Sulla concessione del Lotto è gara a due. Tra indagate per evasione

Il bando sul gioco più famoso d’Italia è conteso da Stanleybet e Igt (ex Lottomatica): entrambe le società hanno guai col fisco. Il 30 marzo l’apertura ufficiale delle …

Il bando sul gioco più famoso d’Italia è conteso da Stanleybet e Igt (ex Lottomatica): entrambe le società hanno guai col fisco. Il 30 marzo l’apertura ufficiale delle buste per il business miliardario

Gong! È cominciato il primo round del match per il Lotto. Non appena la mattina del 17 dicembre è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale europea il bando di gara per il rinnovo della concessione, sul ring sono subito volati ganci, diretti e colpi bassi tra i contendenti: da una parte Lottomatica, che ora si chiama Igt e ha sede a Londra, e che dalla bellezza di 22 anni gestisce in beata solitudine il ricchissimo gioco (6,6 miliardi di euro di raccolta nel 2014, 7,1 quest’anno secondo le ultime previsioni). E che non vuole rinunciare di certo a quello che in Italia resta il suo business più profittevole insieme al Gratta e Vinci. Dall’altra Stanleybet, società di Liverpool, con sede legale a Malta, controllata da un imprenditore fiorentino, il 67enne Giovanni Garrisi. Un’azienda molto aggressiva sul piano giudiziario potendo contare su quella che il ceo (amministratore delegato) John Whittaker ama definire una “poderosa macchina da guerra legale“, via via implementata nel corso di un quindicennio di continue scaramucce con lo Stato italiano, i dirigenti dei Monopoli, gli agenti di Polizia e i militari della Guardia di Finanza.

Non è difficile prevedere che lo scontro andrà avanti per almeno 3 mesi e mezzo, fino alle ore 10,30 del 30 marzo 2016 quando saranno aperte le buste con le offerte dei partecipanti alla disfida incentrata su un’asta con una base di partenza di tutto rispetto: 700 milioni di euro. E probabilmente il combattimento non finirà neppure allora perché, anche questo non è difficile prevederlo, ci saranno inevitabilmente strascichi legali. Dopo una prima, veloce lettura del bando, l’amministratore Whittaker annuncia a Ilfattoquotidiano.it un “attacco a tutto campo sia sul piano amministrativo, al Tar e al Consiglio di Stato, sia su quello penale presso le Procure” contro i contenuti del bando stesso, giudicati “illegittimi” senza tanti giri di parole. Di più: Whittaker partecipa alla gara per vincere, ovviamente, ma anche per far emergere quello che ritiene un fatto gravissimo: “Sul Lotto ci sono le impronte digitali della diffusa illegalità italiana nel settore dei giochi e della colpevole confusione che regna tra chi dovrebbe governare il sistema”.

I due contendenti si affacciano oltretutto alla gara come anatre zoppe, pronte a rinfacciarsi i rispettivi impedimenti. Entrambi si rivolgono allo Stato per ottenere (Stanleybet) o per riavere (Lottomatica-Igt) la concessione (il cui termine questa volta è stato fissato in un arco temporale un po’ più decente rispetto al passato: 9 anni), ma entrambi devono fare i conti con il fisco italiano per evasione fiscale. Quindi da un punto di vista formale e non solo formale entrambi potrebbero essere ritenuti non nel pieno possesso dei requisiti per l’ottenimento di una concessione statale. Che dovrebbe oltretutto garantire allo Stato italiano una delle fonti più cospicue di gettito, considerato che anche nella versione nuovo modello è previsto che il Lotto versi al fisco un aggio del 6 per cento sulle giocate raccolte, circa 400 milioni di euro l’anno.

Come ha scoperto Il Fatto Quotidiano i capi di Lottomatica-Igt, Lorenzo Pellicioli e Marco Sala, sono indagati a Roma per una sospetta evasione collegata alla prima acquisizione internazionale compiuta da Lottomatica quando nell’agosto del 2006 decise di far entrare nella sua orbita una potente società americana dei giochi, Gtech con sede a Providence (Rhode Island). I due alti manager sono sotto inchiesta in seguito a quell’acquisto e alle operazioni infragruppo ad esso collegate negli dal 2006 al 2009 e per le dichiarazioni dei redditi fino al 2013. Pellicioli e Sala, in pratica, sono sospettati di aver scelto in un modo ritenuto illegittimo il sistema fiscale più favorevole dal loro punto di vista. L’azione legale è stata intrapresa nonostante Lottomatica avesse versato due anni fa all’Agenzia delle Entrate quasi 35 milioni di euro di cui 28 relativi proprio alle operazioni infragruppo.

Lo stesso reato viene sostanzialmente imputato a Garrisi di Stanleybet al quale sono state sequestrate nel frattempo due case, una ai Parioli a Roma e una in Sicilia nel golfo di Castellammare, e al quale la Procura di Roma aveva intenzione di sequestrare pure 56 milioni di euro di liquidità. Stanleybet raccoglie scommesse in Italia attraverso 800 punti, i cosiddetti Centri trasmissione dati-Ctd, ma paga l’imposta unica sui giochi a Malta (molto più vantaggiosa di quella italiana), mentre gli azionisti versano l’imposta sui redditi in Inghilterra. Secondo i Monopoli e l’Agenzia delle entrate tutto ciò è irregolare e per questo nel corso degli anni i Ctd Stanley sono stati chiusi e richiusi la bellezza di 3mila volte in totale. Su Garrisi è piovuta nel frattempo pure l’interdizione a operare in Italia. Misura che, stando alla versione Stanleybet, avrebbe impedito alla stessa società di trattare un accordo con il governo, nella persona del sottosegretario Pierpaolo Baretta, per superare l’impasse Ctd. Considerandosi “diversamente legali”, Garrisi e soci hanno sempre ribattuto colpo su colpo fino a portare davanti ai giudici addirittura 300 tra agenti di polizia e guardia di Finanza con l’accusa di aver proceduto illegalmente alla chiusura dei centri scommesse.

Il nuovo fronte d’attacco di Garrisi & C. è il Lotto. Accusa Whittaker: “La gara è stata scritta su misura per Lottomatica soprattutto nella parte in cui impone il monoproviding esclusivo, cioè la riproposizione di una sorta di monopolio. Il governo ha poi inserito nella legge di Stabilità un emendamento che solleva Lottomatica dall’obbligo di restituzione della rete a fine concessione. Questo significa che Stanleybet o qualsiasi altro soggetto parte con lo svantaggio di doversi costruire ex novo una rete o di doverla comprare a caro prezzo dal concorrente Lottomatica”.

di Daniele Martini

Questo articolo è stato originariamente pubblicato dal Fatto Quotidiano

Tag

Partecipa alla discussione