Il 90% dei bond subordinati (60 miliardi) emesso da banche a rischio

Il 2015 si sta per chiudere con 370 obbligazioni subordinate in circolazione per un totale di 60,5 miliardi di euro. La stima, degli analisti indipendenti di Consultique, è …

Il 2015 si sta per chiudere con 370 obbligazioni subordinate in circolazione per un totale di 60,5 miliardi di euro. La stima, degli analisti indipendenti di Consultique, è in linea con l’ultimo numero reso noto da Banca d’Italia – 61 miliardi – risalente al 2013. Allora la quota in mano alle famiglie era pari a 35 miliardi, oltre il 50% quindi, ma non destava particolari preoccupazioni.

Le nuove regole per gli asset includibili nel patrimonio degli istituti di credito e quelle per il salvataggio delle banche hanno modificato radicalmente la situazione. Sino ad arrivare nel caso estremo dei bond subordinati di Banca Marche, Banca Etruria, Cassa di risparmio di Ferrara e Cassa di risparmio di Chieti all’azzeramento del valore, inizialmente pari a 790 milioni di euro, in occasione del procedimento di risoluzione.

Ma, accantonando in questa sede le conseguenze dell’azzeramento, qual è la situazione dei detentori dei bond subordinati ancora in circolazione?

Il 90%, secondo le elaborazioni di Consultique, è stato emesso dalle banche di maggiori dimensioni, un insieme che assomiglia molto alle 15 banche italiane oggetto degli stress test europei (nella foto: la sede della Bce a Francoforte). Non vi è pero uguale omogeneità in termini di rischio percepito dal mercato: coesistono titoli come quello di Intesa Sanpaolo con scadenza 2026 che rende poco più del 3% e quello con scadenza 2025 della Popolare di Vicenza che rende più del 10%.

E la presenza del pubblico retail è ancora discreta.

Consultique ha classificato i bond subordinati anche in base al lotto minimo. Quelli con sottoscrizione minima a 1.000 euro, presumibilmente oggi in mano al pubblico retail, sono oggi circa 160 per un controvalore di circa 15 miliardi di euro, poco meno di un quarto del totale in circolazione.

Realistico pensare che al momento dell’acquisto una gran parte di loro non potesse sapere che dal 2016, in base alla regole del bail-in, si sarebbe trovato tra le categorie di investitori più a rischio.

Come riavviare un discorso di fiducia interrotto ?

Nell’anno che sta per chiudere l’esempio è stato dato da Unicredit che, con motivazioni diverse legate alle nuove regole Eba che escludevano i vecchi titoli subordinati dal calcolo del patrimonio e al calo dei tassi, ha riacquistato dal pubblico retail titoli subordinati per 2,4 miliardi, offrendosi di ricomprarne sino a 3,8.

Oggi, nel nuovo quadro, i singoli emittenti di bond subordinati del sistema bancario italiano, che pure si è fatto carico della maggior parte dei costi relativi alle quattro banche in crisi, potrebbero prendere in considerazione operazioni di riacquisto di questi titoli. Il risparmiatore sarebbe davanti alla scelta di eliminare o meno il rischio, rinunciando paralellamente agli elevati rendimenti del bond subordinato.

Le banche ne soffrirebbero in termini di patrimonio, almeno per le emissioni valide a questo fine, ma toglierebbero dal discorso lo spinoso tema reputazionale della sottoscrizione dei titoli in ignoranza del rischio. (Reuters)

 

 

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