(WSC) MILANO – Nella giornata di ieri (18 novembre 2020, ndr) la redazione del Sole 24 Ore ha votato la sfiducia al direttore Fabio Tamburini. I votanti sono stati 135 su 200 aventi diritto (affluenza del 67,5%).
Si sono espressi contro la fiducia al direttore 97 giornalisti (72,4%), mentre a favore della fiducia 16 giornalisti (11,9%); 19 gli astenuti (14,2%), 2 le schede bianche e 1 scheda nulla.
Il Comitato di redazione de Il Sole 24 Ore
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In serata è arrivato un comunicato dei vice direttori del Sole 24 Ore, appoggiano Tamburini e chiedono di abbassare i toni:
Comunicato dei Vice Direttori
Care colleghe e cari colleghi,
vogliamo esprimere la nostra totale solidarietà e fiducia al direttore Fabio Tamburini con cui continueremo a svolgere il nostro lavoro quotidiano con il consueto spirito di massima collaborazione.
Invitiamo la redazione tutta ad abbassare i toni per ricondurre la dialettica in atto nelle normali dinamiche sindacali, con l’obiettivo di ritrovare il prezioso spirito di comunità che ha sempre caratterizzato Il Sole24 Ore.
Tutti vogliamo che il giornale continui ad essere degno della sua tradizione che ha ancoraggi solidi in momenti fondanti e indimenticabili per tutti.
Abbiamo molto a cuore l’indipendenza del giornale, la sua autorevolezza e il sacrosanto riconoscimento per la qualità del lavoro dei colleghi che ogni giorno ci sforziamo di valorizzare al meglio nella fattura quotidiana del giornale e del sito.
Non possiamo perciò accettare la disinvoltura con cui si è parlato di house organ confindustriale o di bollettino o ancor di più di limiti della decenza superata, affermazioni che portano discredito proprio su ciò che si intende custodire come bene più prezioso.
Non è e non sarà mai questa la cifra del nostro lavoro.
Roberto Bernabò
Jean Marie Del Bo
Alberto Orioli
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La redazione del Sole 24 Ore ha sfiduciato il direttore Fabio Tamburini con un voto via mail, dopo il durissimo botta e risposta dei giorni scorsi sull’ingerenza dell’editore Confindustria sui contenuti del giornale. Su 200 aventi diritto hanno votato in 135 e i contrari al direttore in carica da due anni sono stati 97. In sedici hanno votato in suo favore mentre 19 sono stati gli astenuti, due le schede bianche e una nulla. Una trentina di giornalisti non hanno partecipato al voto contestando con una lettera ai rappresentanti sindacali (il comitato di redazione) la regolarità della procedura, definita “illegittima perché le caratteristiche dei meccanismi del voto non ne garantiscono né la certezza degli esiti, né la segretezza“. Il risultato della votazione sarà pubblicato sul giornale di domani ma non ha conseguenze automatiche visto che il direttore risponde all’editore.
Già a giugno, dopo la mancata pubblicazione di un’intervista a Carlo De Benedetti la redazione aveva chiesto “maggiore rispetto”. Il direttore aveva risposto laconico: “Ho buoni motivi che spiegano la scelta fatta, che oggi rifarei senza alcuna esitazione“.
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La rottura finale con il cdr è arrivata domenica, quando il quotidiano economico ha pubblicato uno speciale di quattro pagine con cinque articoli a firma di alti esponenti di Confindustria. “Si tratta della seconda di due puntate (la prima è di domenica scorsa)”, hanno ricordato i rappresentanti sindacali dei giornalisti in un comunicato pubblicato sul giornale. “In totale, fanno otto pagine e undici articoli firmati dal nostro editore nel giro di pochi giorni. Abbiamo espresso al direttore tutta la nostra contrarietà a un’iniziativa di questo tipo e, più in generale, a quella che consideriamo una deriva pericolosa”, perché “iniziative del genere “rischiano solo di fare aumentare il disincanto dei lettori, giustamente poco interessati alla lettura di un bollettino confindustriale“. La risposta di Tamburini in calce al comunicato è stata: “Chi mi conosce sa che i firmatari del comunicato dovrebbero provare qualche vergogna”.
La Federazione nazionale della stampa ha commentato scrivendo che “non è il Comitato di redazione, al quale va la solidarietà del sindacato dei giornalisti, che dovrebbe provare vergogna. In questa vicenda sono altri che dovrebbero non solo vergognarsi, ma anche porsi anche qualche domanda. Consentire alle proprietà di utilizzare i giornali a proprio piacimento, bypassando le professionalità delle redazioni, fenomeno sempre più diffuso nell’editoria italiana, significa non soltanto abdicare al ruolo assegnato ai direttori, che fino a prova contraria sono ancora giornalisti, ma anche e soprattutto infliggere un colpo mortale all’autonomia e all’indipendenza dei corpi redazionali”.