“Attuate oggi stesso la transizione dal modello fossile a quello delle energie pulite e rinnovabili, per evitare all’Italia, all’Europa e al mondo intero gli effetti degli sconvolgimenti climatici: catastrofi naturali, gravi carestie e i conseguenti fenomeni migratori fuori scala. Chiediamo di abbattere del 50% le emissioni di gas serra rispetto all’epoca preindustriale entro il 2030, per raggiungere Zero emissioni nel 2050″. E’ la richiesta che i giovani attivisti dell’ambiente stanno portando avanti in tutto il mondo e che il 15 marzo li porta ad una protesta clamorosa e globale a cui hanno aderito studenti di 98 paesi.
In modo spontaneo si è creato un movimento giovanile di protesta sui temi del clima. A voler cercare radici storiche è una germinazione del ’68 e del pensiero controcorrente di Alexander Langer che nel 1991, quando il tema non era certo d’attualità, scriveva di Cambiare Strada (The Time is now, ed. Chiarelettere), di sviluppo sostenibile, di rallentare (i ritmi di crescita e di sfruttamento), abbassare (i tassi di inquinamento, di produzione, di consumo), attenuare (la nostra pressione verso la biosfera, ogni forma di violenza), che altrimenti le future generazioni avrebbero pagato a caro prezzo.
Dopo i temi della scuola e del governo il cambiamento climatico e le sue conseguenze, l’impatto sull’ambiente e l’uomo delle produzioni industriali, sembra essere il nuovo motore aggregativo delle proteste dei giovani e questa è certamente una novità, se pensiamo che la leader mediatica è Greta Thunberg, una ragazzina svedese di 16 anni che ha deciso di scioperare dalla scuola ogni venerdì. Da agosto 2018, manifesta davanti al Parlamento svedese per chiedere al suo governo un impegno concreto per contrastare l’emergenza climatica e rispettare la soglia limite di 1,5 gradi. Oltre tale soglia, infatti, l’IPCC ha calcolato che scatterebbero meccanismi pericolosi e non reversibili di innalzamento delle temperature, come lo scioglimento del permafrost. Recentemente è andata a parlare in Polonia alla conferenza del clima Cop 24 ed ha inchiodato i politici con un discorso memorabile che si concludeva così: “Non siamo venuti qui per pregare i leader a occuparsi della crisi del clima. Tanto ci avete ignorato in passato e continuerete a ignorarci. Voi non avete più scuse e noi abbiamo poco tempo. Noi siamo qui per farvi sapere che il cambiamento sta arrivando, che vi piaccia o no: il vero potere appartiene al popolo. Grazie”.
Ma non è l’unica. Con lei nelle manifestazioni che si stanno svolgendo in tante città europee da Madrid a Parigi ad Amburgo anche la 22enne tedesca Luisa Neubauer.
Negli ultimi 3 anni in tutto il mondo sono nati movimenti giovanili di protesta, perché “è a noi giovani che state rubando il futuro. E così abbiamo deciso di protestare, anche noi, ogni venerdì, davanti alle sedi delle istituzioni locali e nazionali”. I suoi Fridays For Future sono arrivati anche in Italia e stanno creando settimana dopo settimana nuove adesioni. Il 15 marzo, ‘convocata’ attraverso i social network e la piattaforma change.org è prevista una manifestazione, uno sciopero globale per sensibilizzare sul clima anche nel nostro paese: non partecipano solo i giovani ma è dai giovani che parte la spinta al cambiamento per chiedere 3 anni dopo la firma dell’Accordo di Parigi che le promesse sottoscritte si trasformino in azioni, accelerando nel nostro paese una transizione verso un’Italia senza emissioni di gas serra. (Facebook di FridaysForFuture Italy e fridaysforfuture.it/eventi.). Dice Greta Thunberg “Abbiamo certamente bisogno di speranza. Ma l’unica cosa di cui abbiamo bisogno più della speranza è l’azione. Una volta che iniziamo ad agire, la speranza si diffonde. Quindi, invece di cercare la speranza, cerchiamo l’azione. Allora e solo allora, la speranza arriverà.”.
Per Carlo Petrini, il fondatore di Slow Food “Non siamo parlando di un nuovo movimento ecologista o ambientalista: questa è la politica del futuro rispetto al genere umano. Suona strano constatare come il mondo progressista non intercetti il grido di questi giovani”. In un’intervista a Micromega, Petrini aderisce a Fridays For Future e osserva: “Siamo davanti a un fenomeno storico di grande rilevanza: parliamo di un movimento di proporzioni inimmaginabili che è destinato a lasciare un forte segno sia, appunto, per le dimensioni che per i contenuti unificanti. Molti anni fa, nel 1968, i giovani scelsero di lottare contro l’autoritarismo e al fianco della classe operaia. Questo fenomeno, invece, è partito in maniera autonoma grazie alla testimonianza di una giovane svedese ma ha avuto la capacità di diffondersi repentinamente. È figlio dei nostri tempi e di una comunicazione digitale che amplifica i messaggi e li diffonde”. Giovani che chiedono ai governanti di abbattere del 50 per cento le emissioni di gas serra rispetto all’epoca preindustriale del 2030 e raggiungere poi lo zero di emissioni nel 2050. E reclamano un cambio di passo dell’economia.