L’inviato saudita all’Onu conferma: “Non boicotteremo i colloqui di pace”. Il Kuwait richiama l’ambasciatore in Iran, mentre le opposizioni siriane invitano i paesi arabi a chiudere i rapporti con l’Iran.
Aria sempre più tesa in Medio Oriente dopo la rottura dei rapporti tra Iran e Arabia Saudita, avvenuta all’indomani della condanna a morte delle autorità di Riad per 46 persone, lo scorso 2 gennaio, tra le quali l’imam e leader sciita al Nimr, per l’assalto all’ambasciata saudita a Teheran e il consolato di Meshhal.
Riad continuerà a collaborare in Siria
La decisione dell’Arabia Saudita di rompere le relazioni diplomatiche con l’Iran non dovrebbe avere conseguenze sugli sforzi di pace in Siria e in Yemen. Lo ha assicurato l’inviato saudita alle Nazioni Unite Abdallah al-Mouallimi. “Da parte nostra non dovrebbero esserci conseguenze, perché continueremo a lavorare duro per sostenere gli sforzi di pace in Siria e Yemen”, ha spiegato il rappresentante diplomatico. Riad “parteciperà ai prossimi colloqui sulla Siria e non li boicotterà a causa dell’Iran”, ha assicurato ancora Mouallimi, il quale non ha risparmiato una frecciata a Teheran, aggiungendo che “gli iraniani, anche prima della rottura delle relazioni diplomatiche, non hanno dato un grande sostegno a questi sforzi di pace, non sono stati tanto positivi”, ma hanno invece “assunto posizioni provocatorie e negative…e io non penso che la rottura delle relazioni servirà a dissuaderli dall’avere questi comportamenti”.
A.Saudita: “Iran non ci destabilizzerà”
Il ministro degli Esteri saudita, Adel al Jubeir, ha affermato che il suo paese “non permetterà all’Iran di destabilizzare la regione mediorientale”. Commentando il clima di tensione che si registra tra i due paesi, il capo della diplomazia di Riad ha accusato Teheran di “non rispettare i trattati internazionali” per l’aggressione subita dalla sua ambasciata in Iran. Per al Jubeir “l’Iran non si comporta come un paese normale, nel nostro caso deve rispettare i trattati e le leggi internazionali e gli accordi che salvaguardano i diplomatici”. Non si è fatta attendere la risposta da parte di Teheran, con il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Hussein Jaber al Ansari, che ha accusato i sauditi di “condurre una politica irragionevole con la decisione di rompere i rapporti diplomatici con il nostro paese. Al momento i nostri diplomatici sono ancora in territorio saudita e stiamo lavorando per farli rientrare in patria”.
L’Arabia Saudita ha annunciato l’interruzione dei legami diplomatici e commerciali con l’Iran. Lo scorso 2 gennaio, poco dopo l’esecuzione dello sceicco sciita Nimr al Nimr e di altri 46 condannati a morte dalle autorità di Riad, manifestanti hanno preso d’assalto l’ambasciata saudita a Teheran e il consolato di Meshhal. Le autorità iraniane hanno arrestando 40 partecipanti alle manifestazioni anti-saudite. Le tensioni fra Iran e Arabia Saudita stanno facendo crescere le quotazioni del petrolio dopo i minimi storici raggiunti nel 2015. Secondo quanto emerge dai dati del primo giorno di negoziazioni dei titoli petroliferi del 2016, il prezzo del greggio calcolato sul Texas World Index (Wti) è aumentato dell’1,9 per cento sui mercati asiatici, chiudendo a 37,6 dollari al barile, mentre il prezzo su base Brent si è attestato intorno al 38,12 per cento, con un aumento del 2,3 per cento. Le valutazioni al rialzo sui Future petroliferi, che sulla Borsa di Londra hanno visto rialzi fino al 4,6 per cento.
Kuwait richiama l’ambasciatore in Iran
Dopo Bahrain, Sudan ed Emirati Arabi Uniti anche il Kuwait si è unito all’Arabia Saudita richiamando il proprio ambasciatore in Iran. Lo riferisce l’agenzia di notizie del Kuwait, senza però precisare al momento quali conseguenze questa misura avrà sulle relazioni diplomatiche con la Repubblica islamica. Dopo la decisione saudita di rompere i rapporti diplomatici, anche il Bahrain ha rotto le relazioni mentre il Sudan ha espulso i diplomatici iraniani da Khartum e gli Emirati Arabi Uniti hanno mantenuto solo i rapporti commerciali con Teheran.
Cameron rinvia la visita in Arabia
Sotto pressione affinché rivaluti le relazioni con l’Arabia Saudita, il primo ministro del Regno Unito, David Cameron, ha rinviato il suo viaggio a Riad finalizzato a perfezionare accordi miliardari nel settore della difesa. La visita, secondo il “Financial Times”, era attesa per la fine del 2015 o l’inizio del 2016; ora Downing Street afferma che non è nei programmi, perché il premier è impegnato nella rinegoziazione dei termini dell’appartenenza all’Unione europea. I rapporti tra i due paesi sono stati tesi nei mesi scorsi: a luglio la diplomazia britannica ha contribuito a negoziare l’intesa nucleare con l’Iran, il principale avversario dell’Arabia Saudita; a ottobre il ministero della Giustizia britannico ha rinunciato a un contratto con Riad per la fornitura di servizi formazione per il sistema penitenziario, provocando la reazione dell’ambasciatore saudita a Londra, che ha pubblicato un articolo su “The Telegraph” per criticare l’opposizione politica, guidata dal Labour di Jeremy Corbyn, contro l’accordo. A novembre fonti diplomatiche hanno annunciato incontri ufficiali per allentare la tensione e concludere affari. E’ a rischio, in particolare, l’estensione dell’appalto per gli aerei caccia Typhoon. Londra ha intenzione di mantenere vivo il legame con l’alleato, per la sua importanza commerciale e per le informazioni di intelligence sull’Isis. Il Regno Unito, stando ai dati della Campaign Against the Arms Trade, ha venduto all’Arabia Saudita armi per quattro miliardi di sterline nel periodo 2010-15, sotto il governo di coalizione conservator-liberaldemocratico; tra il 2010 e il 2014 e’ stato il primo fornitore secondo lo Stockholm International Peace Research Institute.
Ferma condanna Onu, ma neanche una riga sulle esecuzioni
Il consiglio di sicurezza dell’Onu ha condannato “nei termini più forti” gli attacchi di dimostranti iraniani contro le sedi diplomatiche saudite ed ha chiesto all’Iran di proteggere il personale diplomatico saudita e le loro proprietà. Il documento, messo a punto dopo ore di negoziati, non menziona l’esecuzione di un leader sciita e di altre 46 persone in Arabia Saudita che ha scatenato l’ira degli sciiti, né la rottura delle relazioni tra Riad e Teheran. Chiede alle parti “di continuare il dialogo e prendere misure per ridurre la tensione”
I ribelli siriani: “Arabi, stop ai rapporti con Teheran”
La Coalizione nazionale delle forze dell’opposizione e della rivoluzione siriana ha chiesto a tutti i Paesi arabi di tagliare i rapporti diplomatici con l’Iran seguendo l’esempio di Riad. È stata l’Arabia Saudita, strenua sostenitrice dell’opposizione siriana a Bashar al-Assad, la prima a rompere i rapporti con Teheran dopo le proteste iraniane per l’esecuzione di 47 detenuti da parte delle autorità saudite, tra cui l’imam sciita Nimr al-Nimr. Affermando di sostenere la decisione di Riad di interrompere i rapporti diplomatici con Teheran, la Coalizione nazionale siriana invita “tutti i Paesi arabi e islamici ad adottare una decisione simile”, criticando quello che ha definito il sostegno iraniano alle milizie in Siria e in Iraq. Teheran è alleata del regime del presidente Bashar al-Assad, le cui forze, sostenute anche dalla Russia, stanno combattendo contro gruppi di ribelli, compresi quelli sostenuti dall’Arabia Saudita.
giaguas
211 commenti
popolarità 318
Nakatomy
9313 commenti
popolarità 1382
Ma questo non viene detto