Solo Lazio e Trentino si avvicinano alle percentuali di occupazione del 2007: la ripresa è debole e secondo i numeri dell’indagine ImpresaLavoro-Istat le regioni più penalizzate dalla recessione sono quelle del Sud.
La crisi ha bruciato 656.911 posti di lavoro tra il 2008 e il 2015 e ha colpito soprattutto il Sud e le Isole (-486 mila occupati). Lo rivela una ricerca del Centro studi ImpresaLavoro, realizzata su elaborazione di dati Istat. Al Nord il crollo è stato di 249mila occupati, mentre il Centro (grazie ai 116mila posti di lavoro in più registrati in Lazio) fa segnare un dato in controtendenza, +78mila. Poche regioni italiane hanno oggi livelli occupazionali vicini a quelli fatti segnare prima della crisi.
Ad essere sopra i livelli del 2008 ci sono due regioni: oltre al Lazio, infatti, solo il Trentino Alto Adige ha visto in questi anni aumentare il numero dei propri occupati (+20mila). In termini percentuali ad aver risentito maggiormente della crisi è stata la Calabria, dove sono andati in fumo il 14,83% dei posti di lavoro. A seguire il Molise (-10,52%) e la Sicilia (-10,22%). L’analisi di ImpresaLavoro rivela che l’ultimo anno ha confermato il trend di recupero dell’occupazione iniziato nel 2014. I dati al terzo trimestre 2015 fanno segnare complessivamente un aumento di 154mila occupati su base annua, con una composizione per regione della nuova occupazione che questa volta sembra premiare il Sud del Paese.
“La ripresa in atto è debole e rischia di non tradursi in un sensibile recupero dei posti di lavoro che si sono persi dal 2008 ad oggi”, osserva il presidente del Centro studi ImpesaLavoro, Massimo Blasoni.