Rischio di modello imprenditoriale e di redditività, rischio di credito, adeguatezza patrimoniale, governo dei rischi e qualità dei dati liquidità. Queste le 5 priorità per il 2016 indicate dalla vigilanza bancaria della Banca centrale europea.
In una nota, la Bce sottolinea come per ciascuna priorità saranno intraprese diverse iniziative di vigilanza. A livello delle singole banche, potrebbe essere necessario adeguare l’attività di vigilanza al profilo di rischio specifico di ciascun ente creditizio. Il rischio di modello imprenditoriale e di redditività si legge nella nota, è stato considerato il più elevato, seguito da altri aspetti essenziali la cui rilevanza varia fra i paesi dell’area. “Con l’inizio del secondo anno completo di vigilanza bancaria condotta a livello dell’area dell’euro, vogliamo indicare subito con trasparenza gli obiettivi che guideranno il nostro operato”, ha dichiarato Daniele Nouy, presidente del Consiglio di vigilanza della Bce. “Le priorità rappresentano uno strumento essenziale per coordinare le azioni di vigilanza sulle diverse banche in maniera armonizzata e proporzionata, al tempo stesso contribuendo a realizzare condizioni di parità e fornendo sostegno alla crescita”.
Assegnata liquidità per 117 milioni di dollari
La Bce ha assegnato liquidità per 117 milioni di dollari nel corso dell’asta settimanale con durata sette giorni in valuta tenuta in mattinata. Come annunciato dalla Bce, il volume è in forte calo dai 925 milioni di dollari erogati a sorpresa la settimana scorsa con durata 21 giorni. Le richieste sono giunte da una sola banca contro tre la scorsa ottava. La liquidità è stata assegnata al tasso fisso dello 0,85%.
Draghi: “La lezione sulle riforme incompiute”
“L’attuale contesto non giustifica di per sé il rinvio delle riforme”. Lo ribadisce il presidente della Bce, Mario Draghi, in un intervento scritto su Luigi Spaventa del quale ricorrono i tre anni dalla scomparsa, pubblicato su “Il Sole 24 Ore”. “Gli effetti delle riforme strutturali nel breve periodo – argomenta Draghi ripercorrendo le riflessioni di Spaventa sui ritardi dei provvedimenti di riforma – non dipendono soltanto dalla tempistica degli interventi ma anche dal modo in cui vengono attuati, ossia dalla loro credibilità, tipologia e interazione con le misure varate da altri settori. Se ben congegnate rispetto a questi parametri, le riforme strutturali possono di fatto avere un impatto sostanzialmente neutro, se non positivo, sulla domanda di breve termine, persino in condizioni di congiuntura avversa”.
“I vantaggi di breve termine – si legge ancora nell’intervento, che è parte di un volume che esce per i quaderni di ‘Minerva Bancaria’ e che raccoglie gli atti di un convegno in memoria di Spaventa – possono essere amplificati scegliendo attentamente il tipo di riforme. Inoltre, se intervengono in maniera mirata sugli ostacoli che frenano gli investimenti, le riforme dovrebbero produrre effetti ampiamente positivi nel breve periodo, anche al punto minimo del ciclo. Ad esempio è ragionevole attendersi che le misure rivolte ai settori con una cospicua domanda latente, come i servizi professionali o il commercio al dettaglio, stimolino una rapida risposta degli investimenti. Analogamente, interventi che riducono gli obblighi amministrativi a carico delle giovani imprese o che snelliscono le procedure di insolvenza, che accrescono il costo opportunità degli investimenti vincolando capitale per più anni di quanto ipotizzato inizialmente, sono espansivi anche nel breve termine”.