(WSC) ROMA – Il tabloid controllato dal governo cinese Global Times, spesso visto come organo ufficioso della linea politica di Pechino, ha scritto oggi che è difficile credere che la Cina approvi l’accordo TikTok nella sua forma attuale.
Il giornale ha contestato alcuni dei termini dell’accordo, inclusa la maggioranza 4-1 degli americani nel consiglio di amministrazione della costituenda TikTok Global e il fatto che Oracle possa ispezionare il codice sorgente dell’app.
Attualmente, regnano caos e confusione sull’accordo con la casa madre di TikTok, ByteDance, che afferma che rimarrà proprietaria dell’80% della TikTok Global con sede negli Stati Uniti e Oracle secondo cui invece gli americani avranno il controllo “maggioritario” della nuova entità.
TikTok verso mega IPO globale: Trump sta per approvare offerta Walmart e Oracle
Global Times ha definito l’accordo “ingiusto” e ha accusato Washington di “bullismo” e “logica teppista” (da hooligan, è il termine usato) a causa dei termini specifici del contratto.
Il tabloid cinese ha cambiato completamente tono solo un giorno dopo aver detto di aspettarsi che Pechino approvi un deal considerato “ragionevole”.
Stando ad un’altra fonte di Pechino, la nuova società composta dalle operazioni statunitensi della popolare app video TikTok sarebbe alla fine di proprietà in maggioranza della società madre cinese ByteDance Ltd. ma controllata da un consiglio di amministrazione composto da americani, tra cui come Sequoia Capital e Walmart Inc.
In base all’accordo, che ha ricevuto un okay di massima provvisorio dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, ByteDance non avrebbe problemi a gestire la app con il gigante del software statunitense Oracle Corp. (Larry Ellison, fondatore e maggior azionista, è un trumpiano di ferro) e con il colosso dei supermercati Walmart, ambedue come partner azionari di minoranza in una nuova società chiamata TikTok Global, valutata oltre $60 miliardi.
L’accordo, basato sullo schema del capitale di maggioranza della nuova società controllata da un proprietario cinese e il controllo di gestione tramite CdA nelle mani di dirigenti statunitensi, sarebbe simile – secondo la stessa fonte – ad una situazione inversa utilizzata dalla maggior parte delle società cinesi quotate negli Stati Uniti.