizzare”, aveva detto Kerry martedì, ”è che gli Usa e i Paesi partner non puntano a un cambiamento di regime in Siria. Quello che abbiamo detto è che non crediamo che Assad abbia la capacità di guidare da solo il futuro della Siria”.

La posta in gioco, dicono gli osservatori, è alta. L’incontro odierno potrebbe gettare o meno le basi che determineranno se il conflitto siriano è destinato ad essere risolto in tempi relativamente rapidi o se continuerà a trascinarsi a scapito di una popolazione già in ginocchio.

È proprio il destino della popolazione siriana che sta a cuore dell’Italia, per cui la priorità è raggiungere la pace a Damasco e dintorni. Il nostro Paese si presenterà al meeting dell’Issg sostenendo che la pace è la priorità e che il destino del popolo siriano non dipende dall’uscita di Assad. Per l’Italia, la soluzione forse più ragionevole è una transizione che preveda un ruolo per Assad. Perché la priorità non è il destino del presidente siriano ma un accordo per mettere fine al conflitto.

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