Per il terzo anno di fila la Banca Mondiale ha tagliato le stime di crescita mondiale, colpa delle prospettive in peggioramento soprattutto per le economie emergenti per cui “quest’anno rappresenta il test maggiore dalla crisi globale finanziaria” del 2008.
E’ quanto emerge dal rapporto pubblicato mercoledì 6 gennaio e intitolato “Global Economic Prospects. Spillovers amid weak growth”. In esso l’istituto di Washington prevede per il 2016 un Pil globale in aumento del 2,9%, lo 0,4% in meno rispetto ai calcoli dello scorso giugno ma meglio del 2,4% preliminare del 2015. L’economia dell’Area euro dovrebbe espandersi quest’anno dell’1,7%, lo 0,1% in meno di quanto previsto la scorsa estate ma oltre il +1,5% stimato per il 2015. Negli Stati Uniti è atteso un +2,7% e non più un +2,8% dopo il +2,5% registrato nel 2015. La sforbiciata maggiore tra le principali economie così come classificate dall’istituzione guidata da Jim Yong Kim va alla Russia, il cui Pil nel 2016 si contrarrà dello 0,7%, un peggioramento dell’1,4%.
Tra le economie emergenti invece il taglio più notevole delle stime (del 3,6%) spetta al Brasile, la cui economia è vista contrarsi del 2,5% quest’anno per poi tornare a crescere dell’1,4% nel 2017 (comunque un peggioramento dello 0,6%). Il Pil della Cina è visto salire del 6,7% e non più del 7% previsto a giugno dopo il +6,9% del 2015 e il +7,3% del 2014. Si tratta della crescita al passo più lento dal 1990. E nel 2017 è atteso per Pechino un +6,5%. Da segnalare invece le prospettive più rosee per l’Iran, che grazie al raggiungimento lo scorso luglio di uno storico accordo sul nucleare con le principali potenze mondiali dovrebbe iniziare a godere della rimozione delle sanzioni non appena essa avverrà. A Teheran il Pil è visto salire nel 2016 del 5,8%, il 3,8% in più delle stime della Banca Mondiale di giugno. (Radiocor)